724272-Arvo_Part_2[1]Sto sentendo (non si può davvero dire “ascoltando”) il brano di Arvo Paart di cui al titolo del post (per organo e controtenore) mentre do un’occhiata alla posta elettronica.

Mi capita sott’occhio una newsletter (si tratta di una vera e propria comunità virtuale di aiuto reciproco, una cosa davvero bella) che ricevo periodicamente. È piena di richieste e di offerte di oggetti e servizi, di richieste e offerte di lavoro… al netto di ogni retorica, è uno spaccato miniaturizzato di tutta l’iniziativa e la frustrazione dell’uomo, di tutto il suo desiderio di un bene quotidiano, concreto, semplice. A un certo punto, come colto da una folgore o colpito da una lacrima dal cielo, mi rendo conto che lo struggente pezzo del compositore estone È la colonna sonora di questa umanità, parla di questo… parla dell’invincibile anelito ad una felicità semplice e completa, parla della malinconia per non essere nella mia “patria”, parla di Colui che è il solo ed eterno padrone del mio cuore.

Tutto questo con uno stile semplicissimo, accessibile a tutti, fatto di pochissime note (tre, per la precisione) affidate al canto e di un trasparente palinsesto organistico che discretamente sorregge, integra, carezza la minimale linea vocale.

È forse proprio di questa carezza di canto che tutti, in ogni circostanza, avremmo bisogno?

Io, sì…