Il professor Butturini era assente, ma la lezione si tenne ugualmente con il solo Tantardini. Che al termine della sua esposizione offrì una sintesi efficace: «Ripeto sinteticamente le tre osservazioni che ho fatto. 1. Il dogma del peccato originale come il principio dirimente del giudizio sull’umano e sulla società. 2. In questi secoli il papato, il papa nel suo magistero, ha assunto il ruolo di guida culturale dei cattolici, dell’azione dei cattolici. Direi, più propriamente, dell’azione culturale, sociale e politica dei cattolici… forse potremmo dire più realisticamente dell’azione dei militanti cattolici. Questa ultima (cattolici impegnati o militanti) sarebbe una categoria interessante per leggere la storia del cattolicesimo moderno. 3. La grande distinzione di Agostino tra l’uti e il frui, tra ciò di cui si usa e ciò che rende felice il cuore, ciò di cui si gode, è fondamentale per leggere la condizione umana e la condizione civile e politica in cui il cristiano vive. Ma questa distinzione è comprensibile solo se il frui, cioè la felicità, è un avvenimento che accade, altrimenti, anche come distinzione, è ultimamente non usabile nel giudizio sulla vita personale e sulla vita sociale. La felicità, il frui, il godimento solo in quanto accade, e quindi si realizza come una civitas, diventa storicamente reale, diventa interessante! Solo cioè se è un avvenimento che accade. Questo godimento è un avvenimento che accade, che incontra, che stupisce, che sorprende, che coinvolge, per cui chi è coinvolto in questo frui, in questo godimento, ha davanti agli occhi questo godimento e non ha davanti agli occhi il problema della riforma della sua vita personale, della riforma della Chiesa o della riforma della società. Davanti agli occhi e nel cuore, proprio come dinamica di memoria e di desiderio, ha questo godimento. Ogni riforma morale come problema, come intento prevalente, ultimamente nasce da una mancanza di felicità. Invece l’esperienza della felicità rende buono il cuore, quindi rende morale il cuore, ma non rende la morale un problema o un progetto. Queste sono le tre osservazioni di oggi, che ho suggerito prendendo spunto da Rosmini nella sua polemica sul rapporto natura-soprannatura con Gioberti, per il quale il papato è principio della civilizzazione; e prendendo spunto dal fatto che i papi in questi due secoli hanno scritto molte encicliche riguardanti non tanto, diciamo così, la dottrina della fede e della morale, ma che puntano a descrivere come il mondo deve essere, come i cattolici si devono comportare nel mondo moderno, come il mondo moderno non è in rapporto, diciamo così, all’ideale di cristianità che ormai si stava perdendo».
Scarica il testo della lezione di martedì 17 marzo 1998.