La strada bella passa anche per Camin (PD)
Sessant’anni fa, un giovane sacerdote entrava in un liceo di Milano «con il cuore gonfio del pensiero che Cristo è tutto per la vita dell’uomo»: don Luigi Giussani. L'Associazione culturale Antonio Rosmini seegnala l'iniziativa della comunità di Comunione e Liberazione di Camin e Granze (PD) in occasione dei 60 anni della nascita del movimento:
La strada bella
venerdì 6 febbraio 2015, ore 20.45
sala teatro del Patronato di Camin
via San Salvatore, Padova
Proiezione del video di Roberto Fontolan e Monica Maggioni: un viaggio in vari continenti per mostrare quello che è nato nel mondo grazie a don Giussani e a chi rivive la sua esperienza, ora.
L’incontro è pensato come un momento di conoscenza e di festa insieme: la serata si chiuderà con canti e dolci.
Info 329-8624498
Il trailer del video
Giovedì 5 febbraio a Padova si presenta “Giorgio Foresto” con Aldo di Gennaro
Un’occasione imperdibile per conoscere l’incredibile avventura umana e artistica del più grande illustratore del Novecento. Geniale e Bizzarro, Giorgio De Gaspari ha lasciato alle sue spalle un’aneddotica ancora inesplorata, come d’altra parte molti dei suoi capolavori. Un artista in fuga da Milano, dalla fama, ritiratosi nella sua palafitta lagunare, a Pellestrina. Ma sempre attivo, in viaggio, sempre pronto a stupire con nuove prospettive artistiche.
Giovedì 5 febbraio 2015, ore 21.00
Sala dello Studio Teologico, basilica del Santo, Padova
Incontro di presentazione del libro
GIORGIO FORESTO le opere segrete di Giorgio De Gaspari
(Il Leggio editore, 2014, 15 euro)
Interverranno Aldo Di Gennaro, storico illustratore italiano e l’Autore.
Il catalogo presenta, oltre ad alcuni affascinanti approfondimenti biografici, trenta opere inedite molte delle quali commentate dal famoso illustratore Giorgio De Gaspari, considerato da molti il più grande del Novecento italiano. Nato nel 1927 in provincia di Milano, viene sin da subito ad intraprendere una brillante carriera artistica negli studi del Corriere assieme a grandi come Walter Molino, Hugo Pratt, Aldo Di Gennaro.
Sospinto poi da un radicale desiderio di nascondimento, si rifugia a partire dal 1970 lontano da tutti nelle piccola isola di Pellestrina ai margini della laguna veneta, in una palafitta. Qui, indisturbato e liberato da vincoli lavorativi, conduce una bizzarra vita bohèmien fatta di stracci e coronata dal chiacchiericcio della gente. Continua inoltre, all’insaputa dei colleghi milanesi, a produrre opere artistiche sinora rimaste nascoste nelle case dei privati, testimoni eloquenti di un genio artistico ormai maturo, di una rinnovata freschezza esistenziale.
Assecondando il timore della popolazione isolana che segretamente lo ospita e il suo desiderio di rimanere nascosto, comincia a firmarsi Giorgio Foresto ovvero “Giorgio lo straniero”: un appellativo più che riuscito data la capacità elusiva che le sue opere d’arte tutt’ora misteriosamente presentano. Il curatore, girando per le case dell’isola, raccogliendo le testimonianze degli amici più intimi, riporta a galla un piccolo frammento dell’ avventura umana di questo maestro dell’ illustrazione: un piccolo sasso gettato nelle acque tranquille e feconde del Foresto che si spera possa dar vita ad un rinnovato e quanto mai meritato interesse.
Giovanni Scarpa è nato a Pellestrina nel 1991. Si sta laureando in Lettere all’Università di Padova. È stato presidente dell’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini dal 2011 al 2013.
Nato a Milano il 20 aprile 1938, Aldo Di Gennaro dopo i primi fumetti per lo studio Dami nel ’56, inizia nel ’62 la collaborazione al Corriere Dei Piccoli, con “Il Treno del Sole”, il “Piccolo cow-boy”, “Piccole donne” e “Fortebraccio”. Molte storie autoconclusive e, nel ’74, “Il Maestro”, una ventina di episodi sul Corriere dei Ragazzi. Ancora poche storie negli anni successivi e poi si dedica del tutto all’illustrazione per la Domenica del Corriere, Corriere dei Piccoli, divenuto poi Corriere dei Ragazzi e Corrier Boy e per altre testate Rizzoli, casa editrice di cui è dipendente: Il Corriere della Sera, Salve, Amica, Corriere Salute, Qui Touring, Capital, e molte copertine di narrativa per Rizzoli Libri e il Club degli Editori.
Acquista il volume sul sito de Il Leggio.
Millet, la dignità del lavoro e la bellezza della famiglia
La Parrocchia di S. Maria Assunta (Cattedrale) di Chioggia propone la mostra “Uomini e donne al lavoro. Un dramma avvolto di splendori” nella pittura di Jean François Millet, a cura di Mariella Carlotti.
A 200 anni dalla nascita e a 140 anni dalla morte di Jean François Millet (1814-1875), un pittore fondamentale nella storia dell’arte moderna, una esposizione che mette in mostra la preferenza che Millet visse, come soggetto dei suoi quadri, per gli uomini e le donne al lavoro.
“Il disamore generale al lavoro - scriveva nel 1910 Charles Péguy - è la tara più profonda, la tara fondamentale del mondo moderno”.
Qualche decennio prima di Péguy, l'artista francese Jean François Millet aveva fatto del lavoro il tema prediletto della sua pittura: nei suoi dipinti esplode la sua simpatia profonda per la quotidiana fatica degli uomini, dove vengono esaltate la dignità del lavoro e la bellezza della famiglia.
Millet è particolarmente colpito dal lavoro dei campi, da quello che egli chiamerà"il grido della terra": contadini, pastori, taglialegna sono i suoi eroi, gli umili protagonisti della storia da lui raccontata.
Millet esalta la grandezza del lavoro umano e rispondendo ad un critico diceva: ”A rischio di passare ancor più per socialista, è il lato umano, francamente umano, che mi tocca di più in arte”.
La mostra è stata realizzata in occasione della manifestazione "Meeting per l'amicizia fra i popoli", anno 2014. Sarà allestita nella navata sinistra della Cattedrale di Chioggia, inaugurata il 30 gennaio e rimarrà aperta fino a domenica 8 febbraio con il seguente orario: tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle ore 15.30 alle 19.00 (saranno possibili anche visite in altri orari, comprese quelle serali, su prenotazione).
Possono partecipare scolaresche, gruppi di catechismo, famiglie e gruppi vari.
La visita e le guide sono gratuite. Per prenotazioni e visite guidate i riferimenti sono: donangelobusetto@virgilio.it (3386539107) e pierluigi.bellemo@libero.it (3491613595).
Inaugurazione e presentazione della mostra
Venerdì 30 gennaio ore 21.00
in Cattedrale a Chioggia
con intervento della prof.ssa Mariella Carlotti
La prima follia mondiale chiamata guerra
Il Liceo scientifico Romano Bruni, in collaborazione l’Associazione culturale Antonio Rosmini, presenta
mercoledì 28 gennaio 2015, ore 11.30
presso l’Aula magna del Liceo scientifico Romano Bruni
La prima follia mondiale chiamata guerra
Interviene Andrea Caspani direttore di Linea Tempo, rivista culturale di storia, filosofia, letteratura e arte. Docente ed esperto di didattica della Storia.
Andrea Caspani, nato a Milano nel 1953, si è laureato in Filosofia all’Università Cattolica di Milano ed è docente Storia e Filosofia nel Liceo classico statale G. Carducci di Milano. È direttore della rivista Linea Tempo. Itinerari di ricerca storica e letteraria. Ha svolto per vari anni il coordinamento del tirocinio e il laboratorio di didattica della storia per le SSIS. Ha pubblicato vari studi di storia, soprattutto moderna e contemporanea, fra cui Memoria storica e insegnamento della storia (2003); La storia italiana: una questione d’identità (2005). Ha curato la mostra storica Testimoni della verità nell’Italia in guerra. La resistenza cancellata (2007).
Scarica il contributo di Caspani sul tema della Grande Guerra.
Sabato 17 gennaio a Padova si inaugura la personale di Cleofe Ferrari
In occasione della prossima inaugurazione dell’atelier d’arte contemporanea Maison d'Art di Carla d’Aquino Mineo in via Cesare Battisti, 179, a Padova, verrà esposta una rassegna di opere pittoriche dell’artista Cleofe Ferrari. L’artista presenta il frutto del lavoro di questi anni, che ha maturato in un progressivo percorso svolto nell’alveo della associazione Di.Segno (via Eritrea, 14 - 35100 Padova - tel. 338 9604744), di cui Cleofe Ferrari è presidente, sotto la guida del maestro Alfredo Truttero. Nel corso degli anni l’Associazione Di.Segno ha sviluppato una attività laboratoriale, una sorta di work in progress, dal titolo: Disegno: esperienza e metodo, sotto la guida di Truttero. Questo ambito è stato per Cleofe il luogo costante della verifica del proprio lavoro, di cui oggi presenta il frutto.
sabato 17 gennaio 2014 alle ore 18
via Cesare Battisti, 179 – Padova
INAUGURAZIONE
La mostra rimarrà aperta fino al 6 febbraio 2014. Orari d’apertura: dal lunedi al sabato ore 17-19, inoltre martedi, giovedi, venerdi dalle 11.00 alle 12.30
Cleofe Ferrari nasce a Carpi (Mo) il 16 dicembre 1950. Dopo aver svolto gli studi su stilismo di moda a Reggio Emilia, svolge fino al 2008 attività di libera professione che si amplia dal 1990 all’intervento nella progettazione di interni. Nel 1982 consegue la laurea in Psicologia all’Università di Padova. Nel 2008 consegue il diploma del Master in Architettura, arti e liturgia promosso dalla Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa. Dal 2002 aderisce all’Associazione di artisti “Il Baglio” e dallo stesso anno partecipa regolarmente alle attività di disegno promosse dall’Associazione “Di.Segno” di Padova, di cui dal 2006 è Presidente. Nel 2005 partecipa alla Mostra “La casa del Dio vicino” allestita nel corso dei lavori del Sinodo dei Vescovi a Roma. Nel 2007 partecipa alla Mostra di arte sacra “Sinfonia dello spazio liturgico” a Padova. Dipinge nella tecnica dell’acquerello, gessetto, encausto.
«Per Cleofe Ferrari», scrive Emanuela Centis, architetto e docente di Storia dell’Arte, «le immagini che nascono dall’impressione dell’incontro con la realtà si fanno segno espressivo carico di quella esperienza, ridonata e resa perennemente viva attraverso l’opera». L’artista emiliana segue in questo percorso il suggerimento del pittore americano William Congdon: “L’artista coglie - e allo stesso tempo viene colto da – l’immagine di sé nelle cose e delle cose in sé; immagine perciò della comunione fra sé e le cose, in cui, in qualche modo, l’artista è le cose e le cose sono lui. L’artista trasforma l’apparenza materialistica delle cose, le trasfigura in immagine, o segno, di vita nuova. Il gesto dell’artista è un lasciarsi trascinare in un seguire, un obbedire”.
«Per me dipingere è amare e abbracciare la realtà che mi circonda e mi accade», scrive la stessa Ferrari, «fissarne una traccia che diventi eterna, perché ogni volta che la guardi riaccada un incontro: una emozione, una esperienza. La realtà data è il dono più grande, e quell’attimo di luce è altrettanto dono. Il gesto veloce del momento creativo è dettato da una emozione, ma non si esaurisce in una sensazione percettiva; esso viene posto a servizio della realtà: io incontro la realtà e la realtà incontra me: quando la realtà incontra anche te che guardi, allora l’opera è riuscita».
«Anni fa, camminando per Venezia», prosegue Cleofe Ferrari, «e disegnando en plein air la facciata della basilica di Santa Maria della Salute e di San Marco, e poi ad Assisi le basiliche di Santa Maria degli Angeli e San Francesco, ho intrapreso questa avventura che mi ha portato qui oggi. L’occasione di ogni mostra è un momento importante: per mettermi umilmente a confronto con il pubblico e ridonare a tutti nell’incontro ciò che è accaduto a me».
«Ritornando quest’anno a Venezia», conclude Emanuela Centis, «Cleofe ha scelto di ampliare lo spazio della sua espressione rispetto al consueto ritaglio di inquadratura, mostrandoci la visione che il suo occhio ha abbracciato in quel momento ed in quella situazione. Nelle tele veneziane, due vedute del bacino di Bacino di San Marco, il tema è l’insieme della acqua e dei suoi riflessi e le quinte architettoniche che fanno di Venezia la Regina del mare. Questa regalità di Venezia traspare splendida e maestosa nelle pennellate dell’artista, sempre gestuali (cifra del suo stile) nell’annotazione dei svariati particolari atmosferici, naturali, architettonici, ma organicamente compaginate nel rendere la vita che palpita qui in modo unico».
“Giorgio Foresto” e i centri culturali
Grande attenzione del sito internet dell’Associazione italiana Centri culturali www.centriculturali.org al libro “Giorgio Foresto - le opere segrete di Giorgio De Gaspari” di Giovanni Scarpa, studente universitario già presidente dell’Associazione culturale Rosmini. Oltre alla notizia dell’uscita del volume in libreria, il sito ospita un editoriale del nostro socio Eugenio Andreatta intitolato “Un’esperienza culturale che nasce da uno sguardo sulla realtà”. La stessa passione per ogni aspetto del reale che ha connotato l’opera di De Gaspari.
centriculturali.org, Un’esperienza culturale che nasce da uno sguardo sulla realtà (link http://www.centriculturali.org/default.asp?id=354#b2211)
«Tutti qui a Pellestrina conoscevano Giorgio, ma nessuno sapeva fosse il più grande illustratore del Novecento. Da quando arrivò nella nostra isola ha sempre vissuto da barbone. Io ho avuto coscienza di cosa fossero le sue opere per la prima volta nel 2010, in una piccola esposizione locale fatta alla buona; da allora me ne sono follemente innamorato».
Chi parla è Giovanni Scarpa, studente di Lettere all’Università di Padova, già presidente dell’Associazione culturale Rosmini di Padova. Il Giorgio di cui si parla è Giorgio De Gaspari. Ovvero un illustratore di primissimo piano, che operava nella redazione del Corriere della Sera e della Domenica del Corriere assieme a grandi come Walter Molino, Hugo Pratt, Aldo Di Gennaro, Rinaldo Dami. Giorgio, che al Corriere era strapagato e lavorava anche per la Fleetway publications di Londra, a partire dal 1970 fugge dall’ambiente milanese e si isola, lontano dal mondo, nella laguna veneta.
«Per due anni, dal 2012 (anno in cui è morto) al 2014», racconta Giovanni, «sono andato alla ricerca nelle case dei pescatori e della gente del posto per scovare sue opere assieme ai ricordi di chi lo aveva conosciuto, una ricerca che sta ancora continuando». Sì, perché De Gaspari pagava il pane e il latte con disegni e dipinti che oggi valgono decine di migliaia di euro. E lavorava in una palafitta che si può scorgere ancora oggi, in mezzo alla laguna. Per la gente del posto era “Giorgio Foresto”. Giorgio, quello che viene da fuori. E proprio GIORGIO FORESTO le opere segrete di Giorgio De Gaspari si intitola il catalogo che Scarpa ha realizzato nel 2014 per i tipi della libreria editrice “Il Leggio” di Chioggia (www.leggioeditrice.it), che presenta, oltre ad alcuni approfondimenti biografici, circa trenta opere inedite.
Lo studente ci regala un altro ricordo: «Nell’agosto del 2006 finimmo di ristrutturare la casa e mia madre volle invitare Giorgio da noi per chiedergli di dipingere qualcosa sulla parete della cucina. Quella mattina, quando si presentò a casa nostra, c’eravamo solo io e mia madre, e mentre lei continuava a preparare il pranzo, fece sedere il Foresto proprio di fronte alla parete nuova. Io osservavo la scena in disparte. Giorgio fissava lo spazio bianco davanti a lui, perso nei suoi pensieri, mentre mia madre cominciava a parlare. Gli spiegava che avrebbe tanto voluto un tramonto dipinto, con queste cose e quest’altre, ma il Foresto pareva non ascoltarla, pareva sognare quasi, con gli occhi fissi al muro, immobile. Mia madre continuava spiegandogli le sue paure: “Ho un po’ di paura, però, che gli odori e i fumi della cucina rovinino la pittura…”. Solo a queste parole, per una singolare incomprensione Giorgio parve ridestarsi. Si voltò rapidamente verso di lei e disse: “Cioè, lei vorrebbe che io disegnassi gli odori della cucina?”. I suoi occhi parevano brillare di stupore. Penso fosse meravigliato dal fatto che mia madre avesse chiesto una cosa così inusuale, così paradossale. Nel suo cervello miliardi di connessioni nervose elaboravano sinestesie cromatiche e olfattive, provavano a dar vita ad un dipinto nuovo e spettacolare che pareva esaltarlo. Turbata mia madre rispose in fretta: “No, no. Io vorrei un tramonto…”. Giorgio si alzò un po’ deluso e se ne andò dicendo: “Allora niente!”»
L’episodio è rivelatore. Tutte le opere di De Gaspari nascono da uno sguardo senza preconcetti alla realtà che lo porta a intuire, a svelare significati e presenze prima nascosti. La pietà popolare, che a parole disprezza, lo ispira molto da questo punto di vista. È il caso delle sue personalissime Madonne, come la “Madonna in jeans” (foto a lato), con il bambino Gesù in braccio, seduta su una bricola, la struttura di pali di legno che indica le vie d’acqua nella laguna. Nulla di irriguardoso o caricaturale, semplicemente sono elementi della vita di ogni giorno dei pescatori che entrano a comporre una scena sacra e insieme feriale. Singolare anche la Madonna Sirena. Solo un pittore eclettico e geniale come Giorgio poteva trasformare l’elemento letterario dell’inganno e della morte nella delicata immagine della salvezza. E cosa dire della straordinaria Epifania ambientata a Venezia? In un trionfo cromatico, vediamo i cammelli passeggiare per i ponti e stravolgere la quotidianità (come in Caravaggio), perché Gesù non può essere che presente. Dedicato ai milanesi invece il fittissimo disegno in penna biro blu su un foglio strappato da un notes. Mentre un angioletto-putto indica una bella bicicletta al centro del disegno, un mostro spunta da sotto la macchina in primo piano, mentre prende vita una pila di auto dallo sguardo cattivo. Una via di salvezza? Prendere una bici.
Opere di una freschezza assoluta, che ci parlano di un artista capace di guardare al mondo con gli occhi e la fantasia di un bambino. Era nota ad esempio la sua totale estraneità ai soldi. Un suo amico voleva metterlo in contatto con un grande collezionista americano, che avrebbe portato l’artista negli Usa pagando milioni per le sue opere. La risposta di Giorgio fu lapidaria: «Promettimi che non me lo farai mai conoscere». E nel suo appartamento di Brera dai mobili dipinti, dove viveva negli anni Sessanta con la moglie Frances, per un periodo tenne in salotto un enorme cacatua bianco, che dominava gli spazi con i suoi cinquanta centimetri di altezza mentre cercava di rubare il pranzo agli invitati. Per non parlare poi della capra che, sempre durante il periodo di collaborazione con la Domenica del Corriere, Giorgio teneva in casa e portava a passeggio per le strade di Brera. Non si faceva problemi a portarla al guinzaglio sin dentro gli uffici della Mondadori sulla cui moquette nuova sembra aver lasciato pure qualche sgradevole ricordo.
Eugenio Andreatta
Galleria: il singolare atelier e le opere di Giorgio De Gaspari citate nell'editoriale di centriculturali.org
Il 16 gennaio a Padova “Il mio nome è Pietro”
“Il mio nome è Pietro”: è il titolo dello spettacolo teatrale che questa estate è andato in scena al Meeting di Rimini, di Giampiero Pizzol, regia di Otello Cenci con Pietro Sarubbi. Il Pietro al centro del monologo teatrale è l’umile pescatore della Galilea a cui l’incontro con Gesù ha cambiato il nome e tutta la vita: “D’ora in poi ti chiamerai Pietro”. La sua è un’umanità generosa, piena di difetti: capace di rinnegare il Maestro, ma non di dimenticarlo. Chiamato sul palco a parlare di sé, attraverso un potente testo di Giampiero Pizzol, Pietro non può che raccontare quel rapporto, col suo amico Gesù, che ha trasformato la sua esistenza. Così davanti ai sacerdoti che lo interrogano, dopo il suo primo miracolo, il capo degli Apostoli rivive le sue eccezionali avventure col Maestro che l’hanno reso uno “spettacolo d’uomo”.
Lo spettacolo verrà rappresentato a Padova venerdì 16 gennaio 2015 alle 21.00 nel Teatro Don Bosco di via San Camillo De’ Lellis 4.
Un santo semplice, di taglia robusta, impacciato con le parole, ma svelto con i fatti, vivace come un pesce nel mare. Un pescatore di uomini pieno della allegra follia dei bambini che vogliono camminare sul mare, ma capace della saggia maturità di coloro che senza condizioni dicono sì a Cristo. Questo è il miracolo più grande a cui Dio chiama tutti noi. E per amare Gesù occorre solo questo: un cuore di Pietro!
"Quando, in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua Grande Società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un pasticcione, uno sempre fuori posto, un pauroso: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell'Inferno non hanno prevalso su di essa. Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza: furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest'unica opera, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole.» GK Chesterton
Pietro Sarubbi dopo la sconvolgente esperienza cinematografica di The Passion di Mel Gibson nel quale ha impersonato Barabba, decide per l'anno della fede di affrontare, stavolta in tono ironico, il personaggio di Pietro, irruente amico di Gesù e roccia di fondazione della Chiesa. Nel testo di Pizzol traspare tutta la carica umana del capo degli apostoli inducendo a percepire tutta la simpatia che poteva provare il Messia per lui.