317_643.00[1]La mostra “Pianura” di Casa Testori accompagna gli anni seguenti di Congdon attraverso una innegabile lettura e scansione formale. In questo iter, che vide momenti eccelsi, quel che conta, a nostro avviso, è però la fedeltà di cui parlavamo all’inizio; l’appoggiarsi a fonti conosciute o ritrovate, senza abdicare mai alla verità del gesto. Anche se si moltiplicano le citazioni, De Stael, Braque, Rothko, Barnett Newman (che splendore le sfrangiate barre verticali da lui mutuate e vive nei campi) e perché no anche Malevitch, un quadrato in Congdon non è mai un quadrato e basta. Si veda “Janua coeli-verso primavera” (1983), roseo e grigio e verde canto liturgico, spaziale impronta della realtà esperita.

286_589.00[1]La sala dei glicini, alcuni di loro inediti, tripudia di delicatezze, di accordi misurati e innervazioni che irrompono indocili, la superficie torna ad essere vera e pulsante mappa pollockiana. Glicini: sulla porta del monastero, dove Congdon accoglieva i visitatori. Ma il tutto non procederà nella vicenda di Congdon in modo così intimo o intimista.

Un testo famoso ci introduce emblematicamente a quella che a noi sembra essere la vera partita in gioco: “Neve 10” (1985). Consueti campi e spazi, riassunti in spoglia geometria. Un cielo sul bruno, la terra sul bianco luminoso. Un’idea di pace sembra gravare e al contempo minacciare il tutto. Un fosso nero-blu, geometrico e ribelle, s’incurva e s’insinua come spina nella carne. Siamo davanti a una confessione? Alla testimonianza di una resistenza, in questo ruvido ingresso, o di un 314_640.00[1]principio irrinunciabile? Un vero e impoverito svuotamento sarebbe intervenuto se Congdon avesse rinunciato alla sua lotta con l’angelo, a quanto di sé diceva, pur tra i salmi, della propria legge pulsionale. In questo senso è la sua lotta modernissima e la sua eredità. Nessuna misericordia nel suo concludere, misericordia fu elaborare il conflitto, non rimuoverlo. Questo fa della pittura di Congdon, fiorita nell’hortus conclusus presso Buccinasco, una pittura laica.

392_816_75[1]E infine mediazione tra cielo e terra, se così si può dire, furono proprio quei straordinari e stilisticamente compendiari monasteri, che Congdon dipinse con francescana semplicità e acutissimo e filiale trasporto e che avremmo desiderato più rappresentati in mostra. Le finestre di Congdon non si aprono sull’azzurro ma sulla terra. E da esse irrompe, come scrisse Testori, luce di Paradiso, non uno stile di vita, uggioso come tutti gli stili di vita (perché privi di atti), anche se a contatto con la Luce. Natura verticale.

 

Mario Cancelli (2. continua)

 

cascinazza luna 1992William Congdon, Pianura
Casa Testori – L.go Angelo Testori 13, Novate Milanese
Fino al 14 febbraio 2016
Dal martedì al venerdì 10-18, il sabato e la domenica 14-20. Chiuso il lunedì
Biglietto d’ingresso: € 5

Informazioni: info@casatestori.it | www.casatestori.it
tel. + 39 02.36589697