Dialogo sull'educazione a Ca’ Edimar

DSC04362[1]Un notista politico di primo piano come Antonio Polito presenta il suo libro “Contro i papà” a Ca’ Edimar, il villaggio padovano dell’accoglienza. E apre un dialogo appassionato sull’educazione, vera chiave per uscire dalla crisi. Ecco il resoconto pubblicato sul sito internet dell’Associazione Italiana Centri culturali. Nella foto, Polito durante la serata a Ca’ Edimar.

 

Centriculturali.org, domenica 24 novembre, Dialogo sull’educazione a Ca’ Edimar (E. Andreatta)

 

Cosa ci fa in una serata di tardo autunno una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano a Ca’ Edimar, il villaggio padovano che accoglie ragazzi che per tante ragioni non possono stare con la famiglia d’origine? «Io sono qui perché ho conosciuto Mario Dupuis», confessa Antonio Polito. Tempo fa si sono ritrovati insieme a una presentazione di “Contro i papà”, il libro di Polito che punta il dito contro i padri che fanno gli amici, i sindacalisti, i complici, i “mammi” dei loro figli. E l’amicizia è scattata subito. I due sono diversissimi. Ma hanno molte cose in comune. Lo stesso impegno su fronti diversi. Mario nell’accogliere e accompagnare quei ragazzi. Antonio, il riformista per antonomasia, nella sua passione per un Paese apparentemente irriformabile.

È partendo da qui, dall’attività di notista politico, che Polito giunge a una conclusione apparentemente strana: alla radice della crisi di oggi non ci sono anzitutto fattori sociali, economici, politici. Ma umani. C’è un’attesa quasi salvifica nei confronti dello stato che in altri paesi non si riscontra. E un senso di deresponsabilizzazione diffuso. Ma non bisogna aspettarsi che sia il sistema a cambiare. «Dobbiamo essere noi i primi a tirarci su le maniche, a risolvere i problemi». Il volontariato ad esempio sembra al massimo un “di più”, un surplus di generosa disponibilità. «Invece non è qualcosa di aggiunto». Se non altro, perché è utopia il solo pensare a un welfare statale per gli anziani nei prossimi decenni. Polito rincara la dose: «Il Sessantotto nel nostro Paese non è mai finito. Disobbedendo ai padri e obbedendo ai figli, abbiamo diminuito i principio di responsabilità, con la complicità delle varie ideologie». Per questo l’educazione è «la prima emergenza nazionale».

«Tu non fai un’analisi, ma attraverso dati e giudizi, esprimi una ricerca, ci spingi a cercare il punto vero della questione». Mario reagisce così alle affermazioni del giornalista, partendo dalla sua esperienza di educatore: «Una delle frasi che più mi ha colpito del tuo libro è quando dici che “fingiamo di fare il loro bene, ma in realtà facciamo il nostro”. La paternità si è smarrita perché essa è il vertice della gratuità nel rapporto, e non c’è gratuità perché è bloccata l’esperienza dell’uomo nello sperimentare che ciò che hai generato non è tuo. Ti è dato per accompagnarlo al suo destino. Senza questo nascono i disastri di quelli che chiami papà.». Polito annuisce, ascolta con attenzione. Poco prima confessava: «Ho presentato il mio libro a centri culturali, comunità, scuole libere. È stata una bellissima sorpresa vedere che nel nostro paese c’è tanta gente che sente come cruciale il tema dell’educazione». Solo ieri dalla prima pagina del Corriere bacchettava Renzi e Grillo, faceva il contropelo al Cavaliere e a Cuperlo. Ora è qui in periferia a imparare da una piccola opera di carità. Ecco cosa significa davvero essere un riformista


Etty Hillesum - Cercando un tetto a Dio

131125 Etty locandinaL’Associazione culturale Rosmini è lieta di segnalare che lunedì 25 novembre 2013 ore 21.00 a Padova, nella sala polivalente Don Bosco di via San Camillo de Lellis, 4 il Gruppo universitario Scenaperta presenta il monologo

 

ETTY HILLESUM Cercando un tetto a Dio

con Angela Demattè

regia Andrea Chiodi

 

Sarà presente l’Autrice, Marina Corradi

Ingresso libero. Info 339-1590882

 

musiche Ferdinando Baroffio, movimenti scenici Marta Ciappina, adattamento teatrale Marina Corradi

Iniziativa finanziata con il contributo dell’Università di Padova sui fondi della Legge 3.8.1985 n. 429

 

La giornalista e scrittrice Marina Corradi ha eseguito la riduzione dei Diari e delle Lettere di Etty Hillesum, interpretandoli in modo estremamente essenziale, senza tralasciare alcun passaggio del percorso umano della protagonista. Il monologo sarà accompagnato da canzoni yiddish cantate dal vivo e da musiche originali composte dal musicista Ferdinando Baroffio «...C’è una umanità sbalordita davanti al suo patibolo, nel diario della ragazza ebrea che sa che il prossimo treno caricherà lei e i suoi genitori. Sappiamo tanto di ciò che accadde ad Auschwitz, ma non avevamo mai letto con questa straziante limpidezza i pensieri degli uomini chiamati dall’“ordine della notte”. Ciò che sbalordisce nell’inferno è però che la Hillesum non sia disperata. E non solo perché, come tutti, di notte guarda gli aerei degli Alleati, pregando che una bomba spezzi i binari, fermi i treni. Ancora cinque giorni prima di partire scrive: «La vita è meravigliosamente buona nella sua inesplicabile profondità». E dal suo treno lancia una cartolina: «Siamo partiti cantando». Negli appunti scarni di una giovane ebrea verso Auschwitz, l’eco cristiana di un sacrificio accettato e offerto. Dal fondo dell’abisso, il mistero di una speranza inaudita».


Benvenuto a casa. A Padova la presentazione del libro di Massimo Camisasca

nagle_vincent[1]La scoperta di essere amato è l’esperienza più importante della vita. Ed è quella che ci rende capaci di amare. Quando si vive la gioia di essere accolti, si diventa capaci di accogliere. È questo il messaggio di “Benvenuto a casa”, il volume di don Massimo Camisasca fondatore della «Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo», attualmente vescovo di Reggio Emila-Guastalla. Il volume sarà presentato

mercoledì 13 novembre 2013, ore 21.00
Ca’ Edimar, via Due Palazzi, 43

BENVENUTO A CASA

di Massimo Camisasca, San Paolo Edizioni 2013, p. 100.

 

Interviene don Vincent Nagle della Fraternità Sacerdotale san Carlo Borromeo (nella foto)

Coordina Francesca Trevisi, giornalista

Incontro organizzato da Associazione Edimar e Associazione Famiglie per l’Accoglienza Veneto.

In questo agile volume Massimo Camisasca parla per la prima volta direttamente alle famiglie che accolgono ragazzi in affido. Il libro contiene anche alcuni estratti di lettere scambiate con queste famiglie e costituisce, più in generale, una riflessione sul tema dell’accoglienza. “Nel nostro tempo in cui tanto si dibatte attorno alla convivenza fra uomini e donne di diverse culture, etnie, lingue e religioni, queste pagine vogliono offrire un itinerario semplice di accoglienza dell’altro. Qualunque persona è altro da me, ed è un segno del mistero che mi chiama, un segno di Dio nella mia vita.”

Non sono storie facili quelle che emergono dal libro di monsignor Camisasca: l’adozione e l’affido sono doni straordinari che però sono chiamati a misurarsi con la realtà della vita, cioè stanchezze, gelosie, delusioni, litigi, accanto a  tenerezza, gratitudine, affetto, dedizione. Camisasca non vuole affatto nascondere queste difficoltà: lascia esprimere alle stesse famiglie le proprie fatiche. Ma vi sono anche delle gioie straordinarie riservate a chi sa donarsi completamente, attraverso una «generazione» che non sia meramente materiale ma anche spirituale e affettiva.

Partendo da queste storie, coinvolgenti ed espressive, l’autore svolge una riflessione ad ampio raggio. E mette in luce quelli che dovrebbero essere gli atteggiamenti giusti per costruire «la casa sulla roccia». Primo fra tutti la pazienza: «Il nostro essere assieme sia pieno di pazienza. Qualcosa si deve spezzare in me per lasciare posto all’altro. La parola pazienza porta dentro di sé l’esperienza della sofferenza: pathos. La pazienza è fatta di sangue e di luce insieme. Permette di scoprire degli aspetti dell’altro che non conoscevamo».

Massimo Camisasca, ordinato prete nel 1975, ha fondato la «Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo», di cui è stato per anni superiore generale. Il 29 settembre 2012 è stato nominato dal Santo Padre vescovo di Reggio Emilia - Guastalla. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri, La sfida della paternità. Riflessioni sul sacerdozio (2003), Questa mia casa che Dio abita. Riflessioni sulla vita comune (2004), Passione per l’uomo. I passi della missione cristiana (2005), Sentieri d’Asia illuminati. Lettere ai missionari (2006), Il nuovo Occidente. Lettere ai missionari (2008) Don Giussani (2009), Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa? (2010).

Vincent Nagle è nato a San Francisco, California, USA. Dopo la laurea in sociologia e materie classiche alla Università di San Francisco, ha lavorato in Marocco come insegnante di inglese per il Ministero dell’Educazione del Marocco e in Arabia Saudita, per poi conseguire un master in teologia a Berkeley, California. Vincent è poi entrato in seminario a Roma ed è stato ordinato prete nel 1992. Ha preso una laurea in islamica nel 1994 e ha passato il decennio successivo negli Stati Uniti come cappellano in un ospedale del New England. Dal 2006 al settembre 2012 è stato in missione in Terra Santa. Oggi è a Roma.

L’Associazione Famiglie per l’Accoglienza è una rete di famiglie diffuse sul territorio nazionale e in diversi Paesi del mondo, che si sostengono nell’esperienza dell’accoglienza familiare e la promuovono come bene per la persona e per la società intera. La storia dell’associazione in Veneto ha più di venticinque anni. Dall’incontro iniziale con un gruppo di famiglie affidatarie e adottive di Milano, “Famiglie per l’Accoglienza” è diventata nel tempo un punto di riferimento e di aggregazione per molte famiglie anche del Veneto.

Ca’ Edimar è un “villaggio” alla periferia di Padova dedicato al sostegno di giovani in difficoltà e delle loro famiglie. È un luogo dove sono attive due case di accoglienza per minori e una scuola di cucina e di panificazione. L’attività Edimar è presente a Padova dal 1997. In particolare l’Associazione di volontariato Edimar promuove la rete di famiglie coinvolti in percorsi di accoglienza e di affido collegati con l’esperienza di Ca’ Edimar.


Vita di don Giussani

VitadiDonGiussaniDEF[1]di Alberto Savorana . “La storia di don Giussani è così significativa, perché ha vissuto le nostre stesse circostanze, e ha dovuto affrontare le stesse sfide e gli stessi rischi, ha dovuto fare lui stesso il cammino che descrive in tanti brani delle sue opere” (Julián Carrón).

Vita di don Giussani di Alberto Savorana 
Rizzoli 2013
pagine: XI + 1354 + 32 di immagini
formato: cm 16x24,5
prezzo: € 25 ed. cartacea, € 11.99 in ebook
ISBN: 97888170415

  • Scheda-libro e possibilità di acquisto online
  • Video sulla vita di don Luigi Giussani. La voce, le espressioni e le parole del fondatore di Comunione e Liberazione (durata 6:14)
  • Rassegna stampa delle principali recensioni/articoli apparse sui giornali
  • Rassegna audio/video con alcune interviste all’autore e ai relatori delle presentazioni
  • Video integrali delle presentazioni di Milano e Roma
  • Locandina e quartino in formato adatto per la stampa da utilizzare nei diversi ambienti per far conoscere il più possibile il libro nei propri ambienti di lavoro, università, scuola, parrocchia, quartiere.
  • Introduzione al libro Vita di don Giussani, di Alberto Savorana (Rizzoli - Milano 2013)

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L’ultima cima all'MPX di Padova venerdì 8 novembre

4580348749_8cb4637bc9_z[1]«Il pastore che si isola non è un vero pastore di pecore, ma un “parrucchiere” di pecore, che passa il suo tempo a mettere loro i bigodini, invece di andare a cercarne altre». Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco.

 

Parte da questa provocatoria affermazione del Pontefice la rassegna cinematografica PRETI OGGI: pastori o “parrucchieri”?, realizzata da Multisala Pio X – MPX, Istituto San Luca per la formazione del clero e Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Padova.

Sono tre i film in programma nei venerdì 8-15-22 novembre all’MPX.

Si comincia venerdì 8 novembre con L’ultima cima di Juan Manuel Cotelo, per proseguire poi il 15 novembre con The sessions – Gli incontri di Ben Lewin. Chiude la rassegna To the wonder del regista Terrence Malick in programma venerdì 22 novembre.

 

L’ultima cima è un film documentario religioso spagnolo girato da Juan Manuel Cotelo, proiettato per la prima volta a Madrid il 3 giugno 2010.

Il film raccoglie le richieste che i giovani spagnoli hanno verso i preti e le testimonianze dirette sulla vita di Pablo Domínguez Prieto (nella foto), prete e professore di filosofia e teologia all’università ecclesiale di San Damaso, morto in un incidente di arrampicata nel Moncayo, l’unica vetta dei Pirenei che non aveva ancora scalato, con l’alpinista e professoressa Sara de Jesus Gomez.

Don Pablo nasce a Madrid il 3 luglio 1966. È stato ordinato sacerdote a 24 anni. Dottore in Filosofia e Teologia, ha pubblicato 7 libri (l’ultimo ‘Hasta la cumbre’ è un successo editoriale) ha scritto decine di articoli, e tenuto più di 50 conferenze… L’ultima, avvenuta 12 giorni prima di morire, è stata il detonatore del documentario. Dicono che fosse simpatico e divertente anche nelle situazioni più difficili. Faceva fatica a dire “io”, perché era sempre proteso verso il prossimo. Era anche bello. Non aveva paura né della vita né della morte. Era innamorato di Dio e contagiava gli altri. Le sue messe erano piene di gente, perché era bello sentirlo predicare. Era sempre vicino a tutti, anche a chi lo insultava per strada, con cui poteva diventare amico.

Era un bravo scalatore. Ha scalato tutte le cime spagnole di 2.000 metri, le cime delle Alpi di 4.000 metri, e vette ancora più alte in America e Asia. Quando poteva, celebrava sempre la messa sulla cima. Sacerdoti, suore e ordini monastici gli chiedevano che predicasse gli esercizi spirituali, in giro per il mondo. E non sapeva dire di no. Questo lo portò in un convento cistercense, a Tulebras (Navarra), nel febbraio 2009. Parlò della morte con allegria. Il giorno dopo salì sul Moncayo (2.300 metri), l’ultima cima spagnola che voleva conquistare. Le ultime parole che disse alla sua famiglia per telefono, alcuni minuti prima di morire, furono: “sono arrivato alla cima.”

Qui il programma della rassegna

 

Tutte le proiezioni inizieranno alle ore 21.

 

Biglietto unico: 5 euro.

 

Per informazioni:

Multisala Pio X

via Bonporti 22 - Padova

Tel. 049 8774325

www.multisalampx.it 

 

Per prenotazioni: mpx@diocesipadova.it


La lista di Bergoglio

Lista-di-BergoglioAll’indomani dell’elezione non mancarono, come peraltro facilmente prevedibile, i ben informati pronti a lanciare pesanti accuse su una presunta connivenza o quanto meno acquiescenza di Jorge Maria Bergoglio sul regime dittatoriale argentino. Voci, supportate da fotografie poi dimostrate false, che peraltro di fronte a ricostruzioni più documentate si dissolsero nel giro di pochi giorni. Oggi però possiamo dire qualcosa di più in merito, grazie a un reporter di Avvenire, Nello Scavo, che si è recato per mesi sul campo, in Argentina, a caccia della verità. Con risultati impressionanti.

La Basilica pontificia di Sant’Antonio di Padova, l’Associazione culturale Antonio Rosmini e le Scuole Romano Bruni annunciano

 

venerdì 18 ottobre 2013, ore 18.15

sala dell’Istituto teologico del Santo

basilica del Santo, Padova

presentazione del volume di Nello Scavo

LA LISTA DI BERGOGLIO

I salvati da papa Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata

EMI editore, 2013

 

Interverranno

p. Enzo Pojana rettore della basilica del Santo

Roberto Papetti direttore de Il Gazzettino

L’Autore

 

L’appassionante inchiesta di Scavo dimostra che Bergoglio, lungi dall’essere stato connivente o passivo, mise in salvo quanti poté, preti e laici, cattolici come lontani dalla fede, a costo di elevati rischi personali e con stratagemmi talora rocamboleschi. E fu il cardinale di Buenos Aires, a dittatura finita, a farsi voce della richiesta di perdono da parte della chiesa per le sue responsabilità in quella «guerra sporca».

Giornalista di origine catanese, Nello Scavo vive a Como. È cronista di Avvenire e si occupa di criminalità e terrorismo internazionale. È autore di diverse pubblicazioni.

 


L’uomo della croce: l’immagine scolpita prima e dopo Donatello

croce2Segnaliamo al Museo diocesano di Padova la mostra L’uomo della croce: l’immagine scolpita prima e dopo Donatello.

Il dramma di Gesù crocifisso ha interrogato l’uomo di ogni tempo, toccando il cuore del vissuto delle persone.

 

Da duemila anni è uno “scandalo” sia per chi crede, sia per chi si ferma al solo dato storico della crocifissione, continuando a porre interrogativi sull’uomo e sul senso della sua esistenza.

Ha alimentato il pensiero teologico e filosofico, l’immaginazione e la spiritualità, e ha ispirato scrittori e artisti che hanno dato vita a immagini di grande intensità.

La mostra, aperta dal 14 settembre al 24 novembre 2013, racconta questa storia attraverso sette crocifissi in legno intagliato e dipinto provenienti da alcune chiese della Diocesi di Padova. Le sculture, dal Trecento al Settecento, sono presentate in un percorso che ne esalta il potere evocativo, e la capacità di esprimere la sensibilità e il pensiero teologico propri di ciascuna epoca.

È un viaggio nel tempo alla scoperta delle raffigurazioni del crocifisso e del loro significato: dal Cristo morto in croce del tardo Medioevo, con gli occhi chiusi e la testa reclinata, dove si insiste sulla passione e sulle sofferenze patite per la salvezza dell’uomo; alla svolta dell’umanesimo cristiano nel Rinascimento, che riscopre l’umanità di Cristo nobilitandola attraverso il linguaggio sereno e composto della classicità; per arrivare al “superamento” della morte attraverso il vitalismo del Cristo vivo, che già suggerisce l’idea della resurrezione, nell’età della Controriforma e Barocca.

Il percorso consente di osservare da vicino le sculture, tre delle quali sono state sottoposte a delicati interventi di restauro, grazie anche alla campagna di raccolta fondi Mi sta a cuore. I restauri, che si sono avvalsi delle moderne metodologie di diagnostica, hanno dato risultati sorprendenti, che vengono raccontati in mostra in un’apposita sezione multimediale, realizzata con il generoso supporto di Mediacom Digital Evolution.

Le visite guidate per i gruppi consentono di scendere più in profondità, compiendo un percorso estetico e spirituale insieme, nel quale oltre alle opere d’arte saranno le parole di scrittori, poeti, teologi, santi, a tessere il racconto, come fili tesi lungo il tempo. Un’occasione per lasciarci interrogare da un’immagine forte, carica di contraddizioni e interrogativi ma anche di speranza; un’immagine sempre uguale a se stessa eppure diversa, così come è l’uomo nel cammino della storia.

 

Foto (c) Giorgio Boato.

Orari

mercoledì-domenica / festivi

10.00-13.00 / 14.00-18.00

 

Biglietti

Per l’occasione l’ingresso alla mostra e al Museo Diocesano è gratuito.

 

Informazioni e prenotazioni

tel. 049 8761924 / 049 652855

info@museodiocesanopadova.it

 

 

 

 


Bertolissi e Colasio presentano “Chi comanda in Italia” di Giulio Sapelli

chi_comanda_in_italia_04-17-2013Viene spesso da chiedersi “chi comanda in Italia?”, “chi esercita il potere delle grandi decisioni?”. Nel suo ultimo volume, intitolato appunto Chi comanda in Italia, Giulio Sapelli - economista eretico e voce fuori dal coro - cerca di rispondere a questo interrogativo alla sua maniera, scavando nelle vicende del dopoguerra e comparando la storia nazionale a quella europea e internazionale. Sociologia, scienza politica, economia, filosofia e storia sono le armi della sua indagine.

mercoledì 25 settembre 2013, ore 18.00

aula Nievo del palazzo del Bo

via VIII Febbraio, 2 Padova

presentazione del volume di Giulio Sapelli

Chi comanda in Italia ed. Guerini e Associati

introduce

Stefano Lonardi Associazione culturale Rosmini

relatori

Mario Bertolissi ordinario di Diritto costituzionale – Università di Padova

Andrea Colasio assessore alla Cultura del Comune di Padova

Sarà presente l’Autore.

Info rosmini@diade.org. Sito internet www.rosminipadova.it. L’iniziativa è finanziata con il contributo dell’Università di Padova con i fondi della legge 3.8.1985 n.429 sulle iniziative culturali studentesche.

Il potere è lo studio delle relazioni influenti in un aggregato umano che chiamiamo società. In Italia le relazioni influenti sono sia di tipo personale, sia di tipo istituzionale, come del resto in tutto il mondo. Ma ciò che fa dell’Italia un caso a parte, argomenta Sapelli, «è che nelle relazioni istituzionali, fino alla caduta del muro di Berlino, i partiti hanno sostituito lo Stato. Il potere in Italia è stato per quarant’anni l’intreccio tra partiti, grandi imprese e Mediobanca».

Oggi, con il declino delle grandi imprese e dei partiti, «la mucillagine del potere emerge come peristaltica ricerca di equilibri instabili tra piccole imprese, banche in crisi e partiti delegittimati». L’unica vertebrazione del potere rimasta, annota Sapelli, «è la magistratura, che non a caso ha un’autorità enorme, unitamente ai condizionamenti internazionali di una sovranità sempre più limitata in cui l’egemonia USA è sostituita da quella tedesca». In appendice del volume si può trovare la lettera aperta del 1996 di Helmut Schmidt, ex-Cancelliere tedesco, a Hans Tietmeyer, allora Presidente della Bundesbank. Si tratta di un documento di grandissima attualità anche in merito ai rapporti di potere in un paese democratico.

Nato a Torino nel 1947, laureato in storia economica a Torino nel 1971, Giulio Sapelli conseguì la specializzazione in ergonomia nel 1972. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso la London School of Economics and Political Science nel 1992-1993 e nel 1995-1996, nonché presso l’Università Autonoma di Barcellona nel 1988-1989 e l’Università di Buenos Aires. Ha lavorato con compiti di ricerca, formazione e consulenza presso l’Olivetti e l’Eni. Ha svolto incarichi consulenziali presso numerose altre aziende. Dal 1996 al 2002 è stato Consigliere di Amministrazione dell’Eni. Dal 2000 al 2001 è stato Presidente della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Dal 2002 al 2009 è stato componente del consiglio di amministrazione di Unicredit Banca d’Impresa. Ha fatto parte di diversi comitati scientifici di imprese, fondazioni e istituti. Dal 1993 al 1995 è stato il rappresentante italiano di Transparency International, organizzazione che lotta contro la corruzione economica. Dal 2002 è tra i componenti del World Oil Council. Dal 2003 fa parte dell’International Board dell’OCSE per il no profit. È attualmente professore ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Analisi Culturale dei Processi Organizzativi. È collaboratore del Corriere della Sera e de Il Sussidiario.net.


Il potere dei senza potere

Volantino_Havel_coloriPerché rileggere oggi, a 35 anni di distanza, un testo scritto alla fine degli anni Settanta, in una situazione geopolitica diversissima dall’attuale, quando il blocco sovietico era ben saldo e l’autore un «dissidente» tenuto sotto stretto controllo dalla polizia? Eppure proprio nel contesto di crisi e di crisi di identità che da anni affligge l’Italia e l’Europa, sono opere come questa che sollecitano a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e la politica, tra l’«io» e il potere.

L’Associazione culturale Antonio Rosmini presenta

venerdì 21 giugno alle ore 21.00
nel centro congressi Padova “A. Luciani”

via Forcellini 170/a

Oltre lo statalismo, il potere dei senza potere

Verrà presentato il libro dell’ex-presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel “Il potere dei senza potere”, recentemente rieditato in coedizione La Casa di Matriona-Itaca

Interverrà

Michele Rosboch professore di storia del diritto italiano ed europeo all’Università degli Studi di Torino

Introduzione

Stefano Montaccini rettore delle Scuole Romano Bruni

 

Info rosmini@diade.org. L’iniziativa è finanziata con il contributo dell’Università di Padova con i fondi della legge 3.8.1985 n.429 sulle iniziative culturali studentesche.

Václav Havel (Praga, 5 ottobre 1936 – Hrádeček, 18 dicembre 2011) è stato uno scrittore, drammaturgo e politico ceco. È stato l'ultimo presidente della Cecoslovacchia ed il primo presidente della Repubblica Ceca. In una delle opere che lo hanno reso celebre, Il potere dei senza potere (conosciuto in Italia grazie all'opera del Centro Studi Europa Orientale - CSEO - di Forlì), Havel ha brillantemente teorizzato il cosiddetto Post-totalitarismo, termine usato per descrivere il moderno ordine socio-politico che ha fatto sì che la gente potesse, per usare le sue parole, "vivere all'interno di una menzogna".

Descrivendo un sistema post-totalitario, in cui l’«io» sembrerebbe condannato all’irrilevanza, sorprendentemente Havel ne fa invece il perno e il protagonista della vita pubblica perché «tutti coloro che vivono nella menzogna ad ogni momento possono essere folgorati dalla forza della verità» con esiti imprevedibili sul piano sociale: «nessuno sa quando una qualsiasi palla di neve può provocare una valanga».


Il potere dei senza potere

Il-potere-dei-senza-potere-Havel-600px[1]di Václav Havel, curato da Angelo Bonaguro e con prefazione di Marta Cartabia, Itaca 2013

E' in libreria il saggio “Il potere dei senza potere” che viene ripubblicato a oltre 20 anni dall’edizione italiana (e a pochi mesi dalla riedizione ceca), insieme al saggio ”La politica e la coscienza”, ed insieme ad altri testi inediti in italiano. Il libro, edito da "La casa di Matriona" e Itaca ha una prefazione di Marta Cartabia.

In un periodo di confusione ideale e relativismo culturale, il pensiero di Havel rappresenta un’occasione formidabile, e soprattutto attuale, per riflettere sul fondamento dell’impegno civile e politico, a partire dal desiderio della persona e dalla volontà di costruire nella verità e nella libertà“.

"Tutti abbiamo di fronte agli occhi un unico compito fondamentale.(…) Di confidare nella voce della coscienza più che nelle speculazioni astratte, di non inventare una responsabilità diversa da quella che tale voce ci indica; di non vergognarci di essere capaci di amore, di solidarietà, di compassione e di tolleranza, ma al contrario di liberare queste dimensioni fondamentali della nostra umanità dall’esilio nel privato, e di accettarle come unici autentici punti di origine di una comunità umana dotata di senso; di lasciarci guidare dalla nostra stessa ragione, e di servire in ogni circostanza la verità come nostra fondamentale esperienza”.

In questa affermazione sta tutta l’attualità della riflessione di Vaclav Havel per l’odierna situazione civile e politica del nostro Paese e dell’Europa nel suo insieme. Iniziata nella seconda metà degli Anni Settanta a partire dall’esperienza diretta dei regimi totalitari e comunisti, essa ha saputo cogliere il fondamento radicale, e originale, dell’ impegno civile e quindi politico: la persona con la sua libertà, con la sua capacità di desiderare il vero e di costruire un’esistenza, in tutte le sue dimensioni, a partire da questo. Quanto concreta e tutt’altro che velleitaria fosse tale posizione, è testimoniato anzitutto dalla stessa parabola umana di Havel, prima drammaturgo, poi “dissidente”, e infine Presidente della Repubblica Ceca, e dal crollo dei regimi dell’Est europeo. Una posizione con cui vale la pena confrontarsi anche in Italia e in Europa, oggi, nel momento in cui le motivazioni di un impegno nella società e nella politica sembrano frustrate dagli esempi negativi di molti “professionisti della politica” e da una pesantissima crisi economica che mette in luce l’insufficienza dei presupposti economicistici della costruzione europea.
Da Havel viene l’invito a riprendere la responsabilità verso la propria vita, prima di ogni calcolo ed esito “politico”: è in questo tentativo la prima e vera dignità della persona, che nessun totalitarismo –dello stato e dell’economia, a Est come a Ovest- potrà distruggere.

I testi che qui vengono proposti sono tutti legati da questo “filo rosso”.
Da Il potere dei senza potere (1978), al primo storico Discorso di Capodanno (1990); al discorso dedicato «alla speranza e alla morte» tenuto a Hiroshima nel 1995, così personale e assolutamente non di circostanza; all’intervento pronunciato a Parigi nel 2009, sul mistero della storia e le sorti del mondo; fino ad alcuni brani dall’ultimo colloquio, per Havel così fisicamente faticoso, registrato con il cardinal Duka nel novembre 2011 per la Televisione ceca, a meno di un mese dalla morte.

"Con il cuore al posto giusto" dalla prefazione di Marta Cartabia (Tracce, maggio 2013)