Mozart, che spasso!

mozartSabato 20 settembre alle ore 21.00 nella Sala dello Studio teologico, presso la Basilica di Sant’Antonio di Padova, si terrò il concerto

MOZART, CHE SPASSO!

Musiche di Amadeus... ovviamente! Il concerto vuole svelare al pubblico il lato più “spassoso” del più grande genio musicale di tutta la storia attraverso l’interpretazione dell’Ensemble Waldhorn.

Programma:

DIVERTIMENTO IN RE MAGGIORE KV 136

QUARTETTO PER ARCHI N.1 IN SOL MAGGIORE KV 80

EIN MUSIKALISCHER SPASS KV 522

Ensemble Waldhorn:

Gabriele Falcioni e Antonio Russo - corno
Michele Torresetti e Paolo Lambardi - violino
Matteo Torresetti - viola
Giacomo Grava - violoncello

INGRESSO LIBERO Info 346-3187575

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L’iniziativa è finanziata dall’Università di Padova ai sensi della legge 3-8-1985 n.429 per le iniziative culturali studentesche.

 

Gabriele-Falcioni[1]Il Divertimento in re maggiore Kv 136, scritto da Mozart, sedicenne, di ritorno a Salisburgo dopo il soggiorno italiano, è una pagina brillante, sospesa fra la fattura del pezzo d’ensemble e l’impianto quartettistico. Venne composto nei primi mesi del 1772 insieme ai divertimenti K 137 e K 138 nel periodo tra il secondo e terzo viaggio in Italia. L’opera non è di così facile collocazione in quanto si attiene allo spirito del divertimento ma non alla sua forma; è costituito di fatto solo di tre movimenti con il secondo lento. Non si tratta neppure di un quartetto perché, sebbene sia scritto per quattro strumenti, manca del caratteristico linguaggio cameristico. Il compositore a soli sedici anni propone in definitiva una sua scuola e un suo modello scrivendo di fatto musica sinfonica attraverso l’assemblaggio di alcuni strumenti per essere assimilato alla sinfonia italiana.

Mozart compone il suo primo quartetto (Quartetto per archi n.1 in sol maggiore Kv 80) in una locanda di Lodi, il 15 marzo 1770, «alle 7 di sera» si legge sull’autografo, durante una sosta sulla via per Bologna. A Milano, il compositore aveva avuto modo di ascoltare quartetti di Sammartini e di cogliere la lezione di un linguaggio strumentale inteso anzitutto come trattamento lineare e smaliziato delle strutture formali, eleganza melodica e capacità artigianale dì confezionare una composizione sulla base di un materiale quanto mai elementare.

Ein musikalischer Spaß (Uno scherzo musicale) Kv 522 è una composizione cameristica scritta a Vienna nel giugno del 1787. È anche conosciuta come Divertimento per quartetto di archi e due corni. L’appellativo con cui l’opera viene a volte indicata nei paesi di lingua tedesca, Dorfmusikantensextett(“sestetto dei musici paesani”), è fuorviante: questo brano di satira musicale, infatti, non ha affatto per bersaglio i suonatori di paese; l’intenzione dell’autore era invece quella di realizzare una parodia dei compositori alla moda che, nella Vienna dell’epoca, riscuotevano successo di pubblico e plauso presso la Corte imperiale, pur essendo in realtà musicisti mediocri. Tuttavia, dietro l’evidente desiderio di voler essere maldestro, si cela comunque Mozart, tant’è che il critico Hermann Abert scriverà: «È veramente un capolavoro del genere, una satira deliziosa, dietro le cui pazzie traspare sempre la sicura mano del maestro». Theodor W. Adorno scrive che in questa composizione Mozart ha espresso la sua “tendenza irresistibile alla dissonanza”, che qui è stata nascosta dal compositore “sotto la forma del grottesco” al fine di renderla accettabile all’orecchio dei suoi contemporanei; in questo senso, Adorno considera lo Scherzo musicale K 522 “una precoce anticipazione” del Petruška di Stravinsky.

 

 


Tutto esaurito il 22 giugno per l'escursione a San Lazzaro degli Armeni

san_lazzaro[1]Un grande successo, oltre 160 adesioni, e inevitabile tutto esaurito domenica 22 giugno 2014, festa del Corpus Domini, per l’escursione veneziana di una giornata a San Lazzaro degli Armeni, Sant’Elena, San Giuseppe e San Pietro in Castello organizzata dall’Associazione culturale Antonio Rosmini, grazie all'organizzazione del dottor Romano Tiozzo. Abbiamo comunque attivato una lista d'attesa in caso di rinunce (320-1810768 romano.tiozzo@ve.camcom.it).

 

Il costo della giornata è di € 20.00 comprensivo del pranzo, del passaggio con la motonave, della visita alle chiese e dell’incontro con la scrittrice, più un’offerta ai monaci.

 

Il programma prevede la partenza dal Parcheggio di San Giuliano a Mestre alle ore 9.00. Nel parcheggio ci sono una trentina di posti auto liberi che possono essere occupati altrimenti il park ha altri posti al prezzo di € 5 per l’intera giornata.

 

Con la Motonave “Pirata” verso le 10.00 arriveremo all’Isola. Ci dividiamo in tre gruppi. Il primo gruppo dalle 10.00 alle 11.00 visita il museo e la Biblioteca storica. Alle 11.00 il Padre Abate celebrerà la S.S. Messa del Corpus Domini in Armeno che seguiremo con la traduzione. La messa è cantata e dura circa un’ora ed un quarto.

 

Alle 12.30 il secondo gruppo fa la visita, mentre con gli altri due gruppi si inizia il pranzo (riso, Baccalà e Polenta, Vin da mar della Cantina di Jesolo).

 

Alle 13.30 in terzo gruppo fa la visita. Gli altri possono stare in giardino e visitare l’esterno dell’isola. Il posto è ombreggiato e portandosi dei teli ci si può sedere nell’erba.

 

scrittrice Arslan alla LetterariaAlle 14.30 ci raggiunge la scrittrice Antonia Arslan per una conversazione sulle sue opere e sulla storia del popolo armeno, la sua fede, la sua cultura e le sue tradizioni millenarie.

 

Alle 16.00, dopo aver acquistato, per chi vuole, la marmellata di rose canine dei monaci, riprenderemo il nostro viaggio verso una zona di Venezia non contemplata dagli itinerari tradizionali. Si tratta dell’isola di Sant’Elena e di Castello che raggiungeremo con la motonave.

 

Visiteremo le tre chiese (a piedi sono circa 20 minuti di strada). Sant’Elena dove sono custodite le reliquie del corpo dell’Imperatrice madre di Costantino. Il parroco ci aprirà la chiesa e guiderà la visita.

 

Poi San Giuseppe in Castello con le opere di Paolo Veronese, Tintoretto, il mausoleo al Doge Grimani ed uno dei dipinti più grandi del mondo di mq. 540 di Gianantonio Torri che sembra duplicare la Chiesa.

 

Ed infine San Pietro in Castello costruita su disegno probabilmente di Andrea Palladio, ma non seguita da lui. La Chiesa fu la Cattedrale del Patriarca di Venezia fino al 1807 quando Napoleone volle che la cappella del Doge attigua al Palazzo Ducale diventasse la sede del Patriarca.

 

Alle 19.00, indicativamente rientreremo al parcheggio di San Giuliano per il ritorno a Padova.

 

 

Il Pranzo è preparato dagli amici di Cà Edimar

 

I bimbi sotto i 6 anni non pagano e quelli da 6 a 14 anni pagano € 10,00.


Terra Santa: archeologia e racconti evangelici

locandina_terra_santa_finale2Non è la prima volta che l’Associazione culturale Rosmini di Padova dedica incontri pubblici al tema della storicità del cristianesimo e alle testimonianze tangibili di Cristo e dei suoi primi seguaci. Per cui puntuale giunge l’appuntamento per giovedì 22 maggio 2014 alle ore 21.15 nella sala dello Studio teologico della Basilica del Santo con l’incontro “Terra Santa, archeologia e racconti evangelici”.

 

Di grande rilievo i relatori: Dan Bahat archeologo e docente all’Università di Toronto, il suo collega dello Studium Biblicum Franciscanum padre Eugenio Alliata ofm, con l’esegeta e docente nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale don Filippo Belli in qualità di moderatore.

 

L’incontro nasce da alcune sollecitazioni contenute in un’intervista a Dan Bahat pubblicata nei mesi scorsi sul quotidiano Avvenire. Professore – era la domanda del cronista - lei ha dedicato la vita alla ricerca, crede che sia importante l’archeologia delle terre bibliche, e perché? «Credo che la ricerca archeologica non sia mai fine a se stessa, specie quando è fatta in territori che coinvolgono la nostra fede», la riposta dello studioso. «Io sono ebreo», proseguiva Bahat «e quale ebreo non posso che riconoscere la grande importanza dell’indagine sulle radici della mia fede. Lo stesso vale per i cristiani. A Gerusalemme la fede s’interseca con la storia e senza alcuna paura e pregiudizio è dovere dello scienziato investigare e ricercare le verità che la scienza può restituirci. Non si tratta di chiedere conferme all’archeologia, ma di lasciare che l’archeologia ci aiuti a comprendere la nostra comune storia».

 

Una posizione che ci è sembrata subito molto interessante quella di Bahat. L’archeologo israeliano parla dell’archeologia come strumento di comprensione più che di verifica. Quello che ci interessa infatti non è mettere in dubbio la veridicità di ciò che la tradizione ci ha consegnato, ma conoscere e approfondire attraverso i dettagli e le notizie di vita quotidiana, fatta di spazi, muri e oggetti quasi banali, la vita che ci è raccontata nei Vangeli. Per questo motivo la “Rosmini” ha chiesto a padre Alliata di raccontare nel suo intervento proprio la vita quotidiana a Cafarnao ai tempi di Gesù.

 

«Oggi in Terra Santa sono conservati luoghi precisi, spesso consacrati dalla costruzione di una basilica edificata a loro protezione», commenta ancora Stoppa. «Sono siti visitati da migliaia di pellegrini perché tramandati come i veri luoghi in cui si sono svolti i fatti più importanti della vita di Gesù, dal concepimento miracoloso di Nazareth, la sua nascita a Betlemme, alla sua vita quotidiana a Cafarnao durante i suoi anni di vita pubblica fino alla frequentazione del tempio di Gerusalemme e la sua passione, morte e resurrezione. Come ci insegna infatti Sant’Agostino, “Non si può amare senza conoscere, e non si può conoscere senza amare”».

 

L’iniziativa è finanziata con il contributo dell’Università di Padova sui fondi per le iniziative culturali studentesche ed è realizzata in collaborazione con ATS pro Terra Sancta e con il patrocinio della Custodia di Terra Santa.

 

 


Giorgio Vaccari. Laico, cioè cristiano

Giorgio VaccariSi terrà sabato 15 marzo 2014 alle 17.00 a Bassano del Grappa nell’Aula n. 14 pian terreno dei Padri Scalabriniani la presentazione del volume di Matteo Fiore e Maria Letizia Vaccari Giovanni Giorgio Vaccari Laico, cioè cristiano pubblicato in occasione del centenario della nascita di Giorgio Vaccari (1913-1991). Interverranno il giornalista Eugenio Andreatta e Maria Letizia Vaccari, insegnante.

Bassanese di origine (vi nacque il 6 ottobre 1913) Giorgio Giovanni Vaccari in realtà a Bassano si stabilì definitivamente con la famiglia nella sua casa alla Santissima Trinità solo con il pensionamento nell’ottobre del 1973. Eppure a Bassano è figura notissima, per la sua opera di instancabile ed entusiasta animatore di iniziative sociali, soprattutto rivolte agli anziani, quasi fino alla morte, sopraggiunta il 24 febbraio 1991.

Cresciuto e formatosi all’interno dell’associazionismo cattolico, Vaccari si è sempre interessato di problemi sociali, in particolare di anziani e poveri, ma il suo preminente interesse è stato l’impegno a favore delle missioni. Ha vissuto per quasi quarant’anni a Milano, con un intervallo di quasi cinque anni trascorsi, per lavoro, in Argentina.

Nel centenario della sua nascita, i famigliari e gli amici offrono alla cittadinanza una breve biografia in sua memoria, grati per tutto quello che ha testimoniato. Il volume, completato da una sezione fotografica, è ricco di episodi inediti e spesso gustosi. Vaccari infatti era una persona ilare e spesso organizzava scherzi ad amici e conoscenti. Dal volume però emergono anche capitoli meno noti ai bassanesi, quali l’impegno lavorativo in America Latina e poi in Italia, con le iniziative a favore dei lavoratori dell’azienda, la partecipazione alla resistenza, grandi e piccole opere sociali da lui messe in piedi e tanti gesti di carità praticata con discrezione e verso tante persone in difficoltà.

La sua è «una figura genuinamente cristiana che si staglia nel tessuto laborioso e fecondo della provincia vicentina come un frutto buono della sua terra», scrive il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol in un messaggio allegato al volume, che sarà letto integralmente durante la presentazione.

«Ho capito», aggiunge monsignor Pizziol, «come Vaccari abbia non solo dato spessore a delle intuizioni umane e sociali che, per così dire, portava in sé, ma - anche - come le abbia messe a servizio dell’intera comunità, civile e religiosa. «Con voi, allora, non posso non ringraziare e lodare Dio per la presenza che nel territorio vicentino e di missione è stato Giovanni Giorgio Vaccari. La sua fede l’ha portato a vivere sempre con umiltà, sapendo che tutto ciò che faceva doveva andare per un bene più grande del suo: così ha fatto a Milano per quarant’anni, per quasi cinque anni in Argentina ed ancora negli ultimi diciassette anni a Bassano del Grappa».

Ecco alcune foto di Giorgio, tra cui una di don Giussani con i nipoti Vaccari e una a Kiringye, nell’attuale Repubblica democratica del Congo, dove la figlia Letizia era in missione.


Quelle tenaci primavere arabe: le foto

IMG_5906Ecco le foto, realizzate da Filippo Stoppa, dell'incontro di venerdì 7 marzo al Centro universitario di via Zabarella a Padova sul tema “Quelle tenaci primavere arabe” con l'islamologo Samir Khalil e il sociologo Enzo Pace, con il coordinamento di Andrea Pin.


“PLaNCK!” Da piccolo farò lo scienziato!

planckDa un’idea di due dottorande dell’Università di Padova è nata la prima rivista di divulgazione scientifica per bambini in italiano e inglese. In realtà molto più di una rivista. Ne parla il sito web IlSussidiario.net

 

Leggi l'articolo:

IlSussidiario.net, domenica 23 febbraio, PLaNCK!/ Da piccolo farò lo scienziato

 

«Stranamente, quasi nessuno riesce a capire l’importanza di un’idea. Talvolta però, ci riesce un ragazzino; e quando capita un ragazzino così, siamo di fronte a uno scienziato. Quando arriva l’epoca dell’università, è già tardi per acquisire lo spirito giusto. Dobbiamo quindi cercare di insegnare a cogliere il senso di queste idee ai bambini» scrive Richard P. Feynman ne Il piacere di scoprire. Ed è proprio con quest’idea, con il piacere di scoprire e di raccontare le scoperte ai più piccoli, che nasce “PLaNCK!”, rivista di divulgazione scientifica per ragazzi della scuola primaria in italiano e inglese, unica nel suo genere in Italia. Il numero 1 è uscito a gennaio sul tema della luce ed è possibile acquistarlo online dal sito della casa editrice Cleup (http://www.cleup.it/PLaNCK.html), oppure in libreria.

PLaNCK!, la cui testata fa riferimento al grande fisico Max Planck e alla chimica (sì perché se osservate bene com’è scritto “PLaNCK!” vi accorgerete che le lettere sono elementi della tavola periodica) ha cominciato a concretizzarsi circa un anno fa a partire dall’idea di due dottorande dell’Università di Padova, Agnese Sonato e Marta Carli, che raccontano da quali idee è nato il progetto.

Cosa rende unico PLaNCK! nel panorama italiano?

Innanzi tutto, a realizzare la rivista è una redazione giovane con formazione universitaria in vari ambiti, da quello scientifico a quello grafico, passando per le lingue straniere e la formazione primaria. Poi ci proponiamo di mantenere un legame con l’Università, realtà da cui proveniamo, sia tramite un comitato scientifico composto da docenti dei dipartimenti di Fisica e Astronomia e di Scienze chimiche padovani, sia raccontando la ricerca che viene fatta all’interno della nostra Università. Con PLaNCK! infatti, vogliamo contribuire alla diffusione del lavoro che si fa all’interno dei laboratori alla cittadinanza a partire dai più piccoli, missione che dovrebbe essere sempre più attuale nel mondo accademico.

Non rischia di rimanere un progetto solo universitario, che fatica a coinvolgere scuola e famiglia?

Ogni numero, ancora in versione bozza, viene sottoposto alla revisione e al giudizio dei bambini, che diventano così anche protagonisti di questo progetto, oltre che lettori. Andiamo in due classi della scuola primaria e, con un’attività che imita quella di una vera redazione, educhiamo i ragazzi a capire quello che è adatto o meno a loro, a interrogarsi su cosa piace o meno, a suggerire modifiche… Insegniamo loro a porsi delle domande, questo è l’obiettivo di portare PLaNCK! in via non definitiva nelle scuole. Perché osservazione e spirito critico sono alla base della scienza. È grazie alle domande e alla curiosità dei più piccoli di fronte alle meraviglie del mondo che ci circonda che PLaNCK! può evolvere con i suoi lettori.

Anche la lingua inglese è una caratteristica importante.

Sì, perché avvicina i ragazzi fin da piccoli alla lingua ufficiale delle pubblicazioni scientifiche e rende PLaNCK! uno strumento che può essere utilizzato a scuola per lavori interdisciplinari e che può stimolare l’interazione tra genitori e figli nella scoperta dei fenomeni naturali, delle loro cause, dei grandi scienziati della storia, delle curiosità scientifiche e anche delle “bufale” da cui spesso siamo sommersi.

Quindi la testata non è solo per bambini.

Mentre i piccoli lettori si immergono in fumetti, giochi, esperimenti e articoli curiosi, anche i genitori possono avvicinarsi alla scienza, leggendo le numerose curiosità che vengono raccontate in maniera semplice e accattivante. PLaNCK! diventa una lettura di famiglia, così che lo stupore nei confronti della scienza possa essere condiviso tra genitori e figli.

Tutto questo con cadenza quadrimestrale.

Al momento questa è la periodicità che riusciamo a garantire perché diamo vita a PLaNCK! per passione e nel tempo libero e tutto viene gestito tramite l’associazione di promozione sociale no-profit di cui facciamo parte e che è proprietaria della rivista, Accatagliato (http://accatagliatoassociazione.wordpress.com/). In ogni uscita si parlerà di un unico tema e alterneremo chimica, fisica, biologia e molto altro ancora. La fantasia non manca.

Da quanto dite, PLaNCK! non si propone solo come rivista,

Nelle nostre intenzioni è anche molto di più. È un progetto unico e innovativo che crea una rete tra realtà e soggetti che non sempre riescono a comunicare tra loro e vuole insegnare al bambino ad interrogarsi su quello che gli viene presentato e sul mondo che lo circonda. Abbiamo anche un sito web, www.planck-magazine.it, da cui è possibile abbonarsi e che affiancherà la rivista durante le sue uscite con un blog e con contenuti aggiuntivi per ragazzi e insegnanti.

 

PLaNCK! sul web:

www.planck-magazine.it

https://www.facebook.com/pages/PLaNCK/303730623106576?fref=ts

https://twitter.com/planckpeople?refsrc=email

 

Per informazioni scrivere a:

redazione@planck-magazine.it

 

 

 

 


“Vita di don Giussani”, il video dell’incontro padovano

vdg 024Un politico, un uomo di chiesa e un giornalista si confrontano a viso aperto su “Vita di don Giussani”. Tre voci non provenienti dalla storia di Cl ne descrivono il fondatore, ognuno dal suo peculiare punto di vista. Con loro, l’autore del volume, Alberto Savorana, che ha operato per vent’anni al fianco di don Giussani, ma che per scrivere questo volume ha dovuto ripartire da zero, o quasi.

Ecco il video dell’incontro che si è svolto il 6 febbraio 2014 a cura dall’Associazione culturale Rosmini con Luciano Violante, monsignor Danilo Serena e Antonio Ramenghi e con i saluti del sindaco reggente di Padova Ivo Rossi e del rettore della basilica del Santo padre Enzo Pojana.

 


Il 6 febbraio a Padova la presentazione della “Vita di don Giussani” di Alberto Savorana

copertina1«Tutto per me si è svolto nella più assoluta normalità, e solo le cose che accadevano, mentre accadevano, suscitavano stupore, tanto era Dio a operarle facendo di esse la trama di una storia che mi accadeva e mi accade davanti agli occhi.» 

(Luigi Giussani)

 

Giovedì 6 febbraio 2014 alle 21.00 nel Centro congressi Padova “A. Luciani” (via Forcellini, 170/a) si terrà la presentazione del volume “Vita di don Giussani” di Alberto Savorana (Rizzoli 2013), a cura dell’Associazione culturale Antonio Rosmini, Interverranno, Luciano Violante, già presidente della Camera, monsignor Danilo Serena, già vicario generale della Diocesi di Padova, il direttore del Mattino di Padova Antonio Ramenghi e l’autore del libro, oltre che portavoce di Cl, Alberto Savorana. Introdurrà i lavori Eugenio Andreatta, giornalista.

«La storia di don Giussani è così significativa», ha scritto il suo successore Julián Carrón, «perché ha vissuto le nostre stesse circostanze, e ha dovuto affrontare le stesse sfide e gli stessi rischi, ha dovuto fare lui stesso il cammino che descrive in tanti brani delle sue opere».

Le circostanze che ha attraversato e le persone incontrate sono state decisive per il delinearsi della vocazione di don Luigi Giussani: i suoi genitori, i professori e i compagni del Seminario, le sue letture, il sacerdozio, i primi giovani conosciuti in confessionale o in treno, l’insegnamento, le incomprensioni e i riconoscimenti, la malattia.

Don Giussani ha sempre considerato il cristianesimo come un fatto, un evento reale nella vita dell’uomo, che ha la forma di un incontro, invitando chiunque a verificarne la pertinenza alle esigenze della vita. Così è stato per i tanti ragazzi e adulti di tutto il mondo che hanno riconosciuto in quel prete dalla voce roca e attraente non solo un maestro dal quale imparare, ma soprattutto un uomo col quale paragonarsi, un compagno di cammino affidabile per rispondere alla domanda: come si fa a vivere?

Oggi uno di quei “ragazzi”, che con lui hanno percorso un tratto importante della loro vita e continuano a seguire ciò che egli stesso seguiva, prova a raccontare chi era e come ha vissuto don Giussani attraverso molti documenti inediti. Nasce così questa biografia che, oltre a ricostruire per la prima volta la cronaca dei giorni del fondatore di Comunione e Liberazione, offre ai lettori il segno della sua eredità per la vita delle persone e della Chiesa.

Info 329-9540695

 

VITA DI DON GIUSSANI di Alberto Savorana

pagine: XI + 1354 + 32 di immagini

formato: cm 16x24,5

prezzo: € 25 ed. cartacea, € 11.99 in eBook

Accedi alla SCHEDA-LIBRO con possibilità di acquisto online.


Le foto della serata dedicata ad Etty Hillesum

Vi proponiamo le foto (realizzate da Carola Bruno) della serata lunedì 25 novembre nella sala polivalente Don Bosco di Padova con il monologo Etty Hillesum - Cercando un tetto a Dio con Angela Demattè e l’introduzione dell’Autrice, Marina Corradi.


Benvenuto a casa. A Padova la presentazione del libro di Massimo Camisasca

nagle_vincent[1]La scoperta di essere amato è l’esperienza più importante della vita. Ed è quella che ci rende capaci di amare. Quando si vive la gioia di essere accolti, si diventa capaci di accogliere. È questo il messaggio di “Benvenuto a casa”, il volume di don Massimo Camisasca fondatore della «Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo», attualmente vescovo di Reggio Emila-Guastalla. Il volume sarà presentato

mercoledì 13 novembre 2013, ore 21.00
Ca’ Edimar, via Due Palazzi, 43

BENVENUTO A CASA

di Massimo Camisasca, San Paolo Edizioni 2013, p. 100.

 

Interviene don Vincent Nagle della Fraternità Sacerdotale san Carlo Borromeo (nella foto)

Coordina Francesca Trevisi, giornalista

Incontro organizzato da Associazione Edimar e Associazione Famiglie per l’Accoglienza Veneto.

In questo agile volume Massimo Camisasca parla per la prima volta direttamente alle famiglie che accolgono ragazzi in affido. Il libro contiene anche alcuni estratti di lettere scambiate con queste famiglie e costituisce, più in generale, una riflessione sul tema dell’accoglienza. “Nel nostro tempo in cui tanto si dibatte attorno alla convivenza fra uomini e donne di diverse culture, etnie, lingue e religioni, queste pagine vogliono offrire un itinerario semplice di accoglienza dell’altro. Qualunque persona è altro da me, ed è un segno del mistero che mi chiama, un segno di Dio nella mia vita.”

Non sono storie facili quelle che emergono dal libro di monsignor Camisasca: l’adozione e l’affido sono doni straordinari che però sono chiamati a misurarsi con la realtà della vita, cioè stanchezze, gelosie, delusioni, litigi, accanto a  tenerezza, gratitudine, affetto, dedizione. Camisasca non vuole affatto nascondere queste difficoltà: lascia esprimere alle stesse famiglie le proprie fatiche. Ma vi sono anche delle gioie straordinarie riservate a chi sa donarsi completamente, attraverso una «generazione» che non sia meramente materiale ma anche spirituale e affettiva.

Partendo da queste storie, coinvolgenti ed espressive, l’autore svolge una riflessione ad ampio raggio. E mette in luce quelli che dovrebbero essere gli atteggiamenti giusti per costruire «la casa sulla roccia». Primo fra tutti la pazienza: «Il nostro essere assieme sia pieno di pazienza. Qualcosa si deve spezzare in me per lasciare posto all’altro. La parola pazienza porta dentro di sé l’esperienza della sofferenza: pathos. La pazienza è fatta di sangue e di luce insieme. Permette di scoprire degli aspetti dell’altro che non conoscevamo».

Massimo Camisasca, ordinato prete nel 1975, ha fondato la «Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo», di cui è stato per anni superiore generale. Il 29 settembre 2012 è stato nominato dal Santo Padre vescovo di Reggio Emilia - Guastalla. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri, La sfida della paternità. Riflessioni sul sacerdozio (2003), Questa mia casa che Dio abita. Riflessioni sulla vita comune (2004), Passione per l’uomo. I passi della missione cristiana (2005), Sentieri d’Asia illuminati. Lettere ai missionari (2006), Il nuovo Occidente. Lettere ai missionari (2008) Don Giussani (2009), Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa? (2010).

Vincent Nagle è nato a San Francisco, California, USA. Dopo la laurea in sociologia e materie classiche alla Università di San Francisco, ha lavorato in Marocco come insegnante di inglese per il Ministero dell’Educazione del Marocco e in Arabia Saudita, per poi conseguire un master in teologia a Berkeley, California. Vincent è poi entrato in seminario a Roma ed è stato ordinato prete nel 1992. Ha preso una laurea in islamica nel 1994 e ha passato il decennio successivo negli Stati Uniti come cappellano in un ospedale del New England. Dal 2006 al settembre 2012 è stato in missione in Terra Santa. Oggi è a Roma.

L’Associazione Famiglie per l’Accoglienza è una rete di famiglie diffuse sul territorio nazionale e in diversi Paesi del mondo, che si sostengono nell’esperienza dell’accoglienza familiare e la promuovono come bene per la persona e per la società intera. La storia dell’associazione in Veneto ha più di venticinque anni. Dall’incontro iniziale con un gruppo di famiglie affidatarie e adottive di Milano, “Famiglie per l’Accoglienza” è diventata nel tempo un punto di riferimento e di aggregazione per molte famiglie anche del Veneto.

Ca’ Edimar è un “villaggio” alla periferia di Padova dedicato al sostegno di giovani in difficoltà e delle loro famiglie. È un luogo dove sono attive due case di accoglienza per minori e una scuola di cucina e di panificazione. L’attività Edimar è presente a Padova dal 1997. In particolare l’Associazione di volontariato Edimar promuove la rete di famiglie coinvolti in percorsi di accoglienza e di affido collegati con l’esperienza di Ca’ Edimar.