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Cominciare dalla fine ha reso possibile accedere al “tesoro” delle prime sale. Ad esempio, uno splendido esercizio giovanile di J. Pollock su carta ci offre due vagoni immobili e inamovibili sui binari. Tutta la vita e l’opera di Pollock (lui che percorse da costa a costa l’America e incontrò uomini e luoghi e riti, dei quali compose ineguagliate mappe) non furono altro che il tentativo di riconoscere ciò che impediva il moto e quindi l’atto del dipingere stesso.

Unico fra tutti, aveva trovato quel legame tra pensiero e atto e moto sulla cui scissione la cultura europea si era arenata.

lee krasner promenade 1947Non ci si poteva più sottrarre a una logica che coniugasse pulsione e linguaggio, se non fissandosi in arcaismi tanto patologici quanto patetici.

L’imperdibile occasione espositiva veneziana ci mostra il guadagno conseguito da parte di chi era più vicino a Pollock: nella sala centrale un dignitosissimo risultato di Lee; e, fino a poche settimane fa, un Charles che trova alfine la propria autonomia. Un’eredità che, anche se fraintesa, fu di una generazione intera – e che è ancora lì, per un nuovo ripartire.

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Segnaliamo alcuni video postati dal museo Guggenheim.

 

ALCHIMIA DI JACKSON POLLOCK. Viaggio all’interno della materia, video che testimonianza l’eccellente lavoro di restauro dell’opera

 

JACKSON POLLOCK’S ‘MURAL’: Energy Made Visible, didattica intervista al curatore

Richiamiamo solo il titolo del pur proficuo catalogo di David Alfam, J. Pollock, Murale, energy made visibile, su cui non è possibile concordare. Non si tratta certo di rendere visibile l’energia (il tema del Pollock “primitivo”, sfiorato da Rosenberg, è tutto ancora da trattare): avremmo solo una forma di culturismo. L’energia è da intendersi come istanza pulsionale. Quale in fondo errore più comune?

 

(Mario Cancelli – 5. fine)