premio_malatesta_novello_cesena_foto_05L’arte e Anna Zanoli: una vocazione e un’impresa, nel senso anche economico del termine. Laureatasi in storia dell’arte con Roberto Longhi, ha potuto ampliare il suo campo d’interessi grazie a un concorso alla Rai, vinto appena terminata l’università. Un impegno su più fronti, che le ha permesso di utilizzare le proprie competenze specifiche per avvicinarsi a linguaggi fino ad allora poco sviluppati. Per cui al suo lavoro, che ha conosciuto ben poche interruzioni, a questo personaggio un po’ sbarazzino e coraggioso, la cultura italiana deve moltissimo. Non solo per quel che riguarda l’attività specifica di critica – vedi suoi studi su artisti del Rinascimento italiano, come tra i quali quello sul Pisanello, la partecipazione alla collana I maestri del colore, gli interventi sulla rivista Paragone arte e Paragone letteratura – ma per la sua capacità di trovare, lì dove tutto doveva essere intrattenimento, fessure, occasioni per avvicinare l’arte al pubblico.

Fondazione Zeri, 12 novembre 2015
Fondazione Zeri, Bologna 12 novembre 2015

Un risultato forse unico, visto che proprio la critica d’arte più qualificata, in questi inverni più o meno rigidi della cultura, proclama la dissociazione tra arte e intrattenimento. Il programma affidatole dalla Rai “Io e…” (pensato come intervento su di una singola opera) ha consentito ad Anna di offrire agli interpreti più validi della cultura italiana la possibilità di brevi ma sentiti interventi. Nella sua rete non manca nessuno, da Bassani a Fellini, da Pasolini a Luzi, dalla Banti alla Bellonci, da Guttuso a Zeri. E proprio di Zeri, dei suoi interventi, grazie alla collaborazione con La Cineteca di Bologna, la Fondazione Zeri giovedì 12 novembre ha riproposto materiali quasi introvabili oramai.

zeriMa il merito di Anna Zanoli, oltre alla fattura dei documentari, è soprattutto aver incuriosito i supremi Atteoni e campioni del nostro variopinto Areopago, in genere distaccati, e aver permesso performance di cui le siamo appunto debitori. Mai, senza Anna, avremmo uno Zeri come quello che si scopre nel documentario sulla via Appia, mai avremmo una confessione tutta laica ma passionale come quella cui Pasolini, fuor di ogni auto censura, diede.

la proiezione alla Fondazione Zeri del documentario su Zeri e i dipinti su pietra, (Anna Zanoli, 1997)
La proiezione alla Fondazione Zeri del documentario su Zeri e i dipinti su pietra (Anna Zanoli, 1997)

Il primo filmato, introdotto da Andrea Bacchi nella Biblioteca della Fondazione Zeri, è dedicato alla pittura su pietre dure. Un tecnica conosciuta già dal mondo romano, tornata in auge con il Rinascimento italiano, grazie a Sebastiano dal Piombo, di cui Zeri ricorda lo splendido esempio della Natività della Madonna in Santa Maria del Popolo (1530); un gusto diffusosi rapidamente in Italia e in Europa. Ai nostri occhi, oggi, apparentemente nulla di straordinario nell’intervista televisiva: Zeri, in elegante giacca rossa, ci accoglie in uno studio arredato e ci educe con dire pacato, preciso e sintetico. Un principe, non solo un maestro, del gusto rinascimentale, simile a quei ritratti che egli stesso commentò, e che intrattiene i nipotini spettatori sulle patrie istorie. E anche un principe del linguaggio televisivo, per la sua capacità di modellare il linguaggio sui ritmi del nuovo mezzo.

Siamo così nella favola delle pietre, più o meno dure, più o meno rare. Resistenti eppur fragili. Capaci però di assicurare al colore una durata che gli altri supporti non consentono. Materiali ricercati, come l’ardesia o soprattutto pietra di Volterra, dalle pregiate striature informali, che ispiravano al pittore movimenti e occasioni figurative; e poi i lapislazzuli, oggetto del virtuosismo dei pittori francesi o fiamminghi; i vetri napoletani, dai connotati apotropaici o perfino magici; e infine la lavagna, che sfida i secoli, tanto che Sebastiano ne consigliò l’utilizzo a Michelangelo per tutta la Cappella. Il che non poteva non irritare, ci chiarisce Zeri, il nostro: di suo un “frescante” e in fondo già consegnatosi agli inalterabili cieli platonici, cornici di un dramma più che epocale. E dire che le pietre dure, cupe od oscure, come pochi altri medium, inclinano al mistero. Un linguaggio, quello di Zeri, bonario, attento al ricevente, completo: mancano solo le quotazioni di Christie’s.

Federico Zeri e la via Appia, di Anna Zanoli, 1974
Federico Zeri e la via Appia, di Anna Zanoli, 1974

Fin qui siamo nelle Vite del Vasari. Anna Zanoli ottiene però un risultato supremo, con il secondo filmato di questo dittico: quello sulla via Appia, nel quale l’antichista compie incredibile metamorfosi. Nel seducente bianco e nero di Maurizio Cascavilla, forse guidato a sua volta dal fascino delle stampe private e pubbliche antiche, l’irrequieto Cicerone alza il proprio sdegno, crucciato per il degrado ambientale cui le onorate e disonorate rovine sono lasciate. Da Vasari a Pirandello, potremmo dire. Un capolavoro.

Solo, senza interlocutori, fra copertoni, cartacce, rifiuti vari, Zeri proclama il lutto per la civiltà presente che permette saccheggi dei beni archeologici, acquisiti da musei privati e pubblici, in questi ultimi invisibili per l’inagibilità degli stessi. Bassorilievi o frontoni di cui rimane, quando rimane, solo la targhetta. Massicci pietroni da cui spunta miseranda vegetazione, resti di abitazioni, lapidi e iscrizioni che consegnarono al cielo di Roma la propria cifrata e onorata storia; un mausoleo più cupo che mai nel bianco e nero della pellicola fotografica, di per sé ancora intatto ma non fa primavera, specie se ad esso si oppone il disastro ambientale dell’abusivo palazzone a quattro piani. La via Appia, la via che raggiungeva Brindisi e metteva in rapporto Roma con il mondo: uno squarcio di Paradiso trasformato nell’infernale “Passeggiata archeologica” . Situazione mutata oggi grazie anche a Zeri.

La locandina dell'incontro del 12 novembre
La locandina dell’incontro del 12 novembre

Nella sua Roma, conosciuta fin nelle pietre, Federico Zeri appare quasi come uno straniero, reiterando con cupo cipiglio il proprio scandalo. Un invariabile lamento, sullo sfondo del paesaggio che “sfuma nell’azzurro dei monti laziali”: un’“unità ideale” che orride siepi lacerano impedendo la visione di tale teatro che lo stesso Goethe scelse come luogo del proprio autoritratto altrettanto ideale.

È sempre Anna Zanoli a informarci dell’apprezzamento ottenuto da questa chili aria: Zeri per dieci anni fu letteralmente bandito. Solo un tardivo recupero con Minoli.

Federico Zeri e la via Appia, di Anna Zanoli, 1974
Federico Zeri e la via Appia, di Anna Zanoli, 1974

L’età migliora, come avviene per il vino, anche i capolavori. È questo lo è. Perché Zeri, più che denunciare, svela qualcosa di sé, di un deluso sentimento che travalica l’occasione.

Se poi a questo dittico aggiungiamo il ben più noto documentario sulla città di Orte, girato da Anna con la collaborazione di Pier Paolo Pasolini, possiamo aggiungere a Vasari e Pirandello, Plutarco e le sue Vite parallele. Alessandro e Cesare; Zeri e Pasolini. Un dittico, anzi un trittico che permette al poeta-regista e all’antichista, di raggiungere i toni di un’angosciosa confessione. Sempre un palazzone che oltraggia l’ambiente, ma più che l’ambiente, la storia, l’antropologia. Andrebbero visti insieme, come i dittici di Piero della Francesca sui principi d’Urbino. In entrambi gli episodi filmici, un flusso di coscienza incontenibile realizza e tradisce sì disagio per la civiltà, ma assieme a questo un disagio privatissimo, che nessun testo di letteratura o d’arte può comunicare. Lo sguardo di Zeri, lo sguardo sia dell’occhio sia della mente, non incontrano un oggetto, una rovina, storica o moderna che sia, ma l’universo.

Fondazione Federico Zeri, Piazzetta Giorgio Morandi 2. Bologna.

giovedì 12 novembre ore 17.30

L’arte in TV raccontata da Federico Zeri 

con Andrea Bacchi e Anna Zanoli
proiezione di

Federico Zeri e la via Appia, di Anna Zanoli, 1974, 23′

Federico Zeri presenta una collezione di dipinti su pietra, di Anna Zanoli, 1997, 62′ (estratto)

 

La biografia e la filmografia di Anna Zanoli sono su http://www.mymovies.it/biografia/?r=22602.

(Mario Cancelli)