caf045Quella sorta di splendida, casuale coincidenza, che gli antichi chiamavano fato e che i più arditi contemporanei hanno il coraggio di chiamare provvidenza, mi portò a vedere alcune magnifiche copertine, e mi fermai. Sì perché ormai il mio cervello funziona al contrario e rifiuta con gioia quella massima materna che impone di “non giudicare mai un libro dalla copertina”. Quei piccoli, fin troppo piccoli (13 x 14 cm) fumetti della ormai dimenticata seconda edizione della “collana eroica” (328 numeri usciti settimanalmente dal ’63 al ‘70) non li apersi nemmeno, li comperai (non tutti naturalmente) per le copertine. Molte, riuscii a scoprire poi, erano dell’italiano Pino Dell’Orco.

Ora, per usare un eufemismo, potremmo dire che si trova “poco” di Pino Dell’Orco nella rete, così mi toccò (e con gioia devo ammettere) comprare libri appositamente. Libri splendidi come The art of war, Aarrgghh!! It’s War o The War Libraries di David Roach. Fu agli inglesi quindi che mi rivolsi per avere informazioni riguardo uno dei più grandi copertinisti italiani! David Roach e il collezionista Alan Barnard risposero e cominciò un bizzarro scambio epistolare (via mail s’intende). Mi hanno quindi concesso di pubblicare alcune immagini e informazioni che in lunghi anni hanno a poco a poco raccolto, e solo grazie a loro posso così riassumere la vita del grande e sconosciuto Dell’Orco.

CBAxFu uno scolaro ossessionato dagli aeroplani che crebbe nella Roma degli anni Trenta, leggendo fumetti come Will Sparrow eroe dell’aria di Kurt Caesar che lo appassionarono ancora di più all’aviazione. Artista prodigioso cominciò giovanissimo presso lo Studio Favalli sotto le guide di Enrico De Seta (celebre cartellonista cinematografico) del quale ben presto riuscì ad assorbire lo stile (dipingendo cartelloni che poi De Seta firmava spacciando per suoi). Negli anni Cinquanta, invece di seguire la moda e trasferirsi a Milano, volò a Rochford vicino Londra dove, grazie all’aiuto dell’agente Bryan Colmer, riuscì a far parte dei copertinisti di guerra delle Fleetway Publications. Più di 300 copertine furono affidate a lui da parte di quella che all’epoca era la più grande casa editrice di comic book al mondo.

Assieme a molti dello Studio Dami che collaboravano con la Fleetway, anche il De Gaspari si trovava in quel periodo a lavorare per la stessa collana, scrive ancora Roach, e si pensava fosse lui il migliore (anche perché veniva pagato 30 ghinee a copertina anziché 25), eppure il minimalismo di Dell’Orco impiegò poco tempo a conquistare gli occhi di tutti, a stregare gli animi. Le composizioni scabre ed essenziali, quelle sue grandi campiture cromatiche alla Bernie Fuchs e d’ispirazione vagamente gauguiniana, controbilanciano a pieno le particolareggiate immagini di Biffignandi, la leziosità di De Gaspari, il realismo fotografico di Bruno Faganello.

foto (2)Nel 1957 illustrò persino le pagine della Storia dell’aeronautica: dalle origini ai giorni nostri di Rodolfo Gentile, tanto era diventata meticolosa la sua conoscenza delle macchine aeree.

Dopo la rottura con la moglie londinese tornò a Roma dove continuò a collaborare con alcune riviste del settore e si propose di dar vita ad un museo dedicato naturalmente… agli aerei. Si spense pochi anni fa, e mi dispiace molto non aver avuto occasione di conoscerlo: lo immagino salire in alto su un biplano, nel cielo dietro le nuvole, per unirsi all’immenso sciame degli aerei perduti, come nella scena centrale del Porco rosso di Miyazaki.

Sembrerà ingenuo o superficiale dire che queste illustrazioni di guerra parlano da sé, ma non occorre un occhio esperto per coglierne la tecnica raffinata (penso alla realizzazione delle esplosioni o delle pale rotanti…), il genio compositivo, il minimalismo cromatico di cui già si parlava.

E pensare che il più delle volte le copertine di questi fenomenali artisti venivano stampate senza alcuna indicazione, nell’anonimato. Molti di loro si consideravano dei semplici artigiani, degli impiegati.

caf033Eccoci invece di nuovo stupiti, finalmente lieti di riconsegnare a questi “artisti sperduti” il merito dovuto!

Che queste poche righe (le uniche per ora in lingua italiana) possano provocare i curiosi, far rombare nuovamente i motori della ricerca, far spiccare il volo a chi desidera raggiungere e conoscere uno dei più “alti” illustratori italiani.

 

(Giovanni Scarpa)