“Attraverso la luce” a Belluno, l’esordio della Compagnia degli Zoppi

Luce - LocandinaQuaranta opere di vari artisti esposte ad aprile e maggio a Belluno, nella Casa degli artisti di via Sottocastello, 2/b. Tema: “Attraverso la luce”. È questa la prima uscita pubblica della “Compagnia degli Zoppi”, che prende le mosse da un gruppo promotore, composto da Luigi Gentilini, Romolo Fedon, Graziano Damerini, Claudio Palazzo, Ida Comel, Corrado e Licia Chierzi, Marco Avenia, Cinzia Savazzi, Paolo De Biasio, Ilario Tancon, Elena De Bona, Alessandro Antinarella, Teresa Danieli, Ilaria Scremin, Alberto De Biasio. L’inaugurazione dell’espoeizione si terrà il 12 aprile. Ecco la presentazione dell’esposizione da parte dei promotori.

Info compagniadeglizoppi@gmail.com

 

Non esiste artista disposto a rinunciare all’originalità.

Ogni opera in fondo nasce per essere unica, un po’ come ogni persona desidera che la sua avventura in questo mondo sia un’esperienza irripetibile.

A chi gli osservava che era originale, Gaudì rispondeva: “L’originale consiste nel ritornare all’origine”.

È innegabile che questa esposizione, proprio per il tema prescelto, la luce, sia davvero un viaggio di ritorno alle origini dell’arte.

Andre Derain, l’esuberante pittore di Chatou, scrisse più volte: “la sostanza della pittura è la luce”.

Mettendoci in coda a questo genio del 900 vorremmo aggiungere con osservazione più radicale: “non solo non vi è arte senza luce, ma neppure vita”.

Arte e vita dunque procedono insieme in un rapporto inscindibile e la medesima necessità di rapporto è nell’essenza stessa di questo prezioso elemento: la luce.

La luce non esiste astrattamente intesa, ma essa è sempre in rapporto ad altro, nasce per esser legata a..., forse per servire.

Cezanne intuì perfettamente tale connubio: “la luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un’altra cosa, attraverso il colore...” ed aggiungeva con particolare soddisfazione: “...Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo...”

È questa gioia della scoperta il criterio usato nella selezione delle 40 opere che la nostra esposizione propone, stilisticamente diversissime, ma unite da un comune desiderio di sviluppare un tema che nasconde davvero molteplici stimoli e ci porta in una dimensione che potremmo definire primigenia.

Il capo Apache Geronimo era solito raccontare la sua vita in questo modo:

“io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c’è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c’erano costrizioni.”

Niente costrizioni dunque per gli artisti che hanno deciso di partecipare a questo evento, offrendo al pubblico la loro opera. Solo la domanda elementare ed il desiderio di riscoprire che cosa sia veramente la luce, anche attraverso forme espressive non strettamente figurative come la poesia ed il racconto.

Fu “luce” infatti la prima parola pronunciata da Dio nell’atto di generare il mondo (Gn 1,3) e lo stesso Michelangelo non si lasciò sfuggire questo “dettaglio”, descrivendo in tal modo la sua esperienza di uomo e di artista: “Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio”.

 


La nota dominante. Testimonianza concerto di Marcelo Cesena

Marcelo_Cesena«Nella vita ho sempre desiderato cose grandi, sempre il massimo. Cercavo lo straordinario. Ora lo straordinario è diventato l’ordinario. E anche le piccole cose ti chiamano per andarci al fondo, per capire tutta la loro consistenza. Tutta la realtà è lo straordinario. E tu ci vivi dentro»...

L’Associazione culturale Antonio Rosmini propone l’evento

La nota dominante. Il cuore e il destino

concerto-testimonianza con il pianista brasiliano

Marcelo Cesena

giovedì 20 marzo 2014, ore 21

OnOff Spazio Aperto

via Albania 2bis Padova, ingresso 5 euro (soci Rosmini e OnOff)

info@rosminipadova.it  329-9540695 @rosminipadova

 

L’esperienza di un viaggio ricco di incontri inaspettati che cambiano la vita e il rapporto con la musica. Le sue composizioni, la grande musica – da Chopin a John Williams – per scoprire la bellezza che domina il cuore di ognuno di noi.

«La mia musica è diventata espressione di questo. Sia quando compongo, anche prendendo spunto da cose semplici come il matrimonio di un amico, sia quando suono quella di altri. Chopin, per esempio. Quella musica è mia». Dentro ci sta tutto, la tecnica, il talento. Ci si potrebbe fermare a questo, volendo. Come prima. E invece ora è diverso: «Non lasci indietro nulla di te. Al contrario. È l’esperienza di un di più». Come accade nelle orchestre, seguendo il direttore su volumi, ritmo, quello che ne esce è l’armonia: «Che è più dell’equilibrio. Dentro c’è una pienezza. Una bellezza». E lo capisce ora cos’è quella bellezza che va in giro raccontando nei suoi concerti: «È un regalo di Dio, perché noi possiamo anche solo provare per un istante quello che prova lui a guardare la cosa più grande che abbia creato: il nostro cuore».

Riconosciuto talento nel mondo della musica classica, Marcelo Cesena si è esibito come solista ed in varie formazioni cameristiche in prestigiosi teatri e sale da concerto in Brasile, Italia, Spagna, Bosnia, Francia e Stati Uniti. È stato due volte vincitore del “Concorso Giovani solisti dell’Orchestra Sinfonica” dello Stato di São Paulo; vincitore al primo posto al “Primo Concorso di Musica da Camera” della Facoltà di Santa Marcelina; così come primo posto e migliore esecuzione di Bach alla “Sesta edizione del Concorso della città di Aracatuba”; vincitore del “Concorso Giovani Solisti del decimo Festival della Musica di Londrina” dove ha ottenuto il titolo di “Solista Firestone”.

Vincitore nel 2009 e 2013 del premio “Brasilian International Press Award” per la categoria “Miglior musicista Brasiliano che vive negli Stati Uniti”, ed elogiato per la sua “tecnica formidabilmente perfetta” (Folha de Londrina) e “impressionante interpretazione musicale” (Estado de São Paulo), il pianista Brasiliano, Marcelo Cesena ha conquistato il pubblico di tutto il mondo con la sua abilità artistica unica e con le sue emozionanti interpretazioni della vita attraverso la musica. Il suo talento ha raccolto apprezzamenti da diversi musicisti: Aylton Escobar, direttore d’orchestra e compositore Brasiliano, ha chiamato Cesena “un talento luminoso con un dono di carattere nobile che richiama grande attenzione da tutto il pubblico”. Alexander Korsantia, vincitore del Premio Rubenstein ha detto, “Il suo suonare è estremamente luminoso, aperto a nuovi orizzonti e pieno di colore”.

Marcelo Cesena ha ricevuto la sua educazione musicale al Conservatorio Musicale di Santana, in Brasile; alla Facoltà di Santa Marcelina e alla Facoltà Mozartiana di São Paulo, in Brasile; ha conseguito il Master Degree in Piano Performance presso l’Arizona State University (Arizona, USA) dove ha anche vinto la Regent Scholarship; ad UCLA (University of California Los Angeles) si è formato in composizione musicale per colonne sonore in film, televisione, programmi digitali di intrattenimento.

Nel 2013, Marcelo Cesena ha eseguito oltre 100 concerti negli Stati Uniti, Europa e Sud America e ha ricevuto l’onore di eseguirsi in concerto durante la visita del Santo Padre alla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.  Oltre alla sua carriera discografica, dopo aver pubblicato diversi CD, Marcelo Cesena ha composto colonne sonore per diversi film indipendenti prodotti negli Stati Uniti. Affascinato dalla produzione cinematografica, nel 2010 ha fondato insieme a Ms. Susan Watkins la casa produttrice Lakestar Production. Recentemente ha ricevuto due nomine per il premio -Brazilian International Press Award 2014, nelle categorie: miglior musicista brasiliano che vive negli Stati Uniti e miglior concerto brasiliano in tournée.

 

Visita il sito ufficiale di Marcelo Cesena

Visita la pagina facebook dell’evento.


Parole a confine 2014

manifesto_2014[1]Un esempio di programmazione culturale intelligente in un tempo in cui di fondi per la cultura se ne vedono veramente pochi. Tre comuni dell’Alto Vicentino mettono insieme le forze e propongono un cartellone che va da Antonella Ruggiero al coro delle Mondine di Novi a Giovanni Lindo Ferretti, con un’attenzione particolare alla cultura popolare e senza dimenticare le proposte per i bambini.

È Parole a confine 2014, di cui vi proponiamo il sito internet, la locandina e il pieghevole con le singole manifestazioni.


Incontrando Dante, un ciclo con grandi studiosi a Padova

incontrandodante
Incontrando Dante è un ciclo di incontri sulla Divina Commedia, a cui parteciperanno alcuni tra i più esperti dantisti di fama mondiale.
Tutte le lezioni si terranno presso l'aula CAL2 di Palazzo Maldura il mercoledì dalle 17:30 alle 19:00.Il programma della lecturae Dantis è:- 5 marzo
prof. LUCA AZZETTA , Centro Pio Rajna,
INFERNO X
- 19 marzo
prof. GIULIANO TANTURLI, Università degli Studi di Firenze,
INFERNO XXVI
- 26 marzo
prof.ssa MIRA MOCAN, Università della Svizzera italiana,
PURGATORIO XVI-XVIII
- 2 aprile
prof. DAVIDE CAPPI, Università degli Studi di Padova,
PURGATORIO XX
- 9 aprile
prof. EDOARDO FUMAGALLI, Université de Fribourg
PARADISO XI
- 16 aprile
prof. LINO PERTILE, Harvard University
PARADISO XXXIIIIl ciclo di incontri è organizzato da alcuni studenti di Lettere e Filologia moderna dell'Università di Padova e nasce con il desiderio di conoscere meglio la Commedia. Per questo gli studenti hanno abbiamo di accompagnare ogni lectura con dei saggi critici di riferimento.Se desideri riceverli scrivi a: incontrandodante@gmail.com.Gli incontri del 19, 26 marzo e del 9,16 aprile si svolgeranno in collaborazione con il CIRCOLO FILOLOGICO LINGUISTICO PADOVANO.

La partecipazione all' evento permetterà di ACQUISIRE 3 CREDITI FORMATIVI.

 

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Quelle tenaci primavere arabe

A Padova uno dei grandi conoscitori del mondo arabo, il gesuita Samir Khalil Samir, dialoga con il sociologo Enzo Pace

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Alle primavere arabe del 2011 pare essere succeduto, in molti casi, un rigido inverno. «Questo è il dramma del mondo arabo: una minoranza fanatica e radicale si impone a una maggioranza musulmana, non fanatica, con cui si potrebbe dialogare», afferma senza mezzi termini Samir Khalil Samir, gesuita, islamologo e teologo. Samir è allo stesso tempo convinto, però, che si sia messa in moto una rivoluzione irreversibile nelle menti di strati sempre più ampi delle popolazioni arabe.

L’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini presenta:

QUELLE TENACI PRIMAVERE ARABE

presentazione del volume di Samir Khalil Samir

venerdì 7 marzo, ore 21.00
Centro universitario padovano

via Zabarella, 82 - Padova

introduce

Andrea PIN professore di Diritto pubblico comparato, Università di Padova

relatori

Enzo PACE ordinario di Sociologia, Università di Padova

L’Autore professore di Islamologia, Pontificio Istituto Orientale

Informazioni info@rosminipadova.it

«La democrazia è una parola composta da due parole greche: demos e kratos, che significano “popolo” e “potere”», scrive padre Samir. «Ora, chiedo a tutti: le manifestazioni del popolo egiziano, che hanno raggiunto decine di milioni di cittadini adulti, non rappresentano l’opinione del popolo? Se questa non è la voce della “democrazia”, mi domando dov’è: nelle elezioni sistematicamente arrangiate? Il popolo egiziano ha espresso la sua volontà in modo chiarissimo, scendendo pacificamente per le strade. L’esercito ha sostenuto questa volontà, talvolta in modo imperfetto, nell’intenzione di proteggere il popolo».

«Il nostro desiderio e la nostra speranza», e qui lo studioso parla a nome dei cittadini egiziani», è che l’Occidente aiuti il popolo egiziano, in questo momento difficile, a costituire, pacificamente e legalmente, un governo rappresentativo della maggioranza, senza escludere le voci minoritarie. Sarebbe un passo positivo verso la vera democrazia tanta desiderata!»

Secondo padre Samir oggi inoltre è più che mai necessario un attento lavoro di discernimento nei confronti dell’islam e della modernità. Tale lavoro, iniziato nel 1870 circa, è durato per 60 anni, fino al 1930. Vi sono testi di grandi pensatori, i cui libri erano una volta vietati, e che hanno fatto questi passi.

«Nel mondo islamico attuale, invece», afferma lo studioso, «la gente o si sottomette all’islam dominante, o tace, o fugge in occidente. Noi cristiani abbiamo già sperimentato questo travaglio fra fede e modernità, fede e ragione. Per questo possiamo aiutare i nostri fratelli di fede musulmana, spingendoli in questo lavoro, per aiutare l’islam a rispondere ai bisogni odierni dei loro Paesi». Conciliare il pensiero classico dell’islam con il pensiero moderno è la vera risposta al fanatismo dei terroristi.

Invece, molto mondo occidentale pensa di aiutare il mondo islamico con gli aiuti militari, o i rapporti commerciali che esso intesse con i Paesi del Medio oriente: «Questi rapporti», è il giudizio di Samir, «sono dettati solo dai rispettivi interessi nazionali e non portano ad alcuna evoluzione. C’è invece bisogno di un ripensamento totale dell’Islam per il mondo contemporaneo».

Gesuita, egiziano, Samir Khalil Samir è teologo e islamologo. Insegna a Beirut, Roma e Parigi. È autore di libri tra cui: 101 domande sull’islam (Marietti) e Islam e Occidente. Le sfide della coabitazione (Lindau, 2011). Samir è entrato nell’Ordine dei Gesuiti nel 1955, ad Aix-en-Provence (Francia), e si è impegnato in studi di filosofia, teologia e islamistica. Laureato con una tesi di teologia cattolica orientale e islamica, in seguito istituì in Egitto venti scuole per imparare a leggere e a scrivere ed insegnò quindi per dodici anni nel Pontificio Istituto Orientale a Roma. Nel 1986 si trasferisce nel Libano, allora sconvolto dalla guerra civile, e attualmente insegna nell’Université Saint-Joseph di Beirut, specializzata nello studio della teologia cristiana e dell’islamistica. Nello stesso periodo egli dà vita a Beirut all’istituto di ricerche Cedrac, che approfondisce il retaggio letterario arabo-cristiano nel Vicino Oriente. È anche professore nel Pontificio Istituto Orientale di Roma e nel Centre Sèvres (Facoltà gesuita di teologia e Filosofia) di Parigi. Occupa la stessa funzione nel Maqasid Institute di Beirut. Samir è autore di oltre 40 libri e di più di 500 articoli. È consulente di numerosi uomini di Chiesa e di politici europei e vicino-orientali. I suoi principali campi d’indagine sono l’Oriente cristiano, l’Islam e l’integrazione dei musulmani in Europa, nonché le relazioni fra cristiani e musulmani. Nel luglio del 2006 ha sviluppato un suo piano di pace per il Vicino Oriente.

Laureato in Giurisprudenza e Filosofia, Enzo Pace è professore di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Padova, dove insegna anche Sociologia delle Religioni e Religioni e Società. Inoltre è titolare del modulo “Islam and Human Rights” all’European Master on Human Rights and Democratization. È direttore del Centro interdipartimentale di ricerca e servizi per gli studi interculturali. I suoi interessi di ricerca e di studio sono: i cambiamenti socio-religiosi nelle società complesse, la sociologia comparata delle religioni, i movimenti di tipo fondamentalista e, più recentemente, la sociologia dell’islam e il fenomeno del neo-pentecostalismo. Autore di numerose pubblicazioni, tra le più recenti si ricordano Sociologia dell’islam, Roma, Carocci 2005, Le religioni pentecostali, Roma, Carocci, 2010, Religion as Communication, Farnham, Ashgate, 2011, Vecchi e nuovi dei: la geografia religiosa dell’Italia che cambia, Milano, Paoline, 2012

Scarica la locandina dell’incontro

La scheda del libro sul sito internet della casa editrice Emi.

Quelle tenaci primavere arabe

Autore: Samir Khalil Samir

Anno: 2013

Pagine: 64

Formato: 10,5 x 16,5

Prezzo: 5,00€

Collana: Segni dei tempi

ISBN: 978-88-307-2134-0


L’Associazione Rosmini compie trent’anni

old statutoL’Associazione Rosmini compie trent’anni. Il 22 febbraio 1984 infatti alcuni studenti universitari - Paolo Tranquillini, Damiano Fincato, Michela Zancanaro, Michela Pasqual, Antonio Zotta, Eugenio Andreatta, Fiorella Freguja, Nicola Boscoletto, Vincenzo Contri, Gianfranco Vianello – depositarono presso il notaio Antonio Cassano di Padova l’atto costitutivo e lo statuto dell’associazione (nella foto).

Curiosamente, il giorno prima, il 21 febbraio 1984, vedeva la luce l’attuale presidente dell’Associazione, Samir Suweis: una carica scritta nel destino?

In trent’anni la Rosmini è stata una presenza costante in università e in città. Tra le iniziative più significative ricordiamo l’Happening dei giovani negli anni Ottanta e soprattutto i Convegni sull’attualità di sant’Agostino negli anni Novanta, un patrimonio di intelligenza della realtà che noi stessi dobbiamo ancora riscoprire e che mostra anche in questi giorni tutta la sua attualità in termini di comprensione del tempo presente.

Quindi trent’anni non per celebrare ma per riandare alle radici, e a questo scopo proponiamo un bellissimo passo di una delle ultime lezioni di don Giacomo Tantardini nell’aula magna dell’università, martedì 29 gennaio 2008, in cui riconosciamo anche il compito della nostra associazione.

«Quo vobis adhuc et adhuc ambulare vias difficiles et laboriosas? / A che vi serve camminare ancora e ancora per vie difficili e faticose? / Non est requies, ubi quaeritis eam. / Non c’è riposo dove cercate riposo. / Quaerite quod quaeritis, sed ibi non est, ubi quaeritis. / Cercate pure quello che cercate, ma non è lì dove cercate. / Beatam vitam quaeritis in regione mortis; non est illic. / Cercate la felicità in una terra di morte, ma non è lì. / Quomodo enim beata vita, ubi nec vita? / Come ci può essere la vita felice dove non c’è neppure la vita? / Et descendit... / E [Gesù] venne...». E non condanna questa non vita. Non venne per condannare questa non vita. Agostino, in un brano che abbiamo letto l’anno scorso, dice che quando si descrive il deserto della vita non è per condannare il deserto, ma per ringraziare Colui che gratuitamente si è fatto incontro nel deserto.

Non si può accusare di disperazione chi non crede. Non si può accusare. Si descrive il deserto della vita e tutta la poesia è una descrizione del deserto della vita. Il cristiano descrive il deserto della vita per ringraziare Colui che nel deserto della vita si è fatto gratuitamente a lui presente.

Per ringraziare Colui perché nel presente, nell’istante presente, si fa presente. Altrimenti è anche per il cristiano un lontano che si allontana.

«Et descendit huc ipsa vita nostra / E proprio la vita nostra venne qui / et tulit mortem nostram / e ha preso su di sé la nostra morte / et occidit eam de abundantia vitae suae / e ha ucciso la morte con l’abbondanza della sua vita / et tonuit clamans, / e ha gridato / ut redeamus hinc / perché ritorniamo da qui [da questo deserto, da questa non vita] / ad eum / a Lui, / [dove?] in illud secretum, / in quel luogo segreto [in quel punto segreto che da parte nostra è un nulla perché riceve tutto l’essere dal Creatore. Ad eum in illud secretum: le preposizioni ad e in sono importanti per intuire cosa sia l’interiorità per Agostino] / unde processit ad nos / da dove venne a noi [da quel segreto il Creatore venne a noi] / in ipsum primum virginalem uterum, / nel ventre di una vergine», di una donna di nome Maria. Così il cristianesimo abbraccia tutto quello che il cuore, che l’intimo è, e lo abbraccia rendendolo di nuovo felice, soddisfatto, rendendolo di nuovo con evidenza un nulla amato dal Creatore.

 


Il Brasile incontra il jazz. Musica e gusto verdeoro al Crowne Plaza di Padova

Il Brasile incontra il Jazz! Quattro appuntamenti da non perdere nella cornice dell’Hotel Crowne Plaza di Padova, all’uscita di Padova Ovest.

 

I concerti sono realizzati con il contributo dell'Hotel Crowne Plaza di Padova, la direzione artistica e organizzativa a cura di Enzo e Sara Carpentieri di ZeroZeroJazz Associazione e sono inseriti nel circuito del Padova Jazz Festival.

Con una doppia formula: solo concerto (con drink) oppure cena brasiliana al Ristorante AQuattro dell’Hotel Crowne Plaza con posto riservato per il concerto.

Un incontro che rinnova quanto era già successo subito agli inizi degli anni ’60. Quando un’onda dolce come una carezza invade il mondo del jazz e poi tutto il resto. È la bossa nova che nasce dal grande samba carioca. Figlia di molti padri, fra questi su tutti: Antonio Carlos Jobim. Tom Jobim ci ha lasciato fisicamente l’8 dicembre del 1994 e proprio nel 2014, a vent’anni dalla sua scomparsa, avremo più di qualche occasione per misurare la sua persistente presenza e quella della sua dolce rivoluzione, made in Brasil.

Fra queste BRASIL_JAZZ@CROWNE, a cui toccherà il merito quanto meno di aprire la strada, iniziando la passeggiata in buona compagnia e com muita saudade.

 

Si parte sabato 22 febbraio con Franco Cerri, il caposcuola della moderna chitarra jazz in Italia che si è formato jazzisticamente con il be-bop, cominciando nel 1945 una lunga e feconda carriera, costellata di innumerevoli tappe di assoluto prestigio. Ha suonato a fianco dei più grandi nomi della musica italiana, da Gorni Kramer, a Mina e Carosone, fino a quelli della scena internazionale, significativi gli incontri con personalità di vertice della storia jazzistica, tra cui i chitarristi Django Reinhardt, Jim Hall e Barney Kessel, poi Gerry Mulligan, Chet Baker e Billie Holiday.

La sua carriera è caratterizzata anche da storiche collaborazioni con la televisione, già volto noto sin dagli anni 60 fino alla sua recente apparizione allo scorso festival di Sanremo in compagnia di Simona Molinari.

In “Bossa with Jazz” rivisiterà i brani più famosi della tradizione brasiliana attingendo anche dal suo recente disco, avvalendosi della presenza di Alberto Gurrisi all’organo ed Enzo Carpentieri alla batteria già membri stabili del progetto con quartetto jazz e quartetto d'archi dedicato alla bossanova.

Prima del concerto il maestro Franco Cerri ci racconterà brevemente del suo incontro con la musica brasiliana, in compagnia di Salvatore Solimeno, che sta curando un progetto editoriale di prossima pubblicazione sulla vita di Antonio Carlos Jobim.

 

Venerdì 7 marzo sarà la volta di Irio De Paula con la sua chitarra brasiliana, in Solo.

Un concerto imperdibile, dove il musicista carioca alternerà composizioni originali alle melodie della tradizione brasileira che hanno segnato il percorso di un grande artista.

De Paula è nato musicista, ha preso in mano la chitarra di papà quand’era un bambino: da allora lui e quello strumento sono una cosa sola.

Quando si ascoltano i virtuosismi di De Paula mentre esegue classici carioca e li ripropone in chiave samba jazz con arrangiamenti fantastici non si può non rimanere incantati.

Ha registrato oltre cinquanta album, ma è anche un session man richiestissimo, come quando fu chiamato da Chico Buarque de Hollanda per un disco con arrangiamenti di Ennio Morricone. Ha lavorato con molti grandi, da Gato Barbieri a Chet Baker, da Tal Farlow ad Archie Shepp.

 

Sabato 29 marzo toccherà al quartetto della cantante Rosàlia De Souza, nata a Rio De Janeiro nel quartiere di Nilopolis, famoso per la scuola di samba Beija-Flor.

Fascino e magia, sensualità e misticismo, queste alcune sensazioni emanate dai lavori dell’artista brasiliana più conosciuta e acclamata in Italia.

A metà degli anni ’90, la De Souza incontra il dee-jay e produttore Nicola Conte con il quale collaborerà in alcuni progetti per poi esibirsi al “Brazil Festival” al Barbican Centre di Londra e al festival Jazz di Montreux, per citare i più prestigiosi.

In Italia ricordiamo la sua partecipazione alla trasmissione di Chiambretti,  a “Natale di Rai 2” duettando con Jarabe de Palo e cantando D'Improvviso con l'orchestra della Rai, sempre per la Rai  viene invitata   a Napoli per il concerto dell'Epifania dove canta O Que Será di Chico Buarque con la direzione del maestro Renato Serio.

Le atmosfere dei suoi concerti rievocano luoghi e sapori della musica brasiliana del passato con particolare riferimento agli anni ‘60.

Le sue interpretazioni dei brani più conosciuti e classici sono immerse in emozioni lontane, ricordi che lei stessa definisce come la ragione del suo cantare.

Il quartetto della De Souza è così composto:  Rosàlia De Souza, voce - Alfonso Deidda, piano - Edu Hebling, basso elettrico e contrabbasso - Roberto Rossi, batteria e percussioni.

 

Sabato 12 aprile concluderà la rassegna il duo di Barbara Casini alla voce e chitarra e Alessandro Lanzoni al pianoforte, appena eletto miglior nuovo talento nel Top Jazz 2013. Diversamente dai suoi ultimi lavori, che avevano una veste monografica, questa volta la cantante fiorentina ha riunito un repertorio che vuole essere un'ampia panoramica sulla canzone d'autore brasiliana. Dopo l'uscita del suo libro "SE TUTTO È MUSICA – pensieri e parole dei compositori brasiliani" Barbara Casini percorre le tappe del suo racconto musicale interpretando i brani degli autori che ha incontrato e con i quali ha cercato di penetrare l'affascinante meccanismo della composizione.

In questo lavoro ha voluto al suo fianco un giovanissimo musicista estremamente talentuoso che riesce ad immedesimarsi nel linguaggio proprio di questa musica e al tempo stesso ad elaborarlo con grande originalità.

 

 

CALENDARIO CONCERTI e INFO

 

sabato 22 febbraio 2014

FRANCO CERRI “BOSSA with JAZZ”

ore 21:30 conversazione con l'artista a cura di Salvatore Solimeno

ore 22:00 concerto

Franco Cerri chitarra

Alberto Gurrisi organo

Enzo Carpentieri batteria

 

venerdì 7 marzo 2014

IRIO DE PAULA

ore 21:30 conversazione con l'artista a cura di Salvatore Solimeno

ore 22:00 concerto

chitarra brasiliana

 

sabato 29 marzo 2014

ROSALIA DE SOUZA

ore 21:30 conversazione con l'artista a cura di Salvatore Solimeno

ore 22:00 concerto

Rosàlia De Souza, voce

Alfonso Deidda, piano

Edu Hebling, basso elettrico e contrabbasso

Roberto Rossi, batteria e percussioni

 

sabato 12 aprile 2014

BARBARA CASINI & ALESSANDRO LANZONI

ore 21:30 conversazione con l'artista a cura di Salvatore Solimeno e presentazione libro a cura di Juliano Peruzy

ore 22:00 concerto

Barbara Casini - voce e chitarra

Alessandro Lanzoni – pianoforte

 

Luogo eventi: Crowne Plaza Padova - Via Po 197, Padova

Orari:

Ore 20:00 cena brasiliana al Ristorante AQuattro – Hotel Crowne Plaza

Ore 21:30 conversazione con l'artista a cura di Salvatore Solimeno, presentazione libro il 12 aprile a cura di Juliano Peruzy

Ore 22:00 concerto

 

Prezzi:

  • € 30 cena al Ristorante AQuattro + concerto
  • € 15 drink + concerto

 

info e prenotazioni

Call center +39 049 86 56 511 email info@cppadova.it .

Si consiglia la prenotazione

 


Bernardo Colombo, sant’Agostino e l’umanità di Cristo

060516 Colombo (43)Il Dipartimento di Scienze statistiche ricorda Bernardo Colombo, figura preminente nella storia della statistica a Padova, con la presentazione di un volume di scritti scelti e con alcuni interventi che delineano il suo contributo scientifico in alcuni dei settori di ricerca che hanno connotato la sua figura. All’annuncio del convegno, aggiungiamo anche l’introduzione da lui tenuta per la nostra Associazione il 16 maggio 2006 nell’aula magna del Bo a Padova a un incontro nel quadro dei convegni sull’attualità di sant’Agostino (vedi foto), e il commento di don Giacomo Tantardini, che lo ringrazia di cuore «per il modo umanissimo con cui ha accennato all’umanità del Signore, di Gesù» e «per gli accenni al rapporto tra carità e verità».

Bernardo Colombo (1919-2012) è una figura preminente nella storia della statistica a Padova. A lui si deve l’istituzione della Facoltà di Scienze statistiche nel 1968. Il percorso scientifico di Bernardo Colombo si è svolto in un lunghissimo periodo, spaziando in diversi ambiti, dalla statistica all’organizzazione del sistema scolastico, dalle statistiche ufficiali alla demografia – specie con gli studi su nuzialità, fecondità, abortività – dalle politiche di popolazione alla biometria del ciclo femminile. Al rigore scientifico e metodologico univa la capacità di alimentare rapporti intensi con giovani studenti, ricercatori, colleghi di lavoro nella conduzione di collaborazioni nazionali e internazionali.

 

Dove: Archivio Antico - Palazzo Bo - via VIII Febbraio, 2 - Padova
Quando: 21 febbraio 2014 - ore 16
Approfondimenti: sito web

Scarica la locandina e il pieghevole del convegno.

Convegni sull’attualità di sant’Agostino a.a. 2005-2006

LE PAGINE PIÙ BELLE DI SANT’AGOSTINO

martedì 16 maggio 2006, aula E - palazzo del Bo, Padova

(estratto)

 

 

Bernardo Colombo

 

Grazie. Grazie per l’invito, anche se, quando mi è stato rivolto, mi sono sentito totalmente inadeguato a fargli onore. Ho ammirato la competenza, le riflessioni di quelli che mi hanno preceduto in questo posto: il filosofo, il rettore, il giurista, il procuratore. Sant’Agostino è molto lontano dal mio campo di studio, perciò lì non l’ho incontrato. I miei contatti risalgono addirittura al liceo classico, non in filosofia, perché mi hanno avviato alla filosofia con due dialoghi di Platone, con l’Introduzione alla filosofia di Maritain, con la Secunda secundae di san Tommaso e con Giambattista Vico. Ho incontrato sant’Agostino nel terzo anno del liceo classico, nella prosa latina cristiana. Però c’era veramente poco, il docente aveva scelto pagine di vari autori: Tertulliano, san Cipriano e sant’Agostino, capitolo VIII, semplicemente l’incontro con Simpliciano. Dopo il liceo ho avuto anche le Confessioni, il libro, in italiano, me lo sono tenuto: era nella mia libreria, accanto a una storia della vita di san Bernardo. Quest’ultima l’ho letta, ma le Confessioni solo a spizzico, per cui ho pensato, nel mio intervento, di prendere una posizione del tutto diversa, cioè di dire che cosa ho ricevuto dalle lezioni sue e da sant’Agostino, come uno dell’uditorio. Naturalmente io non rappresento l’uditorio, con ogni probabilità sono la persona più anziana in sala, quindi sono un tipo anomalo; non rappresento l’uditorio eccetto forse semplicemente per dire “grazie”, a  nome di tutti.

Ognuno ha ricevuto qualcosa, l’ha conglobato con la sua esperienza, con le sue riflessioni. Anche io ho rimuginato su certi punti che ho colto, non cerco di fare un collegamento tra le varie lezioni e non so – non ricordo bene - neanche quando è stato toccato ciò di cui parlo. Ne prendo due, ha sottolineato due termini: la dilectio e la delectatio, il loro significato. Io mi sono ricordato, a questo proposito,  di una lezione che ho ricevuto più di sessant’anni fa. Ero ufficiale, in tempo di guerra, a Palermo. La caserma in villa Bonanno era vicina alla cattedrale, accanto c’erano dei locali dove si ritrovavano i giovani della Fuci. Io frequentavo l’ambiente durante i permessi serali, andavo a giocare a ping pong. Però c’erano anche discorsi impegnativi e ricordo una lezione dell’assistente ecclesiastico della Fuci che mi ha fatto capire che l’atto di fede richiede testa e insieme cuore. È un’operazione di intelletto e di volontà. Andiamo oltre le cinque vie di san Tommaso, è come una disposizione d’animo. Lei ha sottolineato anche l’osservazione “come è bello”. Ricordo un altro episodio. In una commissione in cui ho lavorato c’era un canonico, Pierre deLocque, della diocesi di Malines - o di Mechelen, come si voglia dire –, lavoravamo insieme credo al collegio latino-americano, a Roma. Un giorno, scendendo le scale insieme, gli faccio un’osservazione da demografo - tenendo conto di cose che constato in demografia -, cioè che l’uomo cerca di campare il più possibile. Io gli dico: «Ma come mai cerca di campare il più possibile, quando di là c’è il paradiso?» La sua risposta: «Ma il paradiso è già cominciato qua!». Questa risposta mi ha abituato a cercare di vedere il bello nel mondo. Giorni fa ho letto una invocazione di Tommaso da Kempis, che dice «O veritas, Deus fac me unum tecum in charitate perpetua». Dio, verità, uniscimi a te in perenne amore. Oltre dice anche, sempre Tommaso da Kempis, per chi si avvicina alla Scrittura, di non parlare a sapienze esegetiche, ma «amor purae veritatis te trahat». Ti attiri l’amore della pura verità. Accosto a queste osservazioni di Tommaso da Kempis un’affermazione di Tommaso d’Aquino che dice «colui che rende più certa la verità, accresce la carità». È bello menzionare questa endiadi verità-carità qui dentro, in un’aula intitolata a Galileo Galilei. È una bella fortuna di cui godo – se ne parlava fuori -, di essere membro della Pontificia Accademia delle Scienze, perché lì mi capita di sentire delle cose straordinarie: il fisico premio Nobel che dice di riuscire a vedere i movimenti di particelle sub-atomiche in un tempo pari a un secondo diviso mille miliardi. Queste cose si sentono, oppure il biologo che dice che in Islanda, in un laghetto glaciale – parlava della possibilità dei batteri di vivere in condizioni estreme –, è stata trovata una popolazione di batteri che vivono, e sopra il laghetto ci sono cento metri di ghiaccio. Sentendo queste cose, se guardo una foglia e dentro ci sono queste realtà, mi viene da adorare la grandezza del Signore. Poche settimane fa ho sentito a Venezia un premio Nobel biologo, anch’egli membro della Pontificia Accademia, specialista in biologia cellulare, che mostrava la limitatezza, secondo lui, della spiegazione che dà il darwinismo sull’evoluzione attraverso la selezione. Non lo ho seguito perché ho capito che ragionava in termini probabilistici. Ma non l’ho seguito perché si faceva mal seguire, pasticciava coi lucidi, usava caratteri troppo piccoli, da lontano non si capiva bene. Ha riconosciuto che, per quel che riguarda questa tecnologia, è rimasto all’età della pietra, però è venuto fuori con delle osservazioni che oggi hanno una certa diffusione in alcuni ambienti, cioè l’insufficienza della spiegazione fornita da Darwin e pensano invece ad una superiore intelligenza, una grande intelligenza che ordina tutto il creato. Dopo di che c’è padre Coi - che ha ricevuto qui la laurea ad honorem – che dice «attenzione, questa non è scienza, è un’altra cosa». Ecco come si lega alla discussione del giorno quello che ci ha detto.

Vengo a un altro punto. Ho letto – io non sono esperto – che nei secoli IV e V c’era una grande discussione con orientamenti vari circa la natura umana e divina del Cristo, e ho preso atto dell’affermazione di Agostino. In parte dice questo: si è fatto uomo per poter essere conosciuto. La grandezza di Dio direttamente non può essere percepita dal nostro intelletto, ci abbaglia, e invece il Verbo incarnato è un velo che, nello stesso tempo, educa e aiuta a capire.

Cito anche qui un episodio, spero di non scandalizzare nessuno qui dentro come ho scandalizzato due suore. Ero unito a un gruppo di Marzio, mio cugino: organizzava i pellegrinaggi in terra santa, andavamo in pullman nei vari luoghi. Quelli di Marzio i canti sacri proprio li cantavano bene, c’era un uomo che era una cannonata per guidare. Siamo a Nazareth, camminiamo in giro, su queste colline spoglie, e io butto là una battuta: «Chissà se Gesù da ragazzo andava qui intorno in cerca di funghi». Ho visto subito le occhiate delle due suore, come se avessi detto qualcosa di irriverente. Eppure il vangelo di Giovanni ce lo dice: «Il Verbo si è fatto carne, è venuto a stare in mezzo a noi». Da uomo a uomo. Per l’uomo della strada era il figlio di un falegname. In un momento chiave, per convincere i discepoli che è risorto in carne ed ossa, si mette a mangiare un pesce arrostito, abbiamo sentito poche settimane fa.

Ecco il significato dell’uomo-Dio. Però andiamo anche oltre e cerchiamo di vedere come lui reagisce di fronte alla debolezza degli uomini che vede, da uomo a uomo. È amareggiato dall’avidità di denaro di quello che l’ha tradito. È deluso dalla pusillanimità di quello che aveva cominciato a menar le mani nell’orto e che poi, vista la mal parata nella casa del sommo sacerdote, lo abbandona. Tace invece di fronte alla cattiveria di chi lo prende in giro, mettendogli un mantello addosso e una corona in testa, non solo, ma di spine, per fargli male, e lo schiaffeggia. Tace di fronte all’astuta falsità di chi insinua a Pilato che se non consegna quell’uomo si renderà inviso a Cesare. Tace di fronte all’insensibilità di quelli che, ai piedi di tre morenti, si mettono a dividersi le vesti e a giocarsele, anche la tunica. Ha conosciuto le nostre debolezze. Leggendo un libretto di mio fratello,[1] Psicologia dell’amore di Gesù Cristo, ho visto più da vicino l’umanità di Cristo, la sua interiorità come persona umana. Ci vede, mio fratello, amore filiale per il Padre, la confidenza del Padre, la fiducia di essere esaudito, la gioia per i suoi disegni di salvezza, l’ubbidienza, fino alla morte, amore fraterno verso il prossimo, amore che deriva dal Padre e che porta al Padre. Condivide il dolore di un padre e di una madre per la malattia o la morte di un figlio, piange per la morte di un amico, soffre, pensando alla prevista rovina della città e della nazione. Se andiamo sul Calvario, lo vediamo grato verso uno sconosciuto che riconosce la sua bontà, e lo vediamo, morente, pensare alla madre che lascia, al suo dolore, alla madre che lui affida al discepolo prediletto. Io trovo in questa attenzione alla madre un gesto umanissimo. Ho finito.

 

Don Giacomo Tantardini

 

Io la ringrazio di cuore, professore, per il modo umanissimo con cui ha accennato all’umanità del Signore, di Gesù. La ringrazio anche per gli accenni al rapporto tra carità e verità. Agostino dice che vince sempre la verità, ma la vittoria della verità è la carità. Mi permetto di dire una frase di suo fratello, sua eccellenza monsignor Carlo Colombo, che don Giussani ha ripetuto tante volte a noi, a me in particolare. Nel momento della contestazione, monsignor Colombo diceva a don Giussani: «Guarda che alla fine vincerà la tradizione della Chiesa». Alla fine la tradizione prevale. Alla fine, magari dopo anni e anni di contestazione, o magari dopo anni, forse più pericolosi della contestazione diretta, di snaturamento, per usare un’espressione della Humani Generis di Pio XII, di alcuni contenuti cristiani. Possiamo dire che alla fine prevale l’umanità di Gesù Cristo, il suo rivelarsi. Si è fatto uomo perché lo si potesse riconoscere. Anche il più piccolo, anche i più poveretti come siamo noi lo possiamo riconoscere.

Poi, se mi permette, vorrei ricordare ancora una cosa di sua eccellenza di monsignor Carlo Colombo, che più volte il cardinale Hamer mi ricordava. Quando durante il concilio c’era il dibattito sulla libertà religiosa, le posizioni all’inizio in assemblea e nelle varie commissioni erano lontane. La minoranza era contraria ad utilizzare questo termine, che poi il concilio utilizzerà in maniera molto precisa. Una forte minoranza era contraria all’uso stesso dell’espressione “libertà religiosa” come diritto fondamentale della persona. Questa opposizione si è sciolta quando monsignor Colombo, a nome del Santo Padre, ha fatto un discorso in assemblea sul fatto che la fede cristiana è grazia, sulla soprannaturalità della fede cristiana. Se nasce dalla grazia, non si può imporre. Se nasce dalla grazia, la fede cristiana può solo incontrare la libertà. Su questa insistenza di monsignor Colombo sulla soprannaturalità della fede, e quindi sul fatto che la fede è grazia, anche il decreto sulla libertà religiosa ha ottenuto all’ultima votazione il consenso quasi totale dei padri. Se non sbaglio solo quindici padri hanno votato contro il decreto. Questi sono due fatti relativi a monsignor Colombo, che è stato mio preside a Venegono, anche se io non ho mai avuto la fortuna di averlo come professore perché era impegnato a Roma e anche nelle vicende dell’Università cattolica. Grazie di cuore.

(...)



[1] Carlo Colombo (Olginate, 13 aprile 1909 – Milano, 11 febbraio 1991) è stato un vescovo cattolico e teologo italiano. Nel 1938 divenne professore di teologia dogmatica speciale nella Pontificia Facoltà teologica di Milano con sede a Venegono.


Io voglio educare - incontri per genitori e docenti

140227-organizzatori[1]

I tragici recenti fatti di cronaca ci addolorano tutti. Tanti altri drammi che coinvolgono adolescenti, molti evidenziati con grande rilievo sui media, altri che non conosciamo. Ci vengono proposte analisi approfondite sulla solitudine dei giovani, la loro fragilità, il mondo virtuale in cui si sono rifugiati e il pericolo dei social network.

Forse però in questa situazione il primo passo lo dobbiamo fare noi adulti. E non con commenti, rimproveri, regole, divieti, ricette di esperti. Ma accorgendoci che i giovani (i figli, gli alunni) ci sono, fare loro attenzione perché esistono e sono un “bene” così come sono. Dobbiamo torniamo ad essere adulti, non avere paura di esserlo, non avere paura di educare. Per questo motivo l’Associazione genitori Romano Bruni ha ideato un ciclo di incontri per genitori e docenti con testimoni di eccezione che ci dicono che educare è possibile.

Io voglio educare

ciclo di incontri per genitori e docenti

giovedì 27 febbraio ore 21.00

Teatro comunale “Quirino de Giorgio”, Vigonza Educare nell’era di Facebook

con Jonah Lynch, autore del libro Il profumo dei limoni. Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook

 

venerdì 21 marzo ore 21.00

Palasport di Vigonza, via Paolo VI, 16

Figli! O del vantaggio di essere genitori con Luigi Campagner, psicoanalista e autore del libro Figli! o Del vantaggio di essere genitori

Rosario Mazzeo, rettore dell’Istituto L’Aurora Bachelet di Cernusco sul Naviglio (MI)

 

venerdì 11 aprile ore 21.00

Teatro comunale “Quirino de Giorgio”, Vigonza La famiglia: traguardo o punto di partenza? con Gemma Capra autrice del libro Mio marito, il commissario Calabresi. Il diario segreto della moglie, dopo 17 anni di silenzio

 

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Ingresso gratuito. Info associazionegenitori@istitutobruni.com sito web www.istitutobruni.com facebook https://www.facebook.com/iovoglioeducare

 

Il ciclo di incontri è organizzato dall’Associazione genitori Romani Bruni in collaborazione con le Scuole Romano Bruni, il Nido integrato San Gaetano, Dieffe e con il contributo del Comune di Vigonza.

don-jonah-lynch[1]Il relatore del primo incontro, Jonah Lynch (1978) è sacerdote dal 2006. Dopo essersi laureato in Astrofisica alla McGill University a Montreal, è entrato in seminario. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Lateranense, e ha ottenuto un Masters in Education presso la George Washington University. Ora vive a Roma ed è vicerettore del seminario della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.


Un nuovo canale Youtube per l’Associazione Rosmini

hqdefault[1]Un canale Youtube per raccogliere gli interventi più significativi e gli incontri più importanti dell’Associazione Rosmini. All’interno del canale trovate convegni, segnalazioni di altre istituzioni culturali (dall’Aic al Meeting di Rimini), le playlist dedicate ai Convegni sull’attualità di sant’Agostino, per undici anni organizzate dalla Rosmini con don Giacomo Tantardini (nella foto), e a Massimo Borghesi, filosofo al quale è riservata una sezione del nostro sito internet.

 

Clicca qui http://www.youtube.com/user/RosminiPadova