Mercoledì 8 ottobre 2014 alle ore 18.00 nell’Aula Magna del Collegio Morgagni di via San Massimo 33, a Padova il prof. Bruno Nacci terrà un seminario dal titolo:
BLAISE PASCAL, UN REAZIONARIO?
Dopo la discussione seguirà un incontro del relatore con gli studenti della Scuola Galileiana di Studi Superiori, organizzatrice dell’evento. L’incontro è aperto al pubblico.
Bruno Nacci, francesista, ha appena pubblicato “La quarta vigilia – Gli ultimi anni di Blaise Pascal” (La scuola di Pitagora Editrice, Napoli, 2014, 433 pagine, 35 euro)
Riportiamo un articolo de il Quotidiano Il Centro
Il genio di Pascal nel saggio di Bruno Nacci
di Giovanni D’Alessandro
Ci sono libri che travolgono. Che afferrano e non si fanno lasciare, dotati di un fortissimo magnetismo, che si appostano su un comodino o su una scrivania in agguato del gesto magico del pick up, dell’esser presi in mano e non lasciati più, in una dimensione di astrazione spazio-temporale, per lunghe ore di lettura. E quando l’autore è un francesista, saggista e pensatore come Bruno Nacci e il soggetto sono gli ultimi quattro anni di vita di Blaise Pascal – cioè di un personaggio che non appartiene solo al Seicento francese o anticipa il secolo dei Lumi, ma si colloca nella nostra quotidianità con un pensiero straordinariamente moderno, non a caso richiamato dai massimi filosofi della contemporaneità – ecco che un libro rimane in prodigioso equilibrio tra polarizzazioni opposte, tra forze che risucchiano il lettore pagina dopo pagina e non permettono che se ne scosti.
È il caso dello splendido saggio, fresco di stampa, “La quarta vigilia – Gli ultimi anni di Blaise Pascal” (Bruno Nacci, La scuola di Pitagora Editrice, Napoli, 2014, 433 pagine, 35 euro) che ha già mobilitato la critica, avvedutasi, dopo anni di asfittico solipsismo della saggistica, di essere in presenza di un’opera destinata a valicare i confini nazionali e che, per tenerci a quelli regionali, gli abruzzesi avranno anche l’opportunità di veder presentato in più sedi, quasi in anteprima, essendo l’autore, milanese, molto legato alla nostra realtà.
Chi è Pascal (Clermont-Ferrand 1623-Parigi 1662)? È un gigante del pensiero, dell’anima e della scienza.
È un genio dotato della precocità di Mozart e della poliedricità di Leonardo, capace di associare, in vertiginosa verticalità, al pensiero filosofico invenzioni pratiche come la prima calcolatrice meccanica in grado d’eseguire le quattro operazioni (la realizzò poco più che adolescente, per aiutare il padre, funzionario reale che doveva occuparsi di lunghi calcoli per riscuotere le tasse); di realizzare nuovi strumenti simili al barometro, per verificare l’esattezza delle rilevazioni dell’italiano Torricelli; di organizzare il trasporto pubblico della più importante metropoli del suo tempo, Parigi dove viveva, nel tempo in cui si dedicava da scienziato al gioco d’azzardo, delizia e rovina di molti grandi a corte e nei salotti aristocratici; di cimentarsi con la paideia, sperimentando un nuovo metodo per insegnare a leggere ai bambini, come un umile maestro di campagna, e nello stesso tempo di produrre studi di matematica che giravano in tutt’Europa, attesi con bramosia da matematici del valore di Fermat; d’essere uno studioso capace di consegnarci, sull’Alterità, le più alte armonie di conciliazione tra fede e ragione che siano state scritte.
Pascal sfugge a ogni definizione. Tranne una: che trasformava in oro ogni cosa a cui si dedicava, facendo progredire con il suo genio, nella sua pur breve vita (39 anni), tanto la scienza quanto l’interrogazione dell’uomo su di sé e sulla propria condizione.
In questo libro Bruno Nacci percorre gli ultimi quattro anni della vita di Pascal, a partire appunto dal 1658. Lo fa con un saggio documentatissimo e ponderoso (senz’essere pesante) che privilegia l’approccio biografico al Nostro, con una premessa tucididea e plutarchica sull’essenza di ciò che una biografia dovrebbe essere. Racconta tutto il mondo in cui viveva Pascal – quale solitaire (laico in condizione di celibato) – nella luminosa e inquietante comunità di religiose di Port-Royal. La voce di Pascal trasferisce le inquietudini del suo tempo ai nostri giorni. Un gigante del pensiero si leva dalle quattro vigilie del suo transito terreno che avverrà nel 1662. Nessuna mens mathematica ha forse indagato, con tanta freddezza e incandescenza al contempo, la propria condizione terrena e l’anelito al divino. Spingendosi all’estremo passaggio, la conciliazione della inconoscibilità di Dio con l’assediante consapevolezza della sua ineludibilità.