mostra-cancelli-2Il primo dicembre è stata inaugurata al Cafè de la Paix di Bologna la mostra del critico d’arte e pittore – oltre che editorialista del nostro sito – Mario Cancelli, dal titolo “Eredità, io, gesto”. La mostra rimane aperta fino al 15 gennaio 2017. Riportiamo la recensione di Art Tribune (a questo link) ma soprattutto il testo critico di Patrizia Pizzirani che riportiamo qui sotto.

 

Mario Cancelli nasce critico d’arte

di Patrizia Pizzirani

mario-cancelliLo sguardo, il mirare, sono un suo chiodo, si può dire, come attestano alcuni quadri. Schiodarsi da quel mirare, da quel contemplare, è stato il lavoro di una parte della sua vita che questa mostra documenta.

Negli anni ’80 avviene l’incontro con William Congdon, mirato sì alla luce rapinosa e gloriosa dell’estetica teologica di von Balthasar, ma anche osservato, indagato e restituito alla sua propria action painting, contro altri critici che ne celebravano la mistica dissoluzione.

babbo-mamma-io-e-paesaggio-1999-olioCancelli inizia a dipingere con alcuni piccoli quadri già preziosi nel 2002: Luna, ferita, che ricorda sia l’orma di Congdon che un sipario sfondato, fra Fontana e Leopardi, Sole, Scorpiace, Paesaggio, Ei-lat e Scorpiace, sabbia.

Di quegli anni è anche la serie Edipo latino: Il sogno di Caligola (Incitatus, notte. Presagio) e Edipo latino, lo scriba. A GBC, i quali illustrano una nuova libertà, una libertà da divano, che l’autore conosce e registra anche pittoricamente: il rimosso che ritorna trova spazio e si disinnesca in un fumetto graffito che apre all’umorismo, perché anche la patologia ha una sua rispettabile amabilità.

mostra-cancelli-3Va detto che subito dopo, per anni, tale libertà di discorso viene quasi accantonata: è la lunga teoria dei bellissimi piccoli paesaggi, molti in verticale, dove l’orizzonte è in agguato sulla terra, ristretto o sconfinato, tramonto o giorno notturno e dove l’unico evento è talvolta una frana che precipita dall’alto, citazione materica del dramma che non scalfisce l’idillio.

mostra-cancelli-1Cancelli mira la natura, “stanza smisurata e superba”, un luogo ideale che quasi lo ipnotizza: se perfino nei campi cristologici di Congdon il dramma non mancava mai, qui ciò che non manca mai è appunto l’idillio, su cui l’autore impasta e fa scendere ampie dosi di fangosi autunni morlottiani. Insomma, l’eredità si rivela più apparente che reale, anche perché, mentre Congdon procede per sottrazione, aspira all’essenziale pittorico per denudare l’immagine, Cancelli procede per accumulazione, talvolta per “superfetazione” o abuso materico in corpo pittorico.

immacolata-concezione-2015-olio“Mai usato un pennello, mi farebbe orrore”: così dichiara Cancelli.

La spatola, piccolo, rudimentale e gioioso strumento, ci mette nel mezzo di quel gioco di bambini (“se non ritornerete come bambini”) che i quadri di quest’autore sono: per i più recenti si potrebbe parlare di infant action, parafrasando la tanto amata-mirata action painting, tale è la furia di dipingere con cui sono stati fatti e l’ironia e il divertimento che essi comunicano.

la-morte-di-mose-4-aperitivo-a-babbo-morto-2016-acrilicoNel 2016, interrompendo la fase idillico-contemplativa, inizia infatti una sorta di fumetto biblico, forse una jewish action che pare ben lontana dall’esaurirsi, in cui assistiamo a numerose morti di Mosè, il liberatore-fondatore d’Israele, seguite da festeggiamenti nel deserto post parricidio: e il mondo è di un viola livido, come si conviene a chi sta già erigendo il totem e producendo conseguenti inevitabili tabù. Sono rappresentazioni rese possibili dalla riflessione assidua sulle opere di Freud, in particolare Mosè e il monoteismo.

Anche L’albero si riconosce dai frutti 1 è del 2016: un frutto dorato giace a terra, a dire quale albero fosse quello che, significativamente, è scomparso dal quadro. Quel luminoso agrume cade sulle ceneri dell’ontologia e dice la scoperta che il pensiero di Gesù è economico: scandalo da sempre censurato.

schiodarsi-dallideale-2016-acrilicoL’albero si riconosce dai frutti 2 sviluppa la stessa acquisizione del pensiero di natura, ma si riposa in un verde spento, istoriato e pomeridiano, come un frammento di tappezzeria matissiana.

Sempre del 2016 sono anche i vari La millenaria piaga che ci siamo portati dall’Egitto, cioè le circoncisioni ispirate dai versi di quell’Heine che aveva favorito in Freud l’inizio della riflessione sul monoteismo e la conseguente critica alla religione.

Allo stesso anno appartengono anche le due nebbiose Piramidi, che sorgono in una sfocata lontananza, monumenti del Superio, rappresentato quasi come un mostro di famiglia: sulle pendici di PiramidePaneveggio crescono perfino due abeti (la piramide delocalizzata dall’Egitto al Trentino racconta che la nevrosi è universale ed è lei la vera globalizzazione).

citta-franaNel 2016 arriva anche la piccola serie dei Superio (Let it fall e Il Superio 1 e 2) che evolvono da antichi, disfatti asfalti di estati bolognesi, e da tentazioni-resurrezioni, queste sì pittoricamente congdonianissime, dove il nero si ritirava davanti alla luce.

Quel catrame, reale o metaforico, è per Cancelli quasi la garanzia del gesto, perché attesta che l’io-pensiero è passato di lì; gesto così tanto ribadito forse per scappare alla paresi della contemplazione di cui egli sente tuttora il richiamo: io ci sono, dice quel gesto, non per una platonica eternità, ma in saecula saeculorum.

A quella libertà iniziale l’autore dimostra di voler ritornare.

Così pensava anche l’Edipo latino del piccolo quadro omonimo (qui citato all’inizio) dipinto nel 2004, che occorre riprendere per concludere: un Edipo laico, felice di poter finalmente rappresentare il proprio rimosso, graffito sulla parte superiore, e di salvarsi in tal modo dalla catastrofe dell’ideale che paralizzava l’Edipo greco; più simile dunque all’Edipo riuscito di Hartmann Von Aue. Il gesto stesso in tale prospettiva perde l’aura romantica e forse potrà abilitarsi a raccontare il suo moto. È il caso di dire che quel piccolo quadro è dedicato a G.B. Contri cui, evidentemente, questa mostra risulta a sua volta dedicata.