L’uomo della croce: l’immagine scolpita prima e dopo Donatello

croce2Segnaliamo al Museo diocesano di Padova la mostra L’uomo della croce: l’immagine scolpita prima e dopo Donatello.

Il dramma di Gesù crocifisso ha interrogato l’uomo di ogni tempo, toccando il cuore del vissuto delle persone.

 

Da duemila anni è uno “scandalo” sia per chi crede, sia per chi si ferma al solo dato storico della crocifissione, continuando a porre interrogativi sull’uomo e sul senso della sua esistenza.

Ha alimentato il pensiero teologico e filosofico, l’immaginazione e la spiritualità, e ha ispirato scrittori e artisti che hanno dato vita a immagini di grande intensità.

La mostra, aperta dal 14 settembre al 24 novembre 2013, racconta questa storia attraverso sette crocifissi in legno intagliato e dipinto provenienti da alcune chiese della Diocesi di Padova. Le sculture, dal Trecento al Settecento, sono presentate in un percorso che ne esalta il potere evocativo, e la capacità di esprimere la sensibilità e il pensiero teologico propri di ciascuna epoca.

È un viaggio nel tempo alla scoperta delle raffigurazioni del crocifisso e del loro significato: dal Cristo morto in croce del tardo Medioevo, con gli occhi chiusi e la testa reclinata, dove si insiste sulla passione e sulle sofferenze patite per la salvezza dell’uomo; alla svolta dell’umanesimo cristiano nel Rinascimento, che riscopre l’umanità di Cristo nobilitandola attraverso il linguaggio sereno e composto della classicità; per arrivare al “superamento” della morte attraverso il vitalismo del Cristo vivo, che già suggerisce l’idea della resurrezione, nell’età della Controriforma e Barocca.

Il percorso consente di osservare da vicino le sculture, tre delle quali sono state sottoposte a delicati interventi di restauro, grazie anche alla campagna di raccolta fondi Mi sta a cuore. I restauri, che si sono avvalsi delle moderne metodologie di diagnostica, hanno dato risultati sorprendenti, che vengono raccontati in mostra in un’apposita sezione multimediale, realizzata con il generoso supporto di Mediacom Digital Evolution.

Le visite guidate per i gruppi consentono di scendere più in profondità, compiendo un percorso estetico e spirituale insieme, nel quale oltre alle opere d’arte saranno le parole di scrittori, poeti, teologi, santi, a tessere il racconto, come fili tesi lungo il tempo. Un’occasione per lasciarci interrogare da un’immagine forte, carica di contraddizioni e interrogativi ma anche di speranza; un’immagine sempre uguale a se stessa eppure diversa, così come è l’uomo nel cammino della storia.

 

Foto (c) Giorgio Boato.

Orari

mercoledì-domenica / festivi

10.00-13.00 / 14.00-18.00

 

Biglietti

Per l’occasione l’ingresso alla mostra e al Museo Diocesano è gratuito.

 

Informazioni e prenotazioni

tel. 049 8761924 / 049 652855

info@museodiocesanopadova.it

 

 

 

 


Bertolissi e Colasio presentano “Chi comanda in Italia” di Giulio Sapelli

chi_comanda_in_italia_04-17-2013Viene spesso da chiedersi “chi comanda in Italia?”, “chi esercita il potere delle grandi decisioni?”. Nel suo ultimo volume, intitolato appunto Chi comanda in Italia, Giulio Sapelli - economista eretico e voce fuori dal coro - cerca di rispondere a questo interrogativo alla sua maniera, scavando nelle vicende del dopoguerra e comparando la storia nazionale a quella europea e internazionale. Sociologia, scienza politica, economia, filosofia e storia sono le armi della sua indagine.

mercoledì 25 settembre 2013, ore 18.00

aula Nievo del palazzo del Bo

via VIII Febbraio, 2 Padova

presentazione del volume di Giulio Sapelli

Chi comanda in Italia ed. Guerini e Associati

introduce

Stefano Lonardi Associazione culturale Rosmini

relatori

Mario Bertolissi ordinario di Diritto costituzionale – Università di Padova

Andrea Colasio assessore alla Cultura del Comune di Padova

Sarà presente l’Autore.

Info rosmini@diade.org. Sito internet www.rosminipadova.it. L’iniziativa è finanziata con il contributo dell’Università di Padova con i fondi della legge 3.8.1985 n.429 sulle iniziative culturali studentesche.

Il potere è lo studio delle relazioni influenti in un aggregato umano che chiamiamo società. In Italia le relazioni influenti sono sia di tipo personale, sia di tipo istituzionale, come del resto in tutto il mondo. Ma ciò che fa dell’Italia un caso a parte, argomenta Sapelli, «è che nelle relazioni istituzionali, fino alla caduta del muro di Berlino, i partiti hanno sostituito lo Stato. Il potere in Italia è stato per quarant’anni l’intreccio tra partiti, grandi imprese e Mediobanca».

Oggi, con il declino delle grandi imprese e dei partiti, «la mucillagine del potere emerge come peristaltica ricerca di equilibri instabili tra piccole imprese, banche in crisi e partiti delegittimati». L’unica vertebrazione del potere rimasta, annota Sapelli, «è la magistratura, che non a caso ha un’autorità enorme, unitamente ai condizionamenti internazionali di una sovranità sempre più limitata in cui l’egemonia USA è sostituita da quella tedesca». In appendice del volume si può trovare la lettera aperta del 1996 di Helmut Schmidt, ex-Cancelliere tedesco, a Hans Tietmeyer, allora Presidente della Bundesbank. Si tratta di un documento di grandissima attualità anche in merito ai rapporti di potere in un paese democratico.

Nato a Torino nel 1947, laureato in storia economica a Torino nel 1971, Giulio Sapelli conseguì la specializzazione in ergonomia nel 1972. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso la London School of Economics and Political Science nel 1992-1993 e nel 1995-1996, nonché presso l’Università Autonoma di Barcellona nel 1988-1989 e l’Università di Buenos Aires. Ha lavorato con compiti di ricerca, formazione e consulenza presso l’Olivetti e l’Eni. Ha svolto incarichi consulenziali presso numerose altre aziende. Dal 1996 al 2002 è stato Consigliere di Amministrazione dell’Eni. Dal 2000 al 2001 è stato Presidente della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Dal 2002 al 2009 è stato componente del consiglio di amministrazione di Unicredit Banca d’Impresa. Ha fatto parte di diversi comitati scientifici di imprese, fondazioni e istituti. Dal 1993 al 1995 è stato il rappresentante italiano di Transparency International, organizzazione che lotta contro la corruzione economica. Dal 2002 è tra i componenti del World Oil Council. Dal 2003 fa parte dell’International Board dell’OCSE per il no profit. È attualmente professore ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Analisi Culturale dei Processi Organizzativi. È collaboratore del Corriere della Sera e de Il Sussidiario.net.


Il potere dei senza potere

Il-potere-dei-senza-potere-Havel-600px[1]di Václav Havel, curato da Angelo Bonaguro e con prefazione di Marta Cartabia, Itaca 2013

E' in libreria il saggio “Il potere dei senza potere” che viene ripubblicato a oltre 20 anni dall’edizione italiana (e a pochi mesi dalla riedizione ceca), insieme al saggio ”La politica e la coscienza”, ed insieme ad altri testi inediti in italiano. Il libro, edito da "La casa di Matriona" e Itaca ha una prefazione di Marta Cartabia.

In un periodo di confusione ideale e relativismo culturale, il pensiero di Havel rappresenta un’occasione formidabile, e soprattutto attuale, per riflettere sul fondamento dell’impegno civile e politico, a partire dal desiderio della persona e dalla volontà di costruire nella verità e nella libertà“.

"Tutti abbiamo di fronte agli occhi un unico compito fondamentale.(…) Di confidare nella voce della coscienza più che nelle speculazioni astratte, di non inventare una responsabilità diversa da quella che tale voce ci indica; di non vergognarci di essere capaci di amore, di solidarietà, di compassione e di tolleranza, ma al contrario di liberare queste dimensioni fondamentali della nostra umanità dall’esilio nel privato, e di accettarle come unici autentici punti di origine di una comunità umana dotata di senso; di lasciarci guidare dalla nostra stessa ragione, e di servire in ogni circostanza la verità come nostra fondamentale esperienza”.

In questa affermazione sta tutta l’attualità della riflessione di Vaclav Havel per l’odierna situazione civile e politica del nostro Paese e dell’Europa nel suo insieme. Iniziata nella seconda metà degli Anni Settanta a partire dall’esperienza diretta dei regimi totalitari e comunisti, essa ha saputo cogliere il fondamento radicale, e originale, dell’ impegno civile e quindi politico: la persona con la sua libertà, con la sua capacità di desiderare il vero e di costruire un’esistenza, in tutte le sue dimensioni, a partire da questo. Quanto concreta e tutt’altro che velleitaria fosse tale posizione, è testimoniato anzitutto dalla stessa parabola umana di Havel, prima drammaturgo, poi “dissidente”, e infine Presidente della Repubblica Ceca, e dal crollo dei regimi dell’Est europeo. Una posizione con cui vale la pena confrontarsi anche in Italia e in Europa, oggi, nel momento in cui le motivazioni di un impegno nella società e nella politica sembrano frustrate dagli esempi negativi di molti “professionisti della politica” e da una pesantissima crisi economica che mette in luce l’insufficienza dei presupposti economicistici della costruzione europea.
Da Havel viene l’invito a riprendere la responsabilità verso la propria vita, prima di ogni calcolo ed esito “politico”: è in questo tentativo la prima e vera dignità della persona, che nessun totalitarismo –dello stato e dell’economia, a Est come a Ovest- potrà distruggere.

I testi che qui vengono proposti sono tutti legati da questo “filo rosso”.
Da Il potere dei senza potere (1978), al primo storico Discorso di Capodanno (1990); al discorso dedicato «alla speranza e alla morte» tenuto a Hiroshima nel 1995, così personale e assolutamente non di circostanza; all’intervento pronunciato a Parigi nel 2009, sul mistero della storia e le sorti del mondo; fino ad alcuni brani dall’ultimo colloquio, per Havel così fisicamente faticoso, registrato con il cardinal Duka nel novembre 2011 per la Televisione ceca, a meno di un mese dalla morte.

"Con il cuore al posto giusto" dalla prefazione di Marta Cartabia (Tracce, maggio 2013)


La vita di Gesù: possiamo fidarci dei Vangeli?

Le_Caravage_-_L'incrédulité_de_Saint_Thomas«Apro i Vangeli e constato che in essi la fede è sempre una conseguenza. I Vangeli, che riassumono la Parola annunziata agli inizi, non sono una raccolta di proposizioni di fede, ma un racconto di ciò che è avvenuto». Così Jean Guitton, intellettuale francese di primo piano e amico personale di papa Paolo VI. Ma in che senso i Vangeli si possono considerare narrazioni storiche affidabili? E cosa ci dicono veramente di questo personaggio storico dalle caratteristiche del tutto singolari: Gesù Cristo? L’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, con il patrocinio della Facoltà Teologica del Triveneto, propone

mercoledì 17 aprile 2013 alle 21.00
Sala dello Studio teologico del Santo

piazza del Santo, 11 – Padova

La vita di Gesù: possiamo fidarci dei Vangeli?

Relatori:

Stefano Romanello
docente di Esegesi del Nuovo Testamento nella Facoltà Teologica del Triveneto

Filippo Belli
docente di Introduzione alla Sacra Scrittura nella Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

L’incontro culturale vuole essere un modo per ricordare monsignor Giuseppe Segalla, sacerdote della Diocesi di Padova e docente emerito di Nuovo Testamento nella Facoltà Teologica del Triveneto e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, scomparso l’11 luglio dell’anno scorso a 78 anni. Segalla è stato senza dubbio una delle figure più significative, a livello nazionale e internazionale, nel campo dell’esegesi neotestamentaria, noto soprattutto per gli studi sul quarto Vangelo e la ricerca sul Gesù storico. Vanta una bibliografia sterminata, testimonianza di uno studioso instancabile e appassionato della Sacra Scrittura. Una delle sue ultime fatiche è stata la Teologia biblica del Nuovo Testamento.

Il dialogo prenderà le mosse anche dalla recente riflessione di Benedetto XVI e dai suoi tre libri sulla figura di Cristo Gesù di Nazaret (2007), Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione (2011) e L’infanzia di Gesù (2012). Tre testi nei quali l’interrogativo sulla storicità dei Vangeli è particolarmente vivo. Inoltre il papa emerito sottolinea che non i vangeli sono mere documentazioni di un fatto che riguarda il passato, ma narrazioni che si pongono in modo del tutto particolare in rapporto con il tempo presente. «Una domanda del giusto esegeta», scrive Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, «deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione».

Il tema sarà svolto da due tra i teologi italiani che più hanno approfondito la questione. Nato a Udine nel 1961, presbitero dell’Arcidiocesi di Udine, Stefano Romanello ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico in Roma e successivamente il dottorato in Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana in Roma nel maggio 1998. È insegnante di Esegesi del Nuovo Testamento nello Studio teologico interdiocesano di Gorizia - Udine - Trieste, affiliato alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e presso gli Istituti superiori di Scienze religiose di Udine e Portogruaro (VE). È autore di vari articoli riguardanti soprattutto le lettere paoline e di alcune monografie tra le quali si ricordano Lettera agli Efesini, Paoline, Milano 2003, Lettera ai Galati, Messaggero, Padova 2005 e Una legge buona ma impotente. Analisi retorico-letteraria di Rm 7,7-25 nel suo contesto, EDB, Bologna 2000.

Milanese, nato nel 1963, Filippo Belli è sacerdote della diocesi di Firenze. Dopo l’ordinazione nel 1995, ha proseguito gli studi a Roma al Pontificio Istituto Biblico ottenendo la Licenza e il Dottorato lavorando sulla Lettera ai Romani. Ritornato a Firenze, nel 2001 ha iniziato a insegnare nella Facoltà teologica dell’Italia Centrale di Firenze dove svolge tuttora la sua attività di docente con corsi di Introduzione alla Sacra Scrittura, di greco biblico e di altri temi biblici. Oltre la sua tesi dottorale (Argumentation and Use of Scripture in Romans 9-11, 2010), ha pubblicato in questi anni diversi articoli e saggi, in particolare su san Paolo e l’uso delle Scritture nel Nuovo Testamento. Svolge inoltre l’attività di conferenziere e di guida di pellegrinaggi in Terra Santa.


Papa Francesco e i Convegni sull’attualità di sant’Agostino

libri don GiacomoIl nuovo papa Francesco, quando era cardinale, ha scritto la prefazione de “Il tempo della Chiesa secondo Agostino”, il libro che raccoglie gli incontri dell’Associazione Rosmini sull’attualità di sant’Agostino che vedevano come relatore don Giacomo Tantardini. Le lezioni si sono tenute  nell’aula magna dell’Università di Padova, nel corso di tre anni accademici, dal 2005 al 2008. Il testo è stato editato da Città Nuova nel 2009 per la collana Studi Agostiniani e fa seguito all’analogo volume “Il cuore e la grazia in sant’Agostino”, che raccoglie gli anni accademici 2002-2005.

«Si può dire in tanti modi che il santo vescovo d’Ippona è attuale», esordisce il cardinale Bergoglio nel suo testo. «Si possono azzardare rivisitazioni della sua teologia, riscoprire la modernità del suo sguardo sui moti dell’animo umano, valorizzare la genialità dei suoi giudizi davanti alle vicissitudini storiche del suo tempo, per certi versi così simili a quelle del tempo presente. Nelle sue lezioni agostiniane, con i testi letti e commentati in presa diretta, don Giacomo ha individuato e seguito un’altra filigrana. Se Agostino è attuale, se ci è contemporaneo - come questo libro documenta - lo è soprattutto perché descrive semplicemente come si diventa e si rimane cristiani nel tempo della Chiesa. Quel tempo che è il suo, così come è il nostro».

Vi proponiamo il testo integrale della prefazione del cardinale Jorge Mario Bergoglio pubblicato sul sito internet di Città Nuova.


Aleksandr Šmeman - I passi della fede. Conversazioni domenicali

175Smeman“Una religione senza Cristo è un fenomeno spaventoso... Per i primi cristiani il Suo Corpo è sull’altare perchè Egli è in mezzo a loro. Per i Cristiani di oggi Cristo è qui perché il Suo Corpo è sull’altare... Nel primo caso tutto scaturisce dalla conoscenza di Cristo, dall’amore a Lui. Nel secondo, invece, prevale il desiderio di “produrre una sacralità”. Là, si è condotti alla comunione dalla sequela a Cristo e da essa scaturisce la sequela a Cristo. Qui, Cristo non sembra entrarci quasi per nulla”.

“E’ impossibile dimostrare la fede, si può invece testimoniarla. Il Vangelo testimonia appunto l’esperienza fatta da coloro che videro e ascoltarono Cristo, e gli credettero, lo amarono fino al punto che Egli diventò la loro vita... Anche noi abbiamo quest’esperienza, unica e senza paragoni: un avvenimento di duemila anni fa che possiede un significato decisivo per la nostra vita oggi. Proprio in questo consiste la fede: nella vertiginosa, inconcepibile certezza che tutto ciò che Cristo ha fatto e detto, l’ha fatto per me, l’ha detto a me”.

Il testo è un prezioso strumento per introdursi all’«Anno della fede» che si apre nell’ottobre 2012. Infatti, attraverso la ricchezza della liturgia della Chiesa orientale, il lettore è guidato ai «passi» della fede indicati dai misteri centrali della vita cristiana, in un cammino di riscoperta della verità della vita. La liturgia è «un’epifania che rende possibile amarlo, pregare per la sua venuta, sentirlo come l’unum necessarium». È la «“presenza” in questo mondo di qualcosa di completamente, assolutamente diverso, ma che poi in qualche modo illumina tutto il resto, e a cui in qualche modo tutto fa riferimento, la Chiesa come Regno di Dio “in mezzo” a noi e “dentro” di noi».

I passi della Fede, Conversazioni domenicali di Aleksandr Šmeman, La Casa di Matriona 2012, curato da Giovanna Parravicini.

Recensione online dal sito CulturaCattolica.it
Brano tratto dall’introduzione del volume
Un brevissimo video di presentazione
Sito internet dell’editrice La Casa di Matriona di Russia Cristiana


Una mostra e un convegno a Padova in ricordo di Jérôme Lejeune

2012-02img1[1]L’Associazione Down Dadi e l’Associazione Cilla, in collaborazione con il Comune di Padova, e con il Patrocinio dell’Università di Padova e dell’Ulss 16 di Padova presentano:

Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?
Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune

Centro Culturale San Gaetano (Corridoio Scamozzi) - Via Altinate 71
domenica 17 marzo – domenica 24 marzo 2013

 

Orari mostra: tutti i giorni 8.00 - 20.00, ingresso libero.

Prenotazioni visite guidate nella sede della mostra oppure chiamando dalle 9 alle 16 i seguenti numeri: tel. 049-8303024 049-8033878

La mostra mette a tema l’uomo e il suo destino proponendo un’indagine sulla “natura umana”: a partire dalla testimonianza di Jérôme Lejeune, fondatore della genetica clinica, attraverso gli sviluppi di questa disciplina e le più recenti acquisizioni della biologia evoluzionista sul determinismo genetico.

Il percorso espositivo si articola in tre parti. Nella prima si prende in esame l’uomo Lejeune e la fondazione della genetica clinica. Viene ripercorsa la sua formazione scientifica nel contesto delle conoscenze biomediche del suo tempo. Viene quindi descritta la sua attività scientifica, il suo approccio alla ricerca e le sue scoperte: in particolare, come è arrivato a dimostrare nel 1958 il nesso tra sindrome di Down e trisomia 21.

Nella seconda parte del percorso si esaminano gli sviluppi della genetica clinica. Dalle scoperte di Lejeune ad oggi la genetica ha fatto enormi progressi. Oggi conosciamo la gran parte dei geni dell’uomo e l’intera sequenza del suo DNA; è possibile quindi individuare le basi genetiche di numerose malattie. Ma questa conoscenza è per curare meglio, come affermava Lejeune, o è per selezionare (eugenetica)?

Infine la mostra propone una domanda: il nostro destino è scritto nei nostri geni? Viene sottoposta a critica l’idea, peraltro molto diffusa, che ci sia un “gene per” ogni caratteristica (capita spesso di leggere: “scoperto il gene per l’altruismo, il gene per l’aggressività, il gene per l’intelligenza ecc.”). La moderna biologia evolutiva ci dice che il corredo genetico più che un “programma esecutivo” è un insieme di “strumenti” che l’organismo biologico usa, insieme a molte altre fonti di informazione, per costruire la sua vita.

Giovedì 21 marzo 2013 alle 15.00 nella sala Paladin di palazzo Moroni a Padova si terrà inoltre un convegno di presentazione della mostra in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down, dal titolo “Jerome Lejeune e la scoperta del trisoma 21 (sindrome di Down)”.

Interverranno Carlo Soave, professore ordinario di Fisiologia vegetale all’Università di Milano, Pierluigi Strippoli, professore associato di Biologia applicata all’Università di Bologna e Corrado Viafora, professore ordinario di Bioetica all’Università di Padova.

La locandina dell’evento


Il mistero della materia: il bosone di Higgs

Francesco Lo Sterzo2Sabato 9 marzo incontro a Padova con Francesco Lo Sterzo, ricercatore italiano 27enne del Cern di Ginevra che ha fatto parte dell’equipe di scienziati responsabile dell’importante scoperta

L’hanno chiamata “particella di Dio”, ma solo per un equivoco. Il bosone di Higgs teorizzato da Peter Higgs nel 1964 e confermato sperimentalmente il 4 luglio dell’anno scorso dagli scienziati del Cern di Ginevra, non ha direttamente che fare con l’esistenza di un Essere Superiore. Il nome fantasioso è stato prodotto da un fatto del tutto casuale: quando fu presentato, nel 1993, il libro divulgativo sulla sensazionale scoperta, l’editore cambiò il titolo da “The Goddam Particle” (la particella maledetta, chiamata così perché nessuno riusciva a trovarla) in “The God Particle”, anche se l’altro nome sembrava più appropriato.

Tutto ciò evidentemente non rende meno sensazionale la scoperta e avvincente la storia dell’équipe che ha lavorato al progetto. Per questo motivo l’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, in collaborazione con il Liceo scientifico Romano Bruni propone

sabato 9 marzo 2013 alle ore 10.45
nell’aula P300 di via Paolotti 2 a Padova

IL MISTERO DELLA MATERIA: IL BOSONE DI HIGGS
Storia di una scoperta raccontata da un protagonista

Incontro con Francesco Lo Sterzo del Cern di Ginevra.

Francesco Lo Sterzo, 27 anni, giovane ricercatore abruzzese, ha fatto parte dell’equipe di scienziati responsabile dell’importante scoperta. È nato a Roma, città in cui si è laureato in Fisica delle particelle all’università La Sapienza. Subito dopo la laurea si è trasferito a Chicago per la laurea specialistica, quindi a Ginevra, dove ha effettuato il dottorato di ricerca. In Svizzera, assieme ad altri scienziati italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Lo Sterzo comincia a lavorare nell’ambito di «Atlas», uno dei mega-esperimenti lungo l’anello sotterraneo del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle più grande del mondo.

Il giovane ricercatore italiano spiegherà a un pubblico non necessariamente composto da addetti ai lavori in cosa consiste l’importanza della scoperta di cui hanno parlato – a proposito o a sproposito – i media di tutto il mondo (l’autorevole rivista Science l’ha scelto quale Breakthrough per l’anno 2012) e del fascino dell’avventura scientifica da lui vissuta in prima persona.

Significative al proposito le parole con cui Fabiola Gianotti, responsabile del progetto ATLAS che il 4 luglio 2012 ha avuto il privilegio di annunciare la prima osservazione di una particella che è compatibile con il celebre bosone di Higgs. «Sono una scienziata e, in quanto tale, sono davvero convinta che la modestia e l’umiltà siano caratteristiche fondamentali per chi fa un lavoro come il nostro», ha raccontato in un’intervista la ricercatrice italiana.

«Anche se straordinari», ha proseguito, «tutti i passi in avanti che facciamo ci ricordano sempre che conosciamo ancora così poco della fisica delle particelle. Ci rimane ancora tanto da studiare, che non posso far altro che rimanere ben salda con i piedi per terra, e continuare con umiltà il mio percorso di ricerca».

bosone.invito

Scarica la locandina dell’incontro.


Uno straordinario affresco sul Concilio (reale)

papa«Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come il Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa». Nessun modo migliore per farlo che riprendere le parole di Benedetto XVI pronunciate a braccio al clero romano giovedì 14 febbraio 2013. Un affresco straordinario, una sintesi potente sui principali documenti e i contenuti del Concilio Vaticano II e insieme un giudizio puntuale sul presente della Chiesa nel mondo.

Leggi qui il testo dell’intervento dal sito internet del Vaticano

Guarda il video dal sito di Radio Vaticana.


Benedetto XVI - L'infanzia di Gesù

infanzia"L'infanzia di Gesù" di Benedetto XVI, edito da Rizzoli e Libreria Editrice Vaticana. È il terzo volume della trilogia di Joseph Ratzinger dedicata a Gesù di Nazaret con cui il Santo Padre completa con la parte dedicata alla venuta al mondo di Cristo quell'opera che aveva in animo di scrivere da tanti anni. «Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano, all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù. Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico — è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata. Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.» Joseph Ratzinger — Benedetto XVI

Tracce: Il cuore della Storia
Corriere della Sera: Il grande interrogativo: Chi dite che io sia?
La Stampa: Una risposta alle obiezioni sulla storicità dei vangeli
J. M. Garcia: Una storia reale (Tracce, Dicembre 2012)

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