DSC04362[1]Un notista politico di primo piano come Antonio Polito presenta il suo libro “Contro i papà” a Ca’ Edimar, il villaggio padovano dell’accoglienza. E apre un dialogo appassionato sull’educazione, vera chiave per uscire dalla crisi. Ecco il resoconto pubblicato sul sito internet dell’Associazione Italiana Centri culturali. Nella foto, Polito durante la serata a Ca’ Edimar.

 

Centriculturali.org, domenica 24 novembre, Dialogo sull’educazione a Ca’ Edimar (E. Andreatta)

 

Cosa ci fa in una serata di tardo autunno una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano a Ca’ Edimar, il villaggio padovano che accoglie ragazzi che per tante ragioni non possono stare con la famiglia d’origine? «Io sono qui perché ho conosciuto Mario Dupuis», confessa Antonio Polito. Tempo fa si sono ritrovati insieme a una presentazione di “Contro i papà”, il libro di Polito che punta il dito contro i padri che fanno gli amici, i sindacalisti, i complici, i “mammi” dei loro figli. E l’amicizia è scattata subito. I due sono diversissimi. Ma hanno molte cose in comune. Lo stesso impegno su fronti diversi. Mario nell’accogliere e accompagnare quei ragazzi. Antonio, il riformista per antonomasia, nella sua passione per un Paese apparentemente irriformabile.

È partendo da qui, dall’attività di notista politico, che Polito giunge a una conclusione apparentemente strana: alla radice della crisi di oggi non ci sono anzitutto fattori sociali, economici, politici. Ma umani. C’è un’attesa quasi salvifica nei confronti dello stato che in altri paesi non si riscontra. E un senso di deresponsabilizzazione diffuso. Ma non bisogna aspettarsi che sia il sistema a cambiare. «Dobbiamo essere noi i primi a tirarci su le maniche, a risolvere i problemi». Il volontariato ad esempio sembra al massimo un “di più”, un surplus di generosa disponibilità. «Invece non è qualcosa di aggiunto». Se non altro, perché è utopia il solo pensare a un welfare statale per gli anziani nei prossimi decenni. Polito rincara la dose: «Il Sessantotto nel nostro Paese non è mai finito. Disobbedendo ai padri e obbedendo ai figli, abbiamo diminuito i principio di responsabilità, con la complicità delle varie ideologie». Per questo l’educazione è «la prima emergenza nazionale».

«Tu non fai un’analisi, ma attraverso dati e giudizi, esprimi una ricerca, ci spingi a cercare il punto vero della questione». Mario reagisce così alle affermazioni del giornalista, partendo dalla sua esperienza di educatore: «Una delle frasi che più mi ha colpito del tuo libro è quando dici che “fingiamo di fare il loro bene, ma in realtà facciamo il nostro”. La paternità si è smarrita perché essa è il vertice della gratuità nel rapporto, e non c’è gratuità perché è bloccata l’esperienza dell’uomo nello sperimentare che ciò che hai generato non è tuo. Ti è dato per accompagnarlo al suo destino. Senza questo nascono i disastri di quelli che chiami papà.». Polito annuisce, ascolta con attenzione. Poco prima confessava: «Ho presentato il mio libro a centri culturali, comunità, scuole libere. È stata una bellissima sorpresa vedere che nel nostro paese c’è tanta gente che sente come cruciale il tema dell’educazione». Solo ieri dalla prima pagina del Corriere bacchettava Renzi e Grillo, faceva il contropelo al Cavaliere e a Cuperlo. Ora è qui in periferia a imparare da una piccola opera di carità. Ecco cosa significa davvero essere un riformista