Ne ho conosciuti alcuni. Di quelli che quando alzavano la cornetta per rispondere o chiamare, staccavano per un po’ il cervello. In quei momenti (ormai estinti dal meteorite che è stato il cellulare) il loro braccio pareva avere una vita propria e presa in mano la matita, si mettevano a disegnare. Stelle, quadrati, casette, figure amorfe o complicate, se ne vedevano davvero di tutti i colori germogliare dall’inconscio liberato, su fogli, foglietti, quaderni, rubriche.
Mai avrei pensato che Lele Vianello fosse uno di loro.
Fumettista di fama internazionale, Lele è un uomo sanguigno e simpatico che sa fare delle pastasciutte straordinarie. Vive a Malamocco tra la voce della laguna e il canto del mare, in una casa che dal salotto allo studio è foderata di libri, fogli, maschere, modellini di barche a vela: alla Dylan Dog per capirci. Ma soprattutto libri, libri illustrati: Frazetta, Rockwell, Rembrandt, N.C. Whyeth… e Hugo Pratt, naturalmente.
Si, perché di quella vasta combriccola che gravita attorno alla figura di Hugo (Manara, Babini, Cossi, Ongaro, Frisenda, Pellejero…), Lele è certamente il più autorevole e tenace interprete: ha saputo trarre dal “fumettaro” le linee, i tratti (anche caratteriali) più intimi, maneggia le chine e le matite allo stesso modo, e anche nella cadenza inestirpabile di veneziano, riecheggia spesso la voce del maestro. Nelle sue avventure a fumetti si respira quella che ultimamente Juan Diaz Canales ha definito “l’atmosfera Pratt” e giustamente, data la sua ventennale convivenza con il padre di Corto.
Ora, nella sua rubrica telefonica (dalla copertina di cuoio logora e sgualcita) c’era qualcosa di diverso dal solito: un’arte spontanea, leggera, sfuggente.
Forse proprio perché non ricercate, non “studiate”, non volute, quelle donne sdraiate sui numeri telefonici, aggrappate ai contatti di amici e parenti, volgari e spudorate, emanavano una splendente aurea a luci rosse, spandevano nell’aria dello studio il loro sordido e suadente profumo di vita.
Certo ricordavano le amanti prattiane, quelle con nome e cognome che avevano illustrato le poesie del Baffo, quei nudi sparsi nelle pagine di Tango o Corte sconta, ma molto più ardite, molto più frivole. “Guarda questa” diceva mentre mi mostrava un simpatico ménage à trois “ero al telefono con Babini”.
Vedevo nudi variegati, a volte appena abbozzati, altre volte curati, sontuosi, acquerellati, che lasciavano trasparire l’anima profondamente erotica del Vianello solitario. Se fossero state poi semplici esercizi anatomici, selvatiche inflorescenze pornografiche, io non saprei dire, e forse neanche Lele. L’unica cosa certa era che quei nudi sgorgavano da una mente libera, dal vago o vivido ricordo di un amore che aveva preso possesso del suo braccio durante l’arco di una telefonata. E pensare, dissi tra me, che anche l’arte di Hugo era ricominciata in Italia (dopo il suo ritorno dall’Argentina, quando ancora Corto non era nato) proprio con una telefonata: Ring Ring è stata la sua prima mostra veneziana.
“Le disegno così, mentre telefono. Ormai saranno trent’anni che scarabocchio su questa vecchia rubrica”. E non solo sulla rubrica. Continuava raccontandomi di come spesso si ritrovasse a disegnare su fogli sparsi, sul retro delle tavole su cui stava lavorando. Queste donne erano, paradossalmente, una pausa nel suo mestiere di disegnatore. “Il prossimo anno spero di riuscire a raccoglierle tutte in un libro, uno sketchbook, che intitolerò Dietro la striscia”.
“È una rubrica da galera”, mi ha detto poi mettendosi a ridere, stavamo bevendo una vecchia bottiglia di Tio Pepe “vedi a me piace molto Egon Schiele”. Allora ci siamo messi a sbirciare quei nudi scabri ed essenziali, quelle linee autentiche che alla fine avevano davvero fatto finire il pittore tedesco in gatta buia. “Non preoccuparti Lele”, mi misi a dirgli, “te la compro io la rubrica”, e lo avrei fatto davvero. Solo dopo aver finito il bicchiere in un sorso, mi disse guardingo “e dopo come faccio io coi numeri di telefono?!”. Ci mettemmo a ridere: in effetti sarebbe stato un problema.
Il sito internet di Lele Vianello www.lelevianello.it.
(Giovanni Scarpa)