Mozart, Debussy e Ravel per il concerto padovano della pianista Mikiko Koh

mikiko-koh-portraitDomenica 18 settembre alle 17.30 nella chiesa di Santa Caterina in via Cesare Battisti, 245 a Padova si terrà il concerto della pianista Mikiko Koh, con musiche di Mozart, Debussy e Ravel. L’evento è promosso dal Centro universitario di via Zabarella.

Mikiko Koh è nata in Giappone nella città di Hakodate (Hokkaido) nel 1983. Si è laureata in musica nel collegio musicale Toho Gakuen con il massimo dei voti. Tramite la Fondazione musicale Rohm viene ammessa all’unanimità al Conservatorio di PARIGI e lì si diploma nel 2008. Riceve prestigiosi premi e riconoscimenti, quali il primo premio al IV Concorso Internazionale Chopin, in Asia, nel 2003 e il premio Debussy al IV Concorso Internazionale di piano, nell’Ile-de-France nel 2008.

Ha eseguito diverse performance di musica da camera, ad esempio nel 2003 come solista al Concerto n.1 di Chopin con la Krakow State Philharmonic Orchestra. Partecipa come solista a “Les Rencontres Musicales Internationals d’Enghien” in Belgio, con interpretazione come miglior studente tra i vari provenienti da tutto il mondo.

Ha esordito a Tokyo nel 2007 come solista in musica da camera al Festival Internazionale di Mozart in Hokkaido nel 2009 e nel 2011.  Nel 2010 e nel 2011 si è esibita al Festival Internazionale d’art lyrique d’Aix-en-Provence in Francia. In Giappone viene scelta come membro della giuria al Festival Debussy 2012 dall’Associazione degli insegnanti di pianoforte. Ha affiancato diverse celebri personalità musicali come Oleg Sendetsky, primo violoncellista del Mariinsky Theatre Orchestra in Russia, o Hikaru Sato, dell’Orchestre de Paris in Francia e molti altri.

Ha perfezionato i suoi studi in pianoforte con i maestri yukio yokoyama, jacques rouvier, janusz olejniczac, e in musica da camera con alain meunier, regis pasquier, ma anche in jazz con Glenn Ferris.

Negli ultimi anni le sue attività come solista e pianista di musica da camera sono concentrate sia in Giappone che in Francia, assieme agli alunni del Conservatorio Jacob Quartet di Parigi. Oltre a queste attività insegna al Liceo musicale. Nel 2013 è uscito il suo primo CD “Brillante à la carte”.

 


Tra metallo e nerdaggine. Appunti sul genere Mecha

mecha-4di Giovanni Scarpa. Lo ammetto sin da subito: il breve articolo che segue è una scusa per parlare di un modellino. Il modellino di un robot o, per essere più precisi, di un Mecha: lo ZVB3000 di Kow Yokoiama (comunemente detto Ma.K). Come incipit direi che siamo sul nerd andante, ma era inevitabile. Perché quando alla gioia di vedere alcune riproduzioni di questo S.A.F.S (Super Armored Fighting Suit) nel web, è seguita la delusione di non trovare alcuna recensione in lingua italiana, ho deciso scrivere questi appunti.

mecha-3E non solo non ho trovato alcuna recensione dell’artista in questione o della sua opera, ma del “genere Mecha” in toto (animazione, fumetti, modellismo...). Esistono, certo, forum su forum gestiti da nerd italiani iperqualificati; ma parlano sempre di Gundam, Evangelion e tutta quella combriccola nipponica un poco chic, che mi è sempre parsa (con tutte le spade, gli spadoni, i bazooka e i bazookoni) oppressa da una sorta di horror vacui grafico (e finisco sempre a immaginare chissà quale magnifica creatura avrebbe potuto disegnare Jacovitti!!)

mecha-2Lo ZVB3000 conserva invece, per quanto mi riguarda, lo spirito stesso del genere Mecha. Un genere cioè che non cerca di aumentare la familiarità del metallo con la carne, di creare sofisticate macchine pensanti, novelli Frankenstein in lamiera. No, il fine del Mecha è dar vita a vere e proprie armature d’acciaio, esoscheletri raffinati o grezzi che fanno uso della tecnologia per proteggere l’uomo celato al loro interno. È una corazza che si deve percepire in tutta la sua massa, che dev’essere pesante, vi si devono scorgere le ammaccature (che sono cicatrici di guerra), la vernice scrostata, la ruggine.

mecha-1Lo sanno i vecchi capolavori di Armored Troopers, quelli del manga Black History (di cui ho potuto gustare per ora solo le copertine), così come quelli più moderni dell’inglese Ian McQue. Tutti quelli cioè che non hanno dimenticato le proprie origini belliche: i vecchi Tank delle guerre mondiali, l’artiglieria pesante degli incrociatori. Lo hanno un po’ capito anche i robot tamarri di Pacific Rim e (in modo discutibile) le armature di Iron Man e tanti altri che meriterebbero di essere citati.

mecha-5Ma tornando a noi, cari maschi (le femmine dubito avranno continuato a leggere dopo la terza quarta riga), andatevi a vedere che figata sono le creazioni della “Maschinen Krieger”, soprattutto quelle dipinte da Max Watanabe, colorista e modellatore. Mi sento nuovamente un po’ nerd a dirlo, e ancora di più per averlo scritto, ma sono imperdibili! E lasciandovi con un po’ di suspence, provate ad immaginare cosa succederà quando mia moglie scoprirà che sto per spendere un sacco di soldi per comprarmi un modellino superfigo-deluxe di un robotino.

 


Da ottobre a Padova il corso base di Fotografia del Gruppo Antenore

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Uno scatto di Giovanni Guglielmin del Gruppo Fotografico Antenore

Anche quest’anno il Gruppo Fotografico Antenore organizza il Corso Base di Fotografia (digitale), ormai arrivato alla 11° edizione.

Il corso, che inizierà il 5 Ottobre 2016, si rivolge ai neofiti che intendono acquisire le principali conoscenze necessarie per fotografare consapevolmente, per selezionare  le proprie immagini  e, se necessario, per ritoccarle al fine di renderle comunicative e interessanti.

La prima serata è a ingresso libero e gratuito, previa prenotazionedella propria presenza da indicare inviando una mail, recante il proprio nome, cognome e numero di telefono a: info@fotoantenore.org

Per le  successive serate abbiamo previsto un costo di € 100,00 a titolo di iscrizione al Gruppo Fotografico Antenore e di contributo alle spese di organizzazione,

In allegato è possibile scaricare la brochure ed il modulo di domanda di partecipazione al corso (in formato word)  che deve essere compilato ed inviato al medesimo indirizzo mail:info@fotoantenore.org

Il Gruppo Fotografico Antenore

è un circolo fotografico di Padova aperto a tutti coloro che credono che la fotografia non sia solo un momento ludico ma, soprattutto, uno strumento culturale e artistico e vogliono unirsi e confrontarsi con altri amici che condividono la loro stessa passione approfondendo nel contempo le loro conoscenze tecniche ed estetiche.

Si riunisce ogni martedì dalle 21 alla 23
c/o Università Popolare – Corso Garibaldi n.41/1 – 35122 PADOVA
e-mail : info@fotoantenore.org


La Maschera di Mononoke

IMG_1012di Giovanni Scarpa. È ancora una volta il “caso” a consolidare intuizioni, svelare sottili connessioni. Perchè proprio mentre sbirciavo antiche maschere rituali (e non chiedetemi perché) mi sono imbattuto in quella della principessa Mononoke. O meglio, in una sospettosamente simile: la Mbambi mask della tribù africana dei Pembe.

IMG_1009Ora, e Jung non avrebbe avuto dubbi, ci troviamo evidentemente di fronte ad un Archetipo. Anche se il maestro giapponese non l’ha probabilmente mai vista, anche se quella di San è di donna-lupo e quella dei Pambe è la maschera dell’antilope, anche se Africa e Giappone non sono poi così vicini: è il mondo animale che qui si incarna, s’immaschera per così dire, nel legno e nella paglia. L’uomo muta, trasmuta in selvaggio, in spirito, nascondendo il viso.

Insomma, alla fine non ho potuto far altro che rivedere il capolavoro Miyazakiano cercando di convincere la mia futura moglie che stavo “studiando” e non “guardando un cartone animato”!

IMG_1011Un film nel quale mi è parso di scorgere l’eco di Kipling, delle odalische di Ingres, il grido potente della morte del Dio Nietzschiano, sottili venature cristologiche. Un film complesso certo, che prende le distanze da un manicheismo seducente ma sterile (bene-male, uomo-animale, selvaggio-civilizzato) nel quale emerge con forza la “poetica dello straniero”. Ashitaka è infatti l’unico a guardare “con occhi non velati dall’odio”, a convivere con il suo demone, con il dolore, senza lasciarsi dominare da giudizi affrettati e parziali. È il primo a partire da casa senza cercare di conquistare altro se non la Verità. E per questo forse proprio a lui capita di vedere, per primo, Mononoke senza maschera: di vedere in lei non lo spettro di un animale, ma il volto tenace e bello di una fanciulla.