Il 5 marzo a Padova la presentazione di Il nome di Dio è misericordia
È stato ribattezzato “il libro del Papa” – anche per quel titolo vergato di pugno dallo stesso pontefice – Il nome di Dio è misericordia, l’ultimo libro intervista a papa Francesco realizzato dal vaticanista Andrea Tornielli.
Il volume sarà presentato a Padova, dallo stesso autore, sabato 5 marzo, alle ore 17, in sala Cardinal Callegari (via Curtatone e Montanara 4 – zona San Giuseppe) all’interno di un incontro organizzato dal progetto Un attimo di pace della diocesi di Padova in collaborazione con l’Associazione culturale Rosmini.
Ad entrare nei contenuti del libro, affrontando le sfumature della misericordia saranno:
Andrea Tornielli giornalista e scrittore
Umberto Curi filosofo
Guido Bertagna sj mediatore nei percorsi di riavvicinamento tra rei e vittime
Verranno proposte quattro brevi videotestimonianze sul proprio sentire “misericordia” di quattro detenuti – Carlo, Alessio, Claudio, Giovanni – raccolte dall’équipe di Un attimo di pace.
Ingresso libero.
Il libro è stato presentato per la prima volta in Vaticano dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin e da Roberto Benigni lo scorso 12 gennaio. La presentazione è stata moderata da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Nel corso della presentazione ha proposto la sua testimonianza Zhang Agostino Jianqing, detenuto nel carcere di Padova.
LA SCHEDA: Il nome di Dio è misericordia, Edizioni Piemme, 2016, pp. 120; euro 15
«La misericordia è il primo attributo di Dio. È il nome di Dio. Non ci sono situazioni dalle quali non possiamo uscire, non siamo condannati ad affondare nelle sabbie mobili».
Con parole semplici e dirette, papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna del pianeta instaurando un dialogo intimo e personale. Al centro, c’è il tema che più gli sta a cuore – la misericordia – da sempre fulcro della sua testimonianza e ora del suo pontificato.
Nella conversazione con il vaticanista Andrea Tornielli, il Papa spiega – attraverso ricordi di gioventù ed episodi della sua esperienza di pastore – le ragioni di un Anno Santo straordinario; ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; affronta il nodo del rapporto fra misericordia, giustizia, corruzione. E rammenta: «Anche il papa è un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio».
Il nome di Dio è Misericordia è stato pubblicato in 89 paesi.
La bellezza disarmata, ecco il video
Le armonie giottesche di Marcelo Cesena, l’excursus in millenni di storia ebraica (anche padovana) di Luzzatto Voghera, l’ironia e l’umanità di Farouq, la capacità di valorizzazione e di immedesimazione di don Carrón. Ecco il video della presentazione de “La bellezza disarmata”, l’evento promosso da Comunione e liberazione e dall’Associazione culturale “Antonio Rosmini” in collaborazione con Rizzoli editore, mercoledì 24 febbraio 2016 alle 21.00 al Centro congressi Padova “A. Luciani”.
Alcuni scatti della serata
Lunedì 29 febbraio visita guidata alla mostra di Cleofe Ferrari
Delle sue opere afferma: «Per me dipingere è amare e abbracciare la realtà che mi circonda e mi accade, fissarne una traccia che diventi eterna, perché ogni volta che la guardi riaccada un incontro: una emozione, una esperienza». Lei è Cleofe Ferrari, pittrice emiliana ormai da tempo residente a Padova, e “Lo stupore nei luoghi dell’infinito” è il titolo della mostra che si tiene da lunedì 22 febbraio nella sede di Banca Mediolanum - Padova (piazzetta Bussolin, 15).
La mostra, a ingresso libero, sarà aperta fino a mercoledì 2 marzo nei giorni lavorativi con orario 9-13; 14-18.30.
Lunedì 29 febbraio alle 14.00 è prevista una visita guidata riservata ai soci dell’Associazione Rosmini. Per iscriversi scrivere a info@rosminipadova.it.
«Che Cleo Ferrari sia riuscita a unire la dote naturale del saper dipingere ad uno studio attento e approfondito, lo si capisce non solo dal richiamo all’impressionismo ma soprattutto dalla sua evoluzione espressionista che traspira dagli ultimi lavori di Monet, in particolare da quelli ben conosciuti delle cattedrali», scrive Giorgio Grasso nel catalogo della mostra. «Dalle opere pittoriche di Cleo Ferrari si evince una grande capacità tecnica, dove però prevale in modo significativo il movente poetico». «Farsi conquistare da una sua opera», prosegue il critico, «è come immergersi quotidianamente in luoghi dove il paesaggio ha il sopravvento sulle umane vicende. Nulla di meglio che ammirare una sua opera pittorica per sentire la nostra anima diventare un tutt’uno con l’anima dei luoghi da lei visti e trasportati con maestria su tela».
«Cleofe, già familiare alle tecniche dell’acquerello e dei gessetti e successivamente al più tradizionale olio all’acrilico e all’encausto», aggiunge Emanuela Centis, architetto, «fin dall’inizio ha individuato la forma espressiva della sua personalità esuberante ed energica in uno stile espressionista materico e gestuale. Le prime opere sono di piccole dimensioni, vere e proprie finestre aperte sulla realtà, nelle quali l’artista esprime il suo amore attento a cogliere la ricchezza che contiene anche il particolare apparentemente modesto, quotidiano. Così racconta con forme e colori il suo incontro con i diversi luoghi che visita o frequenta: Assisi o Gerusalemme, ma anche la sua cara campagna padana e le marine dell’Adriatico. A Cleofe non interessa semplicemente descrivere la realtà che vede, ma desidera raccontare esperienze di incontro personale con luoghi e situazioni».
Cleofe Ferrari nasce a Carpi (MO) il 16 dicembre 1950. Dopo aver svolto gli studi su stilismo di moda a Reggio Emilia, svolge fino al 2008 attività di libera professionista. Nel 1982 consegue la laurea in Psicologia all’Università di Padova. Nel 2008 consegue il diploma al master di Architettura, Arti e Liturgia promossa dalle Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa. Dal 2002 aderisce all’associazione di artisti “il Baglio” e dallo stesso anno partecipa regolarmente alle attività di disegno promosse dall’Associazione “Di.segno” di Padova, di cui dal 2006 è presidente. Nel 2005 partecipa alla mostra “La casa del Dio vicino” allestita nel corso dei lavori del sinodo dei Vescovi a Roma. Nel 2007 partecipa alla mostra di Arte Sacra “Sinfonia dello spazio liturgico” a Padova. Nel 2010 al Caffè Pedrocchi di Padova realizza la mostra collettiva “Stili a confronto”. Nel 2012 sempre al Caffè Pedrocchi partecipa alla mostra collettiva “Omaggio al Guariento” dell’associazione “Art.Tu”. Nel 2013 espone “Il Volto di San Francesco” alla mostra collettiva Scuola della Carità di Padova dell’associazione “Art.Tu”. Nel 2014 espone alla biennale internazionale, Scuola della Carità di Padova, Maison D’Art. Nel 2015/2015 “Personale” alla Maison D’Art di Padova. Dipinge nella tecnica dell’acquarello, gessetto, encausto, acrilico e olio.
Opere, info e contatti www.cleofeferrari.it cleofe.ferrari@libero.it
“Il libro dell’incontro” al centro culturale Altinate di Padova
Martedì 23 febbraio 2016 alle 20.45 nell’auditorium del Centro culturale Altinate San Gaetano il Centro universitario padovano propone “Il libro dell’incontro - Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”. Una serata di ascolto e scambio a partire dal libro a cura di Guido Bertagna, Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato. Intervengono: Giorgio Bazzega, Guido Bertagna, Andrea Coi, Grazia Grcna, Alexandra Rosati. Info: centro universitario www.centrouniversitariopd.it tel. 049 8764688.
Questo libro, pubblicato da Il Saggiatore, cambia la storia d’Italia. L’incontro di cui parla - fra vittime e responsabili della lotta armata degli anni settanta - è infatti destinato ad avviare un radicale cambio di paradigma storico: non si potrà più guardare agli “anni di piombo” con gli stessi occhi; né si potrà tornare a un’idea di giustizia che si esaurisca nella pena inflitta ai colpevoli. Le prime pagine ancora oggi dedicate alla lotta armata e alle stragi, le centinaia di libri pubblicati, i film, le inchieste dimostrano non tanto un persistente desiderio di sapere, ma anche e soprattutto un bisogno insopprimibile di capire, di fare i conti con quel periodo, fra i più bui della nostra storia recente.
È proprio muovendo dalla constatazione che né i processi né i dibattiti mediatici del conflitto sono riusciti a sanare la ferita, che un gruppo numeroso di vittime, familiari di vittime e responsabili della lotta armata ha iniziato a incontrarsi, a scadenze regolari e con assiduità sempre maggiore, per cercare con l’aiuto di tre mediatori: il padre gesuita Guido Bertagna, il criminologo Adolfo Ceretti e la giurista Claudia Mazzucato - una via altra alla ricomposizione di quella frattura che non smette di dolere; una via che, ispirandosi all’esempio del Sud Africa post-apartheid, fa propria la lezione della giustizia riparativa, nella certezza che il fare giustizia non possa, e non debba, risolversi solamente nell’applicazione di una pena.
Leggi l’articolo di Paola Bergamini sul Libro dell’Incontro dal titolo Un’altra strada pubblicato a gennaio sul mensile Tracce.
Lupin Terzo: ritorno alle origini
Scrivere su un mito intramontabile e vivo come quello di Lupin Terzo è un compito che per fortuna non compete direttamente a questo breve scritto.
Piuttosto esso vorrebbe affrontare quel problema legato alla cosiddetta (dal sottoscritto) “secolarizzazione mediatica”: il fenomeno cioè attraverso il quale rivisitazioni o reinterpretazioni contemporanee faticano a cogliere le idiosincrasie stilistiche e contenutistiche dell’opera d’arte (narrativa, poetica, pittorica...) cui fanno riferimento.
Perché se è vero che l’opera fumettistica del giapponese Monkey Punch ha visto un autorevole e magico interprete nel celebre Miyazaki, è anche vero che ultimamente si è vista in tv una, più che discutibile “avventura italiana” del ladro gentiluomo. Cambi di rotta nella grafica, nelle più intransigenti leggi dell’inconscio (soprattutto nell’ossessione di Lupin per Fujiko, surclassata, pare, da una più scialba “sposa” italiana), una generale deriva negli storyboard, ci spingono a suggerire un, se non necessario, quantomeno consigliabile ritorno alle origini. Siamo infatti convinti che, come recita il motto veneziano “Unde origo inde salus”, spesso, soprattutto per quanto riguarda i miti più celebri, una sbirciatina alla versione originale risulta più che salutare.
Basta infatti dare un’occhiata alla versione italiana delle storie giapponesi uscita nella collana “Mitico” per godere pienamente e con gusto la reale figura di Lupin: linee fluide sgorgate dal pennino acerbo ma brioso di Kazuhiko (nella foto). Tratti scattosi, animaleschi (è lo stesso autore ad aver confermato il parallelismo tra Lupin e una scimmia) suggeriscono una fuga continua, un’arguzia e un’allegria spontanee, sprezzanti. E poi ancora fisionomie grottesche, esagerate: uno stile ben lontano dalla stabilità figurativa delle serie tv. Chi nutre una, anche minima passione per questo bizzarro furfante dovrebbe, e dico dovrebbe, per lo meno provare a leggere uno degli splendidi 26 piccoli volumi usciti negli anni Novanta. Qui si trova l’anima profonda di Lupin, il vero sapore salace e aspro del suo carattere (compreso l’erotismo spinto spesso censurato nelle serie animate!).
E certamente sta qui la conferma del fatto che se i vecchi tratti neri dei primi fumetti sapranno sempre rubarci un sorriso, il Mercato odierno con le sue nuove edizioni e le mal riuscite avventure, non saprà mai truffare Lupin, né tantomeno rubargli qualcosa.
Mercoledì 24 febbraio “La bellezza disarmata” con Carrón, Luzzatto e Farouq
Il vantaggio di ogni crisi, come quella che sta attraversando attualmente la società, è che «costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto» (Hannah Arendt). È un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. È un’occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per i cristiani, chiamati a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. E proprio un’occasione di incontro vuole essere la presentazione promossa da Comunione e liberazione e dall’Associazione culturale “Antonio Rosmini” in collaborazione con Rizzoli editore
mercoledì 24 febbraio 2016, ore 21.00
Centro congressi Padova “A. Luciani”
via Forcellini 170/a - Padova
presentazione del libro
di Julián Carrón (Rizzoli 2015, pp. 370)
Interverranno
Gadi Luzzatto Voghera docente alla Boston University
Wael Farouq docente all’American University de Il Cairo e all’Università Cattolica di Milano
Julián Carrón presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione e autore del libro
Scarica la locandina e l’invito all’incontro
“La bellezza disarmata” propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento.
Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall’Autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell’uomo contemporaneo.
Il volume intende offrire il contributo di un’esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica.
Julián Carrón è nato in Estremadura nel 1950. Ordinato sacerdote della diocesi di Madrid nel 1975, ha conseguito il dottorato nel 1984 dopo aver lavorato alla École biblique et archéologique française a Gerusalemme e aver compiuto un anno di ricerca alla Catholic University di Washington. È stato professore di diverse discipline alla Facoltà Teologica San Dámaso di Madrid, anche se la sua specializzazione è in Sacra Scrittura, argomento sul quale ha scritto diversi saggi. Il 19 marzo 2005 la Diaconia centrale della Fraternità di Comunione e Liberazione lo ha nominato presidente della Fraternità, dopo la morte di don Giussani.
Wael Farouq è professore di Lingua araba all’American University del Cairo. Attualmente insegna Lingua araba presso l’Università Cattolica di Milano. È stato lecturer in numerose università internazionali, tra le quali le Università di Torino e Bologna, l’Università di New York, l’Università di Notre Dame (Indiana, USA), l’Università di Washington e l’Università di Madrid; ha pubblicato varie ricerche in arabo, italiano e inglese ed è inoltre coautore, assieme a Papa Benedetto XVI, del libro “Dio salvi la ragione”.
Gadi Luzzatto Voghera (Venezia, 1963) insegna Modern Italian History al Center for Italian and European Studies della Boston University a Padova e Storia dell’ebraismo moderno e contemporaneo all’Università di Padova. Sta lavorando a un libro sulla storia del Rabbinato. Ha pubblicato numerosi saggi. Fra le sue pubblicazioni più recenti: Antisemitismo a sinistra (Einaudi, 2007), Gli ebrei e la destra (Aracne, 2007).
La pagina facebook del libro facebook.com/labellezzadisarmata #labellezzadisarmata
La luce, in Italia, è la madre degli alluci
di Giovanni Scarpa.
L’arte, tutta letteraria, della descrizione, del dire “su” o “di”, ha certamente avuto nella penisola italica il suo più grande interprete in Carlo Emilio Gadda con buona pace, o almeno si spera, dell’agguerrito Calvino. Paradossale sorte della letteratura dunque, trovare in un ingegnere il degno erede al suo alto trono (esegesi forse magistrale della saga aladdinesca ed arturiana nonché topos, che dir si voglia, del povero-re). Ora, se c’è una branca della “descrizione” che da tempo si era perduta (e penso ad Omero o al Vasari, tra scudi d’Achille e Cristi di Donatello) è quella dell’Ekphrasis: la descrizione dell’opera d’arte. Ingrato compito, nonché ardito, quello di “dipingere con la lettera”, questo fenomeno ha spesso trovato nella cosiddetta “filosofia dell’arte” un confortevole refugium peccatorum, una più placida tenzone narrativa (senza offesa a Panofsky o Gombrich...).
Che senso ha più oggidì cimentarsi in questa assurda impresa, quando basta chiedere al signor Google? Quando la signora Jpg ci può far vedere subito tutto ciò che vogliamo?
Eppure ecco, per grazia, una splendida e raffinata Ekphrasis contemporanea, che mi capita di leggere tra le pagine del famoso Pasticciaccio gaddiano. Un sofisticato ma brioso elogio al potere del Logos, al bonario e rassicurante dominio della Parola, che senza indugio ora consegno agli innumerevoli lettori di questo blog:
- La luce, in Italia, è madre agli alluci: e se uno è un pittore italiano non ischerza, bah, come non ischerzò il Manieroni alli Du Santi, né con la luce né con gli alluci. Il metatarso di San Giuseppe s’è peduncolato di inimitabile alluce nel tondo michelangiolano della Palatina (Sacra Famiglia): il qual ditone, per una porzione minima invero, ha tegumento pittorico dal ditoncello della Sposa: una luce livida e pressoché surreale, o escatologica forse, propone l’Idea-Pollice, altamente incarnandola vale a dire ossificandola, a’ primi piani del contingente: e la recupera subito a’ metafisici livori dell’eternità. Il metatarso medesimo protubera pollice pedagno rivale del michelangiolano e palatino (a signiferare il miracolo, o meglio l’audicolo della castità virile) nei Sacri Sponsali dell’Urbinate oggi a Brera. E il dito mastro, pur disunito da’ ditonzoli, alla radice l’è speronato e nocchiuto: e di poi converge all’indentro quasi obbligato dalla gotta o dalla costrizione abituale d’una calzatura momentaneamente dimessa, o direi domum relapsa come troppo fetida per l’ora delle nozze. -
La descrizione continua per diverse pagine in una sorta di divertissement che pare una bulimica evacuazione verbale, smodata ma accurata al limite dell’erudizione (c’est Gadda). Pagine ricche di letteratura, di creatività, che meriterebbero un posto speciale in qualche bizzarro libro d’arte.