6901658_1[1]Una e-mail del tutto inaspettata dalla Colombia. Ci è giunta ieri, da parte di Gastone Bettelli, modenese trapiantato da tanti anni a Bogotà e amico – oltre che scopritore in giovane età – del grande illustratore Giorgio De Gaspari a cui l’Associazione Rosmini ha dedicato un incontro e numerosi approfondimenti. Ve la proponiamo perché ha il sapore della testimonianza personale, peraltro godibilissima, assieme a un’altra lettera, successiva, a Giovanni Scarpa, autore di Giorgio Foresto. Le opere segrete di Giorgio De Gaspari

 

 

Lettera all’Associazione Rosmini

 

Vivo da anni in Bogotá, Colombia Sud America. Dico questo all’inizio perché il mio italiano giè povero da prima si è ancora più impoverito stando qua, e perciò abbiate pazienza magari con i miei strafalcioni linguistici.

Quando giovane (ho 78 anni) collezionavo in Italia i bellissimi disegni in bianco e nero che De Gaspari aveva fatto per un romanzo titolato La Strada di Volokolamsk e che apparivano sul giornale comunista l’Unità che mio padre riceveva “religiosamente” (trattandosi di un comunista… si fa per dire) ogni giorno.

Non c’è molto da stupirsi giacche a quei tempi, a Modena, la mia città natale quasi tutti erano comunisti dal libro in giù.

Io no. Io avevo studiato all’Istituto d’Arte Adolfo Venturi e giovane non leggevo Marx ma bensì La Recherche du Temps Perdu proustiana.

Io, secondo un modo peculiare di esprimersi di mio padre (che Dio lo abbia in gloria) avevo le “natiche gialle” che voleva poi dire nel suo modo dialettale che ero un borghesuccio.

Lo sono ancora.

Quando andai a studiare a Roma all’Accademia delle Belle Arti, per sostenermi lavoravo allo Studio Favalli che in Roma faceva la pubblicità per le pellicole e fra un gruppo di talentosissimi illustratori, videlicet Renato Fratini, Pino Dell’Orco, Sandro Biffignandi, Nicola Simbari, nessuno conosceva come illustratore Giorgio de Gaspari. Io senza dubitare un attimo, pur essendo un ragazzino di 17 anni, non ebbi timore a raccomandare ad Augusto Favalli, il proprietario dello Studio nell’antico edificio che dava sulla bella piazza romana di Piazza Dante, il nostro Giorgio De Gaspari.

Il quale fece una tavola per il film – Guerra e Pace di Dino de Laurentiis – che letteralmente sconvolse il modo di illustrare in Italia.

Quando la presentò, abbastanza ubriaco dopo avere un po’ troppo indugiato su una bottiglia di whiskey venendo da Milano, tutti gli illustratori rimasero ipnotizzati (anche io) come se avessero visto il Santo Gral.

Mai vista una illustrazione così bella. Oggi è nelle mani della famiglia De Laurentiis, si dice.

A partire di lì tutta una schiera di illustratori – Carcupino, Di Gennaro ed altri – si schierarono nel bando formale-illustrativo del geniale Giorgio.

Colpa anche mia, senz’altro, che lo feci conoscere in quel di Roma.

Ebbi poi occasione, in Milano accompagnato dal mio amico Sandro Biffignandi, di andarlo a trovare in quei giorni umidi e gelati di Natale, nel suo studio.

Ci vorrebbe il talento di Vladimir Nabokov per ricostruire quella originale e mai ripetuta esperienza perché oltre ad aver una mano ed una memoria visuale eccezionale Giorgio De Gaspari di stramberie geniali non era per niente avaro.

Quel giorno ne dette una prova.

Gli chiese Biffigandi, ironico, dove era il Presepio.

È qua, disse, ed aprì un enorme frigorifero che stava nella metà della sala come una specie di Golem con uno di quei “ice box” con luce di neon; dentro il “freezer” aveva messo ritagliate minuziosamente in cartolina tutte le figurine del presepio che adesso apparivano ricoperte di una neve artificiale, dando un senso ultramondano e fantasmagorico al presepio.

Ho sentito, oggigiorno di un revival della opera del maestro De Gaspari e di un libro chiamato Il mistero di Giorgio De Gaspari, vorrei comprarlo ditemi per favore come potrei farlo.

Intanto ben potete inviare queste note all’autore se vi pare che ne valga la pena.

Ricevete per adesso, in ogni modo, un cordialissimo saluto d’oltremare.

Vostro Gastone Bettelli

 

Lettera a Giovanni Scarpa

 

Caro Giovanni, devo dire subito qualche cosa che suona indubbiamente come un gesto altivo e di criticabile fanfaroneria, però anche così nessuno potrà negare che io sono stato il primo scopritore degaspariano della mia generazione.

Io andavo ancora al Istituto d’Arte Venturi in Modena e certamente mi insegnavano i miei carissimi maestri che ho da sempre stimato tanto (Spazzapan in primis) le cose d’arte del passato. Senza questi bravissimi maestri sarei forse diventato il primo gangster modenese, giacché non avendo mamma, morta giovane durante la guerra, io ero diventato un lazzarone, giusto termine anche dal fatto che son nato nel rione popolare e propriamente chiamato di San Lazzaro in quel di Modena

E naturalmente feci riproduzioni da gessi del David di Michelangelo e cose del genere ed ero anche bravino come si suol dire.

Però la mia passione era il Cinema e non il Rinascimento italiano pur così grande da sempre.

Infatti per quello andai a Roma e non a Milano una volta ricevuto il pomposo titolo di maestro d’arte per studiare alla Famosa Accademia d’Arte di Roma dove feci due anni sotto la guida del caro Franco Gentilini che lì insegnava; e in ogni caso se eccellevo in qualche cosa era nel disegno che ancora oggi rimane la mia passione mai spenta.

Ed entrai allo Studio Favalli che faceva i cartelloni pubblicitari per la Lux Film, la Paramount eccetera. Era il momento del boom del cinema del dopoguerra e dovevo però fare il servizio militare.

Io fui obiettore di coscienza ante litteram e di armi non ne volli sapere giacché ne avevo visto fin troppe nella mia infanzia, sono nato nel 37… capirete!

E me ne venni a Colombia come base, poi lavorai e conobbi tutti i paesi delle due Americhe, meno purtroppo il Brasile.

Tu caro Giovanni potrai fare di queste note ciò che vuoi però ti assicuro che non vi sono alterazioni inventive, anche dette bugie, da parte mia.

In Chicago lavorai nello studio di Stevens Biondi De Cicco e lì ebbi occasione di conoscere due bravissimi illustratori americani già spenti Bob Peak e Bernie Fucks, però nonostante i grandi talenti americani (Morton Roberts, Robert Fawcett – inglese -, Norman Rockwell ecc) nessuno di loro ammirai tanto come il nostro genialoide Giorgio De Gaspari che poi aveva da sempre coltivato attorno a sé l’aura del “bohemienne” che invece nella cultura protestante americana non funziona per niente giacché lì funziona da sempre il business man ed anche in cose d’arte applicata come l’illustrazione, affari sono affari. È il pragmatismo nord americano.

Mentre scrivo questo penso alla fortuna che avrebbe fatto Giorgio de Gasperi in America!

Beato lui che è rimasto autentico con il suo modo d’essere anche se poi con la vecchiaia, mi sembra, e non voglio esser per niente crudele, divenne un po’ la macchietta di se stesso.

In ogni caso per chiudere, per oggi, mai in tutta la vita mia, ho visto una tavola illustrativa cosi spettacolare come quella che fece Giorgio De Gaspari per il film Guerra E Pace di Dino De Laurentiis con Mel Ferrer ed Audrey Hepburn e Henry Fonda. Su questo lavoro ritornerò poi con un po’ più di tempo.

Certo che se mi arrivasse il libro da te con una tua dedicatoria gran regalo sarebbe per me.

Io poi a mia volta ti farò ricevere uno che han fatto su di me e che dovrebbe uscire, speriamo, in questo Dicembre e dove si racconta visualmente la storia della Indipendenza di Colombia dalla Spagna.

Saluti cari

Vostro Gastone Bettelli da Modena