Giulio Andreotti e l’Associazione Rosmini

050524 Andreotti (144)Giulio Andreotti e l’Associazione Rosmini: lo statista romano fu uno dei più autorevoli ospiti della nostra associazione dall’incontro in aula magna del Bo del 29 settembre 2000 su “Il compromesso e l’arte della politica” fino a quello del 5 giugno 2006 sui giovani sempre al Bo con Luigi Gui.

Andreotti seguì fin dall’origine anche i convegni sull’attualità di sant’Agostino, grazie all’amicizia con don Giacomo Tantardini, scomparso poco più di un anno fa. Andreotti e don Giacomo furono per molti anni il direttore e l’ispiratore del mensile internazionale 30Giorni. In più occasioni, come ad esempio il 24 maggio 2005, il senatore stesso fu relatore dei convegni.

Vi proponiamo alcune foto della sua presenza a Padova.


La vita di Gesù: possiamo fidarci dei Vangeli?

Le_Caravage_-_L'incrédulité_de_Saint_Thomas«Apro i Vangeli e constato che in essi la fede è sempre una conseguenza. I Vangeli, che riassumono la Parola annunziata agli inizi, non sono una raccolta di proposizioni di fede, ma un racconto di ciò che è avvenuto». Così Jean Guitton, intellettuale francese di primo piano e amico personale di papa Paolo VI. Ma in che senso i Vangeli si possono considerare narrazioni storiche affidabili? E cosa ci dicono veramente di questo personaggio storico dalle caratteristiche del tutto singolari: Gesù Cristo? L’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, con il patrocinio della Facoltà Teologica del Triveneto, propone

mercoledì 17 aprile 2013 alle 21.00
Sala dello Studio teologico del Santo

piazza del Santo, 11 – Padova

La vita di Gesù: possiamo fidarci dei Vangeli?

Relatori:

Stefano Romanello
docente di Esegesi del Nuovo Testamento nella Facoltà Teologica del Triveneto

Filippo Belli
docente di Introduzione alla Sacra Scrittura nella Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

L’incontro culturale vuole essere un modo per ricordare monsignor Giuseppe Segalla, sacerdote della Diocesi di Padova e docente emerito di Nuovo Testamento nella Facoltà Teologica del Triveneto e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, scomparso l’11 luglio dell’anno scorso a 78 anni. Segalla è stato senza dubbio una delle figure più significative, a livello nazionale e internazionale, nel campo dell’esegesi neotestamentaria, noto soprattutto per gli studi sul quarto Vangelo e la ricerca sul Gesù storico. Vanta una bibliografia sterminata, testimonianza di uno studioso instancabile e appassionato della Sacra Scrittura. Una delle sue ultime fatiche è stata la Teologia biblica del Nuovo Testamento.

Il dialogo prenderà le mosse anche dalla recente riflessione di Benedetto XVI e dai suoi tre libri sulla figura di Cristo Gesù di Nazaret (2007), Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione (2011) e L’infanzia di Gesù (2012). Tre testi nei quali l’interrogativo sulla storicità dei Vangeli è particolarmente vivo. Inoltre il papa emerito sottolinea che non i vangeli sono mere documentazioni di un fatto che riguarda il passato, ma narrazioni che si pongono in modo del tutto particolare in rapporto con il tempo presente. «Una domanda del giusto esegeta», scrive Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, «deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione».

Il tema sarà svolto da due tra i teologi italiani che più hanno approfondito la questione. Nato a Udine nel 1961, presbitero dell’Arcidiocesi di Udine, Stefano Romanello ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico in Roma e successivamente il dottorato in Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana in Roma nel maggio 1998. È insegnante di Esegesi del Nuovo Testamento nello Studio teologico interdiocesano di Gorizia - Udine - Trieste, affiliato alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e presso gli Istituti superiori di Scienze religiose di Udine e Portogruaro (VE). È autore di vari articoli riguardanti soprattutto le lettere paoline e di alcune monografie tra le quali si ricordano Lettera agli Efesini, Paoline, Milano 2003, Lettera ai Galati, Messaggero, Padova 2005 e Una legge buona ma impotente. Analisi retorico-letteraria di Rm 7,7-25 nel suo contesto, EDB, Bologna 2000.

Milanese, nato nel 1963, Filippo Belli è sacerdote della diocesi di Firenze. Dopo l’ordinazione nel 1995, ha proseguito gli studi a Roma al Pontificio Istituto Biblico ottenendo la Licenza e il Dottorato lavorando sulla Lettera ai Romani. Ritornato a Firenze, nel 2001 ha iniziato a insegnare nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale di Firenze dove svolge tuttora la sua attività di docente con corsi di Introduzione alla Sacra Scrittura, di greco biblico e di altri temi biblici. Oltre la sua tesi dottorale (Argumentation and Use of Scripture in Romans 9-11, 2010), ha pubblicato in questi anni diversi articoli e saggi, in particolare su san Paolo e l’uso delle Scritture nel Nuovo Testamento. Svolge inoltre l’attività di conferenziere e di guida di pellegrinaggi in Terra Santa.


Papa Francesco e i Convegni sull’attualità di sant’Agostino

libri don GiacomoIl nuovo papa Francesco, quando era cardinale, ha scritto la prefazione de “Il tempo della Chiesa secondo Agostino”, il libro che raccoglie gli incontri dell’Associazione Rosmini sull’attualità di sant’Agostino che vedevano come relatore don Giacomo Tantardini. Le lezioni si sono tenute  nell’aula magna dell’Università di Padova, nel corso di tre anni accademici, dal 2005 al 2008. Il testo è stato editato da Città Nuova nel 2009 per la collana Studi Agostiniani e fa seguito all’analogo volume “Il cuore e la grazia in sant’Agostino”, che raccoglie gli anni accademici 2002-2005.

«Si può dire in tanti modi che il santo vescovo d’Ippona è attuale», esordisce il cardinale Bergoglio nel suo testo. «Si possono azzardare rivisitazioni della sua teologia, riscoprire la modernità del suo sguardo sui moti dell’animo umano, valorizzare la genialità dei suoi giudizi davanti alle vicissitudini storiche del suo tempo, per certi versi così simili a quelle del tempo presente. Nelle sue lezioni agostiniane, con i testi letti e commentati in presa diretta, don Giacomo ha individuato e seguito un’altra filigrana. Se Agostino è attuale, se ci è contemporaneo - come questo libro documenta - lo è soprattutto perché descrive semplicemente come si diventa e si rimane cristiani nel tempo della Chiesa. Quel tempo che è il suo, così come è il nostro».

Vi proponiamo il testo integrale della prefazione del cardinale Jorge Mario Bergoglio pubblicato sul sito internet di Città Nuova.


Bergoglio: Don Giacomo, l’uomo dello stupore

04-04-012[1]«Don Giacomo, l’uomo dello stupore; l’uomo che si è lasciato stupire da Dio e ha saputo dischiudere il cammino affinché questo stupore nascesse negli altri». Così il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ora papa Francesco I, su don Giacomo Tantardini, scomparso il 29 aprile 2012 e per undici anni nostro relatore ai Convegni sull’attualità di sant’Agostino. Vi proponiamo il suo ricordo di don Giacomo e un suo testo su “L’attrattiva Gesù”, un’opera di don Luigi Giussani.

da 30Giorni: Il mio amico don Giacomo

da IlSussidiario.net: PAPA/Bergoglio: ecco cosa c’entra Don Giussani con me


Aleksandr Šmeman - I passi della fede. Conversazioni domenicali

175Smeman“Una religione senza Cristo è un fenomeno spaventoso... Per i primi cristiani il Suo Corpo è sull’altare perchè Egli è in mezzo a loro. Per i Cristiani di oggi Cristo è qui perché il Suo Corpo è sull’altare... Nel primo caso tutto scaturisce dalla conoscenza di Cristo, dall’amore a Lui. Nel secondo, invece, prevale il desiderio di “produrre una sacralità”. Là, si è condotti alla comunione dalla sequela a Cristo e da essa scaturisce la sequela a Cristo. Qui, Cristo non sembra entrarci quasi per nulla”.

“E’ impossibile dimostrare la fede, si può invece testimoniarla. Il Vangelo testimonia appunto l’esperienza fatta da coloro che videro e ascoltarono Cristo, e gli credettero, lo amarono fino al punto che Egli diventò la loro vita... Anche noi abbiamo quest’esperienza, unica e senza paragoni: un avvenimento di duemila anni fa che possiede un significato decisivo per la nostra vita oggi. Proprio in questo consiste la fede: nella vertiginosa, inconcepibile certezza che tutto ciò che Cristo ha fatto e detto, l’ha fatto per me, l’ha detto a me”.

Il testo è un prezioso strumento per introdursi all’«Anno della fede» che si apre nell’ottobre 2012. Infatti, attraverso la ricchezza della liturgia della Chiesa orientale, il lettore è guidato ai «passi» della fede indicati dai misteri centrali della vita cristiana, in un cammino di riscoperta della verità della vita. La liturgia è «un’epifania che rende possibile amarlo, pregare per la sua venuta, sentirlo come l’unum necessarium». È la «“presenza” in questo mondo di qualcosa di completamente, assolutamente diverso, ma che poi in qualche modo illumina tutto il resto, e a cui in qualche modo tutto fa riferimento, la Chiesa come Regno di Dio “in mezzo” a noi e “dentro” di noi».

I passi della Fede, Conversazioni domenicali di Aleksandr Šmeman, La Casa di Matriona 2012, curato da Giovanna Parravicini.

Recensione online dal sito CulturaCattolica.it
Brano tratto dall’introduzione del volume
Un brevissimo video di presentazione
Sito internet dell’editrice La Casa di Matriona di Russia Cristiana


Una mostra e un convegno a Padova in ricordo di Jérôme Lejeune

2012-02img1[1]L’Associazione Down Dadi e l’Associazione Cilla, in collaborazione con il Comune di Padova, e con il Patrocinio dell’Università di Padova e dell’Ulss 16 di Padova presentano:

Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?
Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune

Centro Culturale San Gaetano (Corridoio Scamozzi) - Via Altinate 71
domenica 17 marzo – domenica 24 marzo 2013

 

Orari mostra: tutti i giorni 8.00 - 20.00, ingresso libero.

Prenotazioni visite guidate nella sede della mostra oppure chiamando dalle 9 alle 16 i seguenti numeri: tel. 049-8303024 049-8033878

La mostra mette a tema l’uomo e il suo destino proponendo un’indagine sulla “natura umana”: a partire dalla testimonianza di Jérôme Lejeune, fondatore della genetica clinica, attraverso gli sviluppi di questa disciplina e le più recenti acquisizioni della biologia evoluzionista sul determinismo genetico.

Il percorso espositivo si articola in tre parti. Nella prima si prende in esame l’uomo Lejeune e la fondazione della genetica clinica. Viene ripercorsa la sua formazione scientifica nel contesto delle conoscenze biomediche del suo tempo. Viene quindi descritta la sua attività scientifica, il suo approccio alla ricerca e le sue scoperte: in particolare, come è arrivato a dimostrare nel 1958 il nesso tra sindrome di Down e trisomia 21.

Nella seconda parte del percorso si esaminano gli sviluppi della genetica clinica. Dalle scoperte di Lejeune ad oggi la genetica ha fatto enormi progressi. Oggi conosciamo la gran parte dei geni dell’uomo e l’intera sequenza del suo DNA; è possibile quindi individuare le basi genetiche di numerose malattie. Ma questa conoscenza è per curare meglio, come affermava Lejeune, o è per selezionare (eugenetica)?

Infine la mostra propone una domanda: il nostro destino è scritto nei nostri geni? Viene sottoposta a critica l’idea, peraltro molto diffusa, che ci sia un “gene per” ogni caratteristica (capita spesso di leggere: “scoperto il gene per l’altruismo, il gene per l’aggressività, il gene per l’intelligenza ecc.”). La moderna biologia evolutiva ci dice che il corredo genetico più che un “programma esecutivo” è un insieme di “strumenti” che l’organismo biologico usa, insieme a molte altre fonti di informazione, per costruire la sua vita.

Giovedì 21 marzo 2013 alle 15.00 nella sala Paladin di palazzo Moroni a Padova si terrà inoltre un convegno di presentazione della mostra in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down, dal titolo “Jerome Lejeune e la scoperta del trisoma 21 (sindrome di Down)”.

Interverranno Carlo Soave, professore ordinario di Fisiologia vegetale all’Università di Milano, Pierluigi Strippoli, professore associato di Biologia applicata all’Università di Bologna e Corrado Viafora, professore ordinario di Bioetica all’Università di Padova.

La locandina dell’evento


Il mistero della materia: il bosone di Higgs

Francesco Lo Sterzo2Sabato 9 marzo incontro a Padova con Francesco Lo Sterzo, ricercatore italiano 27enne del Cern di Ginevra che ha fatto parte dell’equipe di scienziati responsabile dell’importante scoperta

L’hanno chiamata “particella di Dio”, ma solo per un equivoco. Il bosone di Higgs teorizzato da Peter Higgs nel 1964 e confermato sperimentalmente il 4 luglio dell’anno scorso dagli scienziati del Cern di Ginevra, non ha direttamente che fare con l’esistenza di un Essere Superiore. Il nome fantasioso è stato prodotto da un fatto del tutto casuale: quando fu presentato, nel 1993, il libro divulgativo sulla sensazionale scoperta, l’editore cambiò il titolo da “The Goddam Particle” (la particella maledetta, chiamata così perché nessuno riusciva a trovarla) in “The God Particle”, anche se l’altro nome sembrava più appropriato.

Tutto ciò evidentemente non rende meno sensazionale la scoperta e avvincente la storia dell’équipe che ha lavorato al progetto. Per questo motivo l’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, in collaborazione con il Liceo scientifico Romano Bruni propone

sabato 9 marzo 2013 alle ore 10.45
nell’aula P300 di via Paolotti 2 a Padova

IL MISTERO DELLA MATERIA: IL BOSONE DI HIGGS
Storia di una scoperta raccontata da un protagonista

Incontro con Francesco Lo Sterzo del Cern di Ginevra.

Francesco Lo Sterzo, 27 anni, giovane ricercatore abruzzese, ha fatto parte dell’equipe di scienziati responsabile dell’importante scoperta. È nato a Roma, città in cui si è laureato in Fisica delle particelle all’università La Sapienza. Subito dopo la laurea si è trasferito a Chicago per la laurea specialistica, quindi a Ginevra, dove ha effettuato il dottorato di ricerca. In Svizzera, assieme ad altri scienziati italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Lo Sterzo comincia a lavorare nell’ambito di «Atlas», uno dei mega-esperimenti lungo l’anello sotterraneo del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle più grande del mondo.

Il giovane ricercatore italiano spiegherà a un pubblico non necessariamente composto da addetti ai lavori in cosa consiste l’importanza della scoperta di cui hanno parlato – a proposito o a sproposito – i media di tutto il mondo (l’autorevole rivista Science l’ha scelto quale Breakthrough per l’anno 2012) e del fascino dell’avventura scientifica da lui vissuta in prima persona.

Significative al proposito le parole con cui Fabiola Gianotti, responsabile del progetto ATLAS che il 4 luglio 2012 ha avuto il privilegio di annunciare la prima osservazione di una particella che è compatibile con il celebre bosone di Higgs. «Sono una scienziata e, in quanto tale, sono davvero convinta che la modestia e l’umiltà siano caratteristiche fondamentali per chi fa un lavoro come il nostro», ha raccontato in un’intervista la ricercatrice italiana.

«Anche se straordinari», ha proseguito, «tutti i passi in avanti che facciamo ci ricordano sempre che conosciamo ancora così poco della fisica delle particelle. Ci rimane ancora tanto da studiare, che non posso far altro che rimanere ben salda con i piedi per terra, e continuare con umiltà il mio percorso di ricerca».

bosone.invito

Scarica la locandina dell’incontro.


Uno straordinario affresco sul Concilio (reale)

papa«Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come il Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa». Nessun modo migliore per farlo che riprendere le parole di Benedetto XVI pronunciate a braccio al clero romano giovedì 14 febbraio 2013. Un affresco straordinario, una sintesi potente sui principali documenti e i contenuti del Concilio Vaticano II e insieme un giudizio puntuale sul presente della Chiesa nel mondo.

Leggi qui il testo dell’intervento dal sito internet del Vaticano

Guarda il video dal sito di Radio Vaticana.


La Nota di Cl sulla politica: un contributo (e un dibattito) originale per capire il momento presente

L'intervento di Massimo Borghesi uscito sul suo blog ospitato dal nostro sito fa riferimento alla Nota di Comunione e Liberazione del 2 gennaio scorso sulla situazione politica e in vista delle prossime scadenze elettorali (nella foto il presidente della Fraternità di Cl don Julián Carrón). Pensiamo che questo documento sia un contributo importante ed interessante non solo per gli aderenti di Cl, ma per tutti. Per questo vi invitiamo a leggerlo. Sempre nella stessa pagina (a questo link) potete trovare una rassegna stampa che sintetizza il vivace dibattito che è nato a partire da tale giudizio.

 

Nota di Comunione e Liberazione sulla situazione politica e in vista delle prossime scadenze elettorali

Ufficio stampa di CL Comunicato stampa
02/01/2013

I mezzi di informazione continuano a chiamare in causa il nome di Comunione e Liberazione a proposito delle vicende politiche, paventando divisioni e contrasti all’interno del movimento sulle scelte elettorali dei prossimi mesi.

Per prima cosa, desideriamo ribadire quanto è da sempre nella natura di CL, ma che in questo momento è particolarmente evidente: l’unità del movimento non è una omologazione politica, tanto meno si identifica con uno schieramento partitico, ma è legata all’esperienza originale di CL (e in questo senso viene prima di qualunque opinione o calcolo pur legittimo): un aiuto a vivere e a testimoniare la fede come pertinente alle esigenze della vita. È con tale esperienza che ogni aderente al movimento ha la possibilità di paragonarsi, qualunque sia il suo posto nella società.

In secondo luogo, alla luce di questa preoccupazione fondamentale, l’impegno politico in senso stretto riguarda la persona e non CL in quanto tale. Per parte sua, il movimento guarda con simpatia chi, tra i suoi aderenti, decide di assumersi il rischio di un tentativo politico; e si augura che dall’educazione ricevuta, e in continuità col magistero ecclesiale, tragga continuamente i criteri ideali per impegnarsi in favore del bene comune, della libertà della Chiesa e del benessere anche materiale del Paese, assicurando con la propria presenza nelle istituzioni le condizioni di una reale democrazia, cioè una libertà espressiva e associativa delle persone e delle formazioni sociali. Si attuerebbe così l’auspicio di Benedetto XVI: «I cristiani non cercano l’egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana. […] Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione» (21 maggio 2010).

A metà degli anni Settanta, in un momento altrettanto problematico per la vita civile italiana, don Giussani formulò alcuni giudizi che possono rappresentare anche oggi un contributo per vivere da cristiani nei vari ambiti della società, fino alla politica:
1. «Il primo livello di incidenza politica di una comunità cristiana viva è la sua stessa esistenza, in quanto questa implica uno spazio e delle possibilità espressive»; essa, «per propria natura, non chiede la libertà di vita e di espressione come solitario privilegio, ma piuttosto di riconoscimento a tutti del diritto di tale libertà. Quindi, per il solo fatto di esistere, se sono autentiche, le comunità cristiane sono appunto garanti e promotrici di democrazia sostanziale». In questo senso, «la moltiplicazione e la dilatazione di comunità cristiane vitali ed autentiche non può che determinare la nascita e lo sviluppo di un movimento il cui influsso sulla società civile tende inevitabilmente ad essere di sempre maggior rilievo; l’esperienza cristiana diventa così uno dei protagonisti della vita civile, in costante dialogo e confronto con tutte le altre forze e le altre presenze di cui questa si compone».
2. «Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni, ed insieme coi quali sente i problemi. Per la profonda esperienza fraterna che in essa si sviluppa, la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea ed un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata».
3. «Quando dalla fase della sollecitazione e dell’animazione politico-culturale si giunge a quella della militanza politica vera e propria, non è più la comunità in quanto tale ad impegnarsi, ma sono le singole persone che a responsabilità propria, anche se formate dalla vita concreta della comunità medesima, si impegnano alla ricerca di strumenti ulteriori di incidenza politica sia teorici che pratici». Perciò, «non è affatto né corretto né leale l’uso, invalso su molti giornali, di definire “candidati di CL”, “consiglieri comunali di CL” quei militanti del nostro movimento che si sono direttamente impegnati nelle campagne elettorali ed in genere nella militanza politica, come pure − e soprattutto − non è affatto corretto definire “leaders di CL” i dirigenti dei gruppi da essi costituiti».
Giussani concludeva, perciò, che «c’è fra noi tutti in quanto CL, ed i nostri amici impegnati nel Movimento Popolare e nella DC, un’irrevocabile distanza critica», in quanto «se non fosse così, se cioè qualsiasi realizzazione per il solo fatto di essere stata promossa da persone di CL […] diventasse meccanicamente “del movimento”, l’esperienza ecclesiale finirebbe per essere strumentalizzata, e le comunità si trasformerebbero in piedistalli ed in coperture di decisioni e di rischi che invece non possono che essere personali» (L. Giussani, Il Movimento di Comunione e Liberazione. Conversazioni con Robi Ronza, Jaca Book, Milano (1976) 1986, pp. 118-121).

Questi spunti, proposti quasi quarant’anni fa da don Giussani, fondatore di CL, ci appaiono quanto mai attuali nel panorama politico italiano di questi mesi e rappresentano, pertanto, ancora il giudizio più lucido e sintetico con cui guardiamo l’evolversi delle iniziative politiche e delle proposte che da esse nasceranno nelle prossime settimane.


Benedetto XVI - L'infanzia di Gesù

infanzia"L'infanzia di Gesù" di Benedetto XVI, edito da Rizzoli e Libreria Editrice Vaticana. È il terzo volume della trilogia di Joseph Ratzinger dedicata a Gesù di Nazaret con cui il Santo Padre completa con la parte dedicata alla venuta al mondo di Cristo quell'opera che aveva in animo di scrivere da tanti anni. «Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano, all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù. Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico — è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata. Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.» Joseph Ratzinger — Benedetto XVI

Tracce: Il cuore della Storia
Corriere della Sera: Il grande interrogativo: Chi dite che io sia?
La Stampa: Una risposta alle obiezioni sulla storicità dei vangeli
J. M. Garcia: Una storia reale (Tracce, Dicembre 2012)

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