Terra Santa, tutte le immagini dell'incontro
Ecco alcune immagini dell’incontro di giovedì 22 maggio 2014 nella sala dello Studio teologico della Basilica del Santo sul tema “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici”, con Dan Bahat archeologo e docente all’Università di Toronto, il suo collega dello Studium Biblicum Franciscanum padre Eugenio Alliata ofm, con l’esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale don Filippo Belli in qualità di moderatore. Incontro, come si vede molto sentito e con notevole partecipazione di pubblico.
La chiave nascosta (dietro le dolci melodie)
L’associazione culturale Antonio Rosmini è lieta di segnalare l’iniziativa del Gruppo studentesco Musicaviva.
LA CHIAVE NASCOSTA
Concerto del Trio Waldhorn
mercoledì 28 maggio, ore 21.00
Circolo Ufficiali - Palazzo Zacco, Prato della Valle Padova
Michele Torresetti violino
Gabriele Falcioni corno
Alessandra Gentile pianoforte
PROGRAMMA
Johannes Brahms
Scherzo in do minore per violino e pianoforte dalla sonata F.A.E., WoO 2 (1853)
Scherzo - Allegro. Trio - Più Moderato
Claude Debussy
Sonata n. 3 in sol minore per violino e pianoforte, L 148 (1916-17)
Allegro vivo
Intermède - Fantasque et léger (capriccioso e blando)
Finale - Très animé (molto animato)
Robert Schumann
Adagio e Allegro per corno e pianoforte, op. 70 (1849)
Adagio - Langsam, mit innigem Ausdruck (Lento, con intima espressività)
Allegro - Rasch und feurig (rapido e con fuoco). Etwas ruhigert (Un po’ più tranquillo).
Intervallo
Johannes Brahms
Trio in mi bemolle maggiore
per violino, corno e pianoforte, op. 40 (1865)
Andante
Scherzo - Allegro. Trio - Molto meno allegro
Adagio mesto
Finale - Allegro con brio
La pagina Facebook dell’evento
L’iniziativa è finznaziata con il contributo dell’Universitò di Padova sui fondi della legge 3.8.1985 n. 429 sulle iniziative culturali e riscreative degli studenti.
Michele Torresetti nel 2003 si diploma al conservatorio “F. E. dall’Abaco” di Verona, sotto la guida di Walter Daga con lode e menzione d’onore e nel 2007 si laurea al conservatorio di Milano “G. Verdi” nel biennio con la massima votazione. Nel 2009-2010 ha frequentato l’Accademia Violinistica con D. Bogdanovich a Chioggia e nel 2013 il corso di post-formazione presso la sede universitaria del Conservatorio della Svizzera Italiana con K. Sahatci. Ha seguito corsi e master con R. Honeck, G. Franzetti, F. Fiore, M. Rizzi, F. Manara, Z. Brohn, S. Pagliani. È risultato vincitore e premiato in numerosi concorsi nazionali ed internazionali “Premio Filarmonica” dell’ Arena di Verona, “Concorso Alfredo e Vanda Marcosig” Gorizia, Concorso “Luigi IX” Torino, Rassegna Nazionale “I Giovani per i Giovani”, Concorso Internazionale “Anemos” Roma, “Giovani Protagonisti” Verona. Ha suonato come spalla e come prima parte in varie orchestre sotto la guida di direttori come D. Renzetti, J. Bernarcer, M. Zanetti, R. Palumbo, G. Graden. Nel 2011 è diventato membro della Human Rights Orchestra e dell’Orchestra Mozart fondata e diretta dal M° Claudio Abbado. Svolge un’intensa attività concertistica con particolare predilezione alla musica da camera La sua passione per il linguaggio musicale l’ha portato ad approfondire generi come il tango e il jazz Dal 2014 è direttore artistico del Festival d’Estate a Palazzo Claudi a Serrapetrona.
Gabriele Falcioni, nato a Terni nel 1976, si diploma brillantemente al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia nel 1996 con Marco Venturi. Si perfeziona con Alessio Allegrini e frequenta masterclasses con Radovan Vlatkovic e Stefan Dohr. Vincitore e finalista di Concorsi nazionali ed internazionali: “Santa Cecilia”, “Zoppi”, “Ceccarossi” (diploma speciale di merito). Collabora come primo corno solista con l’Orchestra e la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna sotto la direzione di D. Gatti. Dalla sua fondazione fa parte dell’Orchestra Symphonica d’Italia sotto la guida di Lorin Maazel, dell’Orchestra giovanile “L. Cherubini”, diretta da Riccardo Muti e dell’Orchestra del “Centenario Verdiano” di Parma. Collabora con Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart, con Alessio Allegrini e la Human Rights Orchestra e, dopo aver vinto l’audizione per primo corno solista, con il Teatro alla Scala di Milano diretto da Daniel Barenboim. Alla Scala effettua circa 200 concerti in due stagioni, in più, con la Filarmonica Scaligera, partecipa a tournée in tutto il mondo (festival di Salisburgo, Berlino, Lucerna, ecc) con registrazioni di CD e DVD per la DECCA e la Deutsche Grammophone, esibendosi sempre come corno solista con i più grandi direttori della scena internazionale: D. Barenboim, R. Chailly, G. Dudamel, L. Maazel, G. Pretre, M.W.Chung, J. Tate, K. Masur, Y. Temirkanov, S. Bichkov, ecc. Ha registrato gran parte del repertorio cornistico e orchestrale per RAI, EMI, DECCA, Deutsche Grammophone, RSI Lugano, BBC PROMS, ecc. Attualmente è anche insegnante nella classe principale di corno presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto (TV).
Nata a Perugia, Alessandra Gentile si forma sotto la guida di Annarosa Taddei e Muriel Chemin e frequenta corsi tenuti da György Sándor, Andrei Jasiński, Joaquín Achúcarro, Anatol Ugorski, Alexander Lonquich e Paul Badura-Skoda. Consegue il diploma con lode presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia. Dal 1991 si perfeziona alla Hochschule für Musik di Monaco di Baviera frequentando la Meisterklasse tenuta da Gerhard Oppitz, di cui diverrà per qualche tempo assistente. Già dal 1986, entrando a far parte dell’Ensemble “Il Gruppo di Roma”, inizia la sua attività concertistica, che la porterà a suonare in diverse formazioni in vari paesi d’Europa. Anche in campo cameristico intensa è l’attività in diverse formazioni. Nel 1996 esegue a Vienna, accompagnata dalla “Wiener Sinfonietta”, la prima assoluta del “Klavierkonzert” di Max Doehlemann a lei dedicato. Intensa la collaborazione con diversi compositori contemporanei. Incide per Rai, Hessischer e Bayerischer Rundfunk e per la DAD Records e Rara Records È tra i fondatori del “PolicromiEnsemble” , formazione da camera con la quale si dedica allo studio del repertorio moderno e alla ricerca nella musica nuova. Titolare della cattedra di Musica da Camera, ha insegnato nei conservatorio di Cagliari, Fermo e Parma.
Educare alla libertà: famiglia e nuovi “diritti”
La Fondazione Tempi propone venerdì 23 maggio 2014 alle 21.15 al cinema teatro Don Bosco di via san Camillo de Lellis, 4 Padova un incontro sul tema Educare alla libertà: famiglia e nuovi “diritti” - Di fronte ai problemi della vita occorre approfondire la natura del soggetto che li affronta.
Sono previsti gli interventi del giornalista del settimanale Tempi Pietro Piccinini, di Mauro Ronco, ordinario di Diritto penale all’Università di Padova e del presidente della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Milano Giancarlo Cesana. Il moderatore sarà Enrico Fiorini.
L’incontro prende spunto da un passo della recente lettera dei vescovi del Triveneto in occasione della 36ª Giornata per la vita: «Sottolineiamo il grave pericolo che deriva, per la nostra civiltà, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società. [...] Di fronte a quella che si configura come una vera “emergenza educativa”, noi Vescovi avvertiamo la responsabilità e il dovere di richiamare tutti alla delicatezza e all’importanza di una corretta formazione delle nuove generazioni - a partire da una visione dell’uomo che sia integrale e solidale - affinché possano orientarsi nella vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza e perseguire la gioia e la felicità del compimento [...]».
Terra Santa: archeologia e racconti evangelici
Non è la prima volta che l’Associazione culturale Rosmini di Padova dedica incontri pubblici al tema della storicità del cristianesimo e alle testimonianze tangibili di Cristo e dei suoi primi seguaci. Per cui puntuale giunge l’appuntamento per giovedì 22 maggio 2014 alle ore 21.15 nella sala dello Studio teologico della Basilica del Santo con l’incontro “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici”.
Di grande rilievo i relatori: Dan Bahat archeologo e docente all’Università di Toronto, il suo collega dello Studium Biblicum Franciscanum padre Eugenio Alliata ofm, con l’esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale don Filippo Belli in qualità di moderatore.
L’incontro nasce da alcune sollecitazioni contenute in un’intervista a Dan Bahat pubblicata nei mesi scorsi sul quotidiano Avvenire. Professore – era la domanda del cronista - lei ha dedicato la vita alla ricerca, crede che sia importante l’archeologia delle terre bibliche, e perché? «Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede», la riposta dello studioso. «Io sono ebreo», proseguiva Bahat «e quale ebreo non posso che riconoscere la grande importanza dell’indagine sulle radici della mia fede. Lo stesso vale per i cristiani. A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare che l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia».
Una posizione che ci è sembrata subito molto interessante quella di Bahat. L’archeologo israeliano parla dell’archeologia come strumento di comprensione più che di verifica. Quello che ci interessa infatti non è mettere in dubbio la veridicità di ciò che la tradizione ci ha consegnato, ma conoscere e approfondire attraverso i dettagli e le notizie di vita quotidiana, fatta di spazi, muri e oggetti quasi banali, la vita che ci è raccontata nei Vangeli. Per questo motivo la “Rosmini” ha chiesto a padre Alliata di raccontare nel suo intervento proprio la vita quotidiana a Cafarnao ai tempi di Gesù.
«Oggi in Terra Santa sono conservati luoghi precisi, spesso consacrati dalla costruzione di una basilica edificata a loro protezione», commenta ancora Stoppa. «Sono siti visitati da migliaia di pellegrini perché tramandati come i veri luoghi in cui si sono svolti i fatti più importanti della vita di Gesù, dal concepimento miracoloso di Nazareth, la sua nascita a Betlemme, alla sua vita quotidiana a Cafarnao durante i suoi anni di vita pubblica fino alla frequentazione del tempio di Gerusalemme e la sua passione, morte e resurrezione. Come ci insegna infatti Sant’Agostino, “Non si può amare senza conoscere, e non si può conoscere senza amare”».
L’iniziativa è finanziata con il contributo dell’Università di Padova sui fondi per le iniziative culturali studentesche ed è realizzata in collaborazione con ATS pro Terra Sancta e con il patrocinio della Custodia di Terra Santa.
Una mostra celebra Bernardo Colombo
Dal 13 maggio 2014 al 30 maggio 2014, con una mostra, il dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova ricorda Bernardo Colombo (1919-2012), figura preminente nella storia della statistica a Padova. A lui si deve l’istituzione della Facoltà di Scienze statistiche nel 1968.
Il percorso scientifico di Bernardo Colombo si è svolto in un lunghissimo periodo, spaziando in diversi ambiti, dalla statistica all’organizzazione del sistema scolastico, dalle statistiche ufficiali alla demografia – specie con gli studi su nuzialità, fecondità, abortività – dalle politiche di popolazione alla biometria del ciclo femminile. Al rigore scientifico e metodologico univa la capacità di alimentare rapporti intensi con giovani studenti, ricercatori, colleghi di lavoro nella conduzione di collaborazioni nazionali e internazionali.
Del professor Colombo nel nostro sito abbiamo già pubblicato l’introduzione da lui tenuta per la nostra Associazione il 16 maggio 2006 nell’aula magna del Bo a Padova a un incontro nel quadro dei convegni sull’attualità di sant’Agostino, e il commento di don Giacomo Tantardini, che lo ringraziava di cuore «per il modo umanissimo con cui ha accennato all’umanità del Signore, di Gesù» e «per gli accenni al rapporto tra carità e verità».
La mostra sul professor Colombo si può visitare anche virtualmente sul sito http://mostra-colombo.stat.unipd.it/
Per informazioni sulla mostra: segrorg@stat.unipd.it
Dove: chiostro - dipartimento di Scienze statistiche - via Cesare Battisti, 241 - Padova
Quando: 13-30 maggio 2014
Europa 2014, è possibile un nuovo inizio?
«Alla vigilia delle elezioni europee del 25 maggio l’opinione pubblica sembra divisa tra chi spinge per uscire dall’Unione europea e chi ritiene inutile andare a votare perché il voto, di fatto, non cambierà niente. Sebbene non manchino sostenitori dell’UE, si respira un prevalente senso di frustrazione: l’Europa non appare più come un centro, ma come una grande periferia del mondo globalizzato. Ma, nella scia di papa Francesco, proprio l’essere o il sentirsi ‘periferia’, se guardato nel profondo, non può costituire l’occasione per recuperare un atteggiamento positivo e darci l’opportunità di un cambiamento?».
Così recita la parte iniziale del testo del giudizio di Comunione e Liberazione in vista del voto per il rinnovo del Parlamento europeo. E proprio a partire da questi documento CL di Padova propone l’incontro
EUROPA 2014, È POSSIBILE UN NUOVO INIZIO?
martedì 13 maggio 2014, ore 21.00
aula magna Polo didattico Dieffe
via Risorgimento 29 - Noventa Padovana (PD)
con
Luca ANTONINI ordinario di Diritto costituzionale, Univ. Padova
Gilberto MURARO ordinario di Scienza delle finanze, Univ. Padova
a cura di Comunione e Liberazione
Scarica il volantino di CL: EUROPA 2014, È POSSIBILE UN NUOVO INIZIO?
Scarica la locandina dell'incontro
MATERIALI DI APPROFONDIMENTO (dal sito Tracce.it)
«È possibile un nuovo inizio?» - L'intervento di Julián Carrón all'incontro del 9 aprile a Milano
Il video dell'incontro del 9 aprile a Milano
L'intervento di Riccardo Ribera d'Alcalá all'incontro di Milano
L'intervista integrale a Rowan Williams
L'intervista integrale a Laurent Lafforgue
L'intervista integrale a Gian Arturo Ferrari
L'intervista integrale a padre Mauro Giuseppe Lepori
L'intervista integrale a Constantin Sigov
Don Giovanni il dissoluto assolto
Segnaliamo volentieri l'iniziativa di un gruppo di studenti universitari padovani: due date a Padova per l’opera teatrale del Nobel José Saramago con la Compagnia Teatrale Universitaria Beolco Ruzzante
Non si tratta certo di una buona giornata per Don Giovanni, nobile cavaliere di Siviglia e grande donnaiolo. Sebbene abbia avuto più di duemila donne, non è riuscito a conquistare le ultime due che aveva preso di mira: la contadina Zerlina, che stava per convolare a nozze con l’amato Masetto, e la nobile Donna Anna, che si è opposta alle seduzioni del libertino invocando l’aiuto di suo padre il Commendatore, poi ucciso in duello da Don Giovanni. Ma quel che è peggio, cosa di cui Don Giovanni è ancora ignaro, è che Donna Anna, aiutata dal promesso sposo Don Ottavio e da Donna Elvira, una vecchia vittima del seduttore, sta tramando vendetta per il tentato abuso e per la morte del padre. Il Commendatore, però, non aspetta che siano i vivi a vendicarlo, e si presenta lui stesso, sotto forma di statua, a casa di Don Giovanni…
La Compagnia Teatrale Universitaria Beolco Ruzzante
presenta
dal premio Nobel J. Saramago
Don Giovanni il Dissoluto Assolto
giovedi 8 maggio ore 21
sabato 17 maggio ore 21
Teatro don Bosco, via S. Camillo de Lellis, Padova
Entrata gratuita. Posti limitati.
Prenotazioni su: teatro-unipd.eventbrite.it
Personaggi e interpreti
Andrea Stefani (Psicologia) Don Giovanni
Gianluca Segato (Economia) Leporello
Filippo Carnovalini (Informatica) Il Commendatore
Federica Volpato (Veterinaria) Donna Elvira
Valentina Bolognesi (Beni Culturali) Donna Anna
Elena Marzola (Psicologia) Zerlina
Nicola Stefani (Psicologia) Masetto
Andrea Artico (Statistica) Don Ottavio
Iniziativa studentesca finanziata con il contributo dell’Università di Padova sui fondi della Legge 3.8.1985 n. 429
La Compagnia Teatrale Universitaria Beolco Ruzzante è nata dalla passione per il teatro di alcuni studenti dell’ateneo patavino, desiderosi di poter coltivare la loro passione anche durante il periodo degli studi, e di far conoscere ai loro colleghi studenti una forma d’arte, quella teatrale, che non è più valorizzata come un tempo ma che può ancora dare moltissimo.
Questo “Don Giovanni” è la prima rappresentazione che la Compagnia riesce a mettere in scena, grazie all’aiuto dei fondi concessi dall’Università di Padova; tutti i membri della Compagnia si augurano che possa essere il primo di una lunga serie di spettacoli, che coinvolgano sempre più studenti sia tra il pubblico che all’interno della Compagnia stessa.
Ratzinger e le radici cristiane dell’Illuminismo
L’Associazione italiana Centri Culturali segnala per la sua attualità un testo di Joseph Ratzinger. Si tratta di alcuni passaggi dalla conferenza tenuta la sera di venerdì 1 aprile 2005 a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica. L’intervento è stato pubblicato poi integralmente da Cantagalli nel 2005 con il titolo L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture.
«Il cristianesimo, in quanto religione dei perseguitati, in quanto religione universale, al di là dei diversi Stati e popoli, ha negato allo Stato il diritto di considerare la religione come una parte dell’ordinamento statale. Ha sempre definito gli uomini, tutti gli uomini senza distinzione, creature di Dio e immagine di Dio, proclamandone in termine di principio, seppure nei limiti imprescindibili degli ordinamenti sociali, la stessa dignità».
(…)
«In questo senso l’illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della fede cristiana. Laddove il cristianesimo, contro la sua natura, era purtroppo diventato tradizione e religione di Stato (…) È stato merito dell’illuminismo aver riproposto questi valori originali del cristianesimo e aver ridato alla ragione la sua propria voce. Il Concilio Vaticano II, nella costituzione della Chiesa nel mondo contemporaneo, ha nuovamente evidenziato la corrispondenza tra cristianesimo e illuminismo, cercando di arrivare ad una vera riconciliazione tra Chiesa e modernità».
(…)
«Con tutto ciò bisogna che le due parti [cristianesimo e illuminismo] riflettano su se stesse e siano pronte a correggersi. Il cristianesimo deve ricordarsi sempre che è la religione del logos. Esso è fede nel Creator spiritus, nello spirito creatore dal quale proviene tutto il reale. Proprio questa dovrebbe essere oggi la sua forza filosofica, in quanto il problema è se il mondo provenga dall’irrazionale, e la ragione non sia dunque altro che un “sottoprodotto”, magari pure dannoso, del suo sviluppo o se il mondo provenga dalla ragione, ed essa sia di conseguenza il suo criterio e la sua meta. La fede cristiana propende per questa seconda tesi, avendo cosi, dal punto di vista puramente filosofico, davvero delle buone carte da giocare, nonostante sia la prima tesi ad essere considerata oggi da tanti la sola “razionale” e moderna. Ma una ragione scaturita dall’irrazionale, e che è, alla fin fine, essa stessa irrazionale, non costituisce una soluzione ai nostri problemi. Soltanto la ragione creatrice, e che nel Dio crocifisso si è manifestata con amore, può mostrarci la via. …
… Nell’epoca dell’illuminismo si è tentato di intendere e definire la norme morali essenziali dicendo che esse sarebbero valide etsi Deus non daretur, anche nel caso Dio non esistesse. Nella contrapposizioni delle confessioni e nella crisi incombente dell’immagine di Dio, si tentò di tenere i valori essenziali della morale fuori dalle contraddizioni e di cercare per loro un’ evidenza che li rendesse indipendenti dalle molteplici divisioni e incertezze delle varie filosofie e confessioni. Cosi si vollero assicurare le basi della convivenza e, più in generale, le basi dell’umanità. A quell’epoca sembrò possibile, in quanto le grandi convinzioni di fondo create dal cristianesimo in gran parte resistevano e sembravano innegabili. Ma non è più cosi. La ricerca di una tale rassicurante certezza, che potesse rimanere incontestata al di là di tutte le differenze è fallita. Neppure lo sforzo di Kant è stato in grado di creare la necessaria certezza condivisa. Kant aveva negato che Dio possa essere conoscibile nell’ambito della pura ragione ma nello stesso tempo aveva presentato Dio, la libertà e l’immoralità come postulati della ragione pratica, senza la quale, coerentemente, per lui non era possibile alcun agire morale. La situazione odierna del mondo non ci induce forse a pensare di nuovo che egli possa aver ragione? Vorrei dirlo con altre parole: il tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo. Dovremmo allora capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare agli amici che non credono. Cosi nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno. Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento nella storia sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano credibile Dio in questo mondo.”
A proposito di cultura cristiana…
Proponiamo un testo segnalato dall’Associazione Italiana Centri Culturali a proposito di cultura cristiana. La parte che precede la citazione è tratta da Veronique di Charles Péguy, là dove il poeta e scrittore francese presenta il suo noto giudizio sul mondo moderno dopo Cristo, senza Cristo.
(…) Péguy ad un certo punto parla di «viltà di diagnosi» dicendo che i preti e i cattolici non vorranno riconoscere la dimensione e la natura della scristianizzazione. Ma non riconoscendo questo, si compie quello che Giussani chiama «l’errore fondamentale» (L. Giussani «Tutto quel che si dice» in Dal temperamento un metodo. Bur Milano 2002, p.53.) della risposta cattolica al moderno, cioè pensare di vincere la cultura moderna con la cultura cristiana. Questo è l’errore fondamentale. Se non ci sono relazioni tra l’uomo di oggi e il cristianesimo, la cultura, anche cristiana, non è grado di per sé di stabilire alcuna relazione. La cultura non può stabilire di per sé nessuna relazione reale: occorre qualcosa che venga prima della cultura. Questa è l’intuizione di Péguy. E questa è identicamente l’intuizione di sant’Agostino.
Sant’Agostino arriva a dire, seguendo san Paolo, che tutta la dottrina cristiana senza la delectatio e la dilectio, senza l’attrattiva amorosa della grazia, è lettera che uccide (Cf. Agostino, De Spiritu et littera 4,6; ci. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae q 106 p 2. 7P). Non è la cultura, neppure la dottrina cristiana, che può stabilire un rapporto con un uomo per il quale il cristianesimo è un passato che non lo riguarda. È qualcosa che viene prima della cultura. Questo qualcosa che viene prima sant’Agostino lo chiama delectatio e dilectio, cioè l’attrattiva amorosa della grazia. Così il contesto in cui viviamo rende soltanto più evidente la prospettiva cristiana. Leggo ancora una frase della Postfazione perché mi sembra semplice, così che anche i più giovani possano immediatamente intuire: «Non si diventa cristiani per un discorso, non si diventa cristiani per la teologia, non si diventa cristiani nemmeno perché si legge la Bibbia. Sono tutte occasioni per diventare cristiani, come per esempio occasione umanissima per diventare cristiani può essere data dal fatto che uno si innamora di una ragazza cristiana. Un’occasione molto più semplice e molto più vera delle altre. Soprattutto così il cristianesimo si è diffuso. » (P. Mattei (a cura di), Charles Péguy. l’operare delta grazia, cit., p. 4)
Brani tratti da Giacomo Tantardini, Il cuore e la grazia in sant’Agostino. Distinzione e corrispondenza, Città Nuova 2006. Il volume raccoglie alcuni “Convegni sull’attualità di sant’Agostino” promossi dall’Associazione Rosmini nell’Università di Padova
“Attraverso la luce” a Belluno, l’esordio della Compagnia degli Zoppi
Quaranta opere di vari artisti esposte ad aprile e maggio a Belluno, nella Casa degli artisti di via Sottocastello, 2/b. Tema: “Attraverso la luce”. È questa la prima uscita pubblica della “Compagnia degli Zoppi”, che prende le mosse da un gruppo promotore, composto da Luigi Gentilini, Romolo Fedon, Graziano Damerini, Claudio Palazzo, Ida Comel, Corrado e Licia Chierzi, Marco Avenia, Cinzia Savazzi, Paolo De Biasio, Ilario Tancon, Elena De Bona, Alessandro Antinarella, Teresa Danieli, Ilaria Scremin, Alberto De Biasio. L’inaugurazione dell’espoeizione si terrà il 12 aprile. Ecco la presentazione dell’esposizione da parte dei promotori.
Info compagniadeglizoppi@gmail.com
Non esiste artista disposto a rinunciare all’originalità.
Ogni opera in fondo nasce per essere unica, un po’ come ogni persona desidera che la sua avventura in questo mondo sia un’esperienza irripetibile.
A chi gli osservava che era originale, Gaudì rispondeva: “L’originale consiste nel ritornare all’origine”.
È innegabile che questa esposizione, proprio per il tema prescelto, la luce, sia davvero un viaggio di ritorno alle origini dell’arte.
Andre Derain, l’esuberante pittore di Chatou, scrisse più volte: “la sostanza della pittura è la luce”.
Mettendoci in coda a questo genio del 900 vorremmo aggiungere con osservazione più radicale: “non solo non vi è arte senza luce, ma neppure vita”.
Arte e vita dunque procedono insieme in un rapporto inscindibile e la medesima necessità di rapporto è nell’essenza stessa di questo prezioso elemento: la luce.
La luce non esiste astrattamente intesa, ma essa è sempre in rapporto ad altro, nasce per esser legata a..., forse per servire.
Cezanne intuì perfettamente tale connubio: “la luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un’altra cosa, attraverso il colore...” ed aggiungeva con particolare soddisfazione: “...Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo...”
È questa gioia della scoperta il criterio usato nella selezione delle 40 opere che la nostra esposizione propone, stilisticamente diversissime, ma unite da un comune desiderio di sviluppare un tema che nasconde davvero molteplici stimoli e ci porta in una dimensione che potremmo definire primigenia.
Il capo Apache Geronimo era solito raccontare la sua vita in questo modo:
“io sono nato nelle praterie dove il vento soffia libero e non c’è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c’erano costrizioni.”
Niente costrizioni dunque per gli artisti che hanno deciso di partecipare a questo evento, offrendo al pubblico la loro opera. Solo la domanda elementare ed il desiderio di riscoprire che cosa sia veramente la luce, anche attraverso forme espressive non strettamente figurative come la poesia ed il racconto.
Fu “luce” infatti la prima parola pronunciata da Dio nell’atto di generare il mondo (Gn 1,3) e lo stesso Michelangelo non si lasciò sfuggire questo “dettaglio”, descrivendo in tal modo la sua esperienza di uomo e di artista: “Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio”.