di Giovanni Scarpa. Sarà forse per quel loro improbabile eclettismo nippo-italo-americano, per quella lor natura underground teenageriale che le TMNT hanno saputo ergersi a classico dell’immaginario giovanile. Ma parliamone: tartarughe, americane, ninja, con nomi di pittori italiani del rinascimento; insomma, chi tra noi avrebbe potuto anche solo vagamente concepire un minestrone concettuale del genere? Per fortuna ci hanno pensato due artisti alle prime armi come Kevin Eastman e Peter Laird.
È una sera fredda di novembre del 1983 quando nel salotto di una piccola casa di Dover nel New Hampshire “durante una specie di ispirata follia” i due danno vita ai quattro fratelli più famosi del mondo!
Inizialmente è tutto un gioco di parodie, una burla al glorioso lavoro di Miller: un camion contenente materiale radioattivo che rovescia il suo contenuto, una società segreta giapponese, ambientazioni cittadine notturne, tutta farina di Daredevil, si capisce (il nome di Splinter deriva da un dettaglio del cappello di Stick, il Clun del Piede da quello de La Mano).
Eppure qualcosa scatta, e mentre i due creatori pensando già di dover bruciare le future copie invendute del primo numero, esplode la bomba culturale: vendite da record, richieste di sequel e, finalmente, nel 1987 il progetto di un cartone animato.
È a quest’ultimo, e in particolare alle fondamentali novità introdotte dallo sceneggiatore David Wise, che dobbiamo il definitivo consolidarsi di un preciso immaginario tartarughaningesco.
Finalmente le quattro Testudo hermanni cominciano a definire il proprio peculiare status indossando le celebri maschere colorate (nel fumetto, infatti, tutte sfoggiavano la stessa fascia rossa!) e si assiste alla loro prima differenziazione caratteriale: a Leonardo il ruolo del leader, a Donatello il compito di incarnare l’ideale del nerd, a Raffaello quello del rebel (unico personaggio, tra l’altro, che mantiene in nuce la natura originale del fumetto) e a Michelangelo, infine, quello di rappresentare in maniera più limpida la turbinosa juinesse del pubblico.
Così, se nel fumetto tratti scuri suggerivano plumbee atmosfere da catabasi e le tartarughe mutanti parevano esseri schifidi e poco rassicuranti, ora le fogne diventano un immenso parco giochi e i quattro guerrieri degli indefessi estimatori della pizza tonda. L’affascinante April O’Neil, che nel fumetto si presentava ancora sotto le spoglie di un’aiutante di laboratorio, diviene finalmente la reporter d’assalto che conosciamo, splendida nemesi della più timida Lois Lane.
Tutto procede, e anche se ora sofisticate pellicole (niente da dire su Megan Fox) provano a suggerire le primordiali atmosfere fumettistiche, per me l’apice rimarrà sempre il bizzarro film del 1990 (Tartarughe Ninja alla riscossa) con la bella Judith Hoag.
A noi non rimane altro da fare che tornare in quel salotto caldo, nel novembre del 1983, per contemplare ancora una volta quella inaspettata e sconvolgente scintilla creativa, goderne liberamente e a fondo con la gioia dei bambini, perché “quella prima uscita delle TMNT” ricorda Laird “fu una cosa fatta per divertimento, un modo per toglierci di dosso il fastidio che in quel periodo ci dava fare fumetti. Non abbiamo conservato ricordi precisi del processo che ci ha portato alla loro creazione, perché non credevamo sarebbe stata una cosa così incredibilmente vitale per le nostre carriere future. Come ho già detto lo abbiamo fatto prima di tutto per divertimento”.
A volte basta solo divertirsi con un buon amico per cambiare irrimediabilmente il mondo (e non solo quello del fumetto).
Le citazioni e molte delle informazioni sono tratte dal libro fondamentale, purtroppo non ancora tradotto in italiano, di Andrew Fargo, Teenage MutantNinja Turtles the ultimate visual history, edito da Insight Editions.
Mi mancava questa storia della loro nascita. Io sono partito (come la maggior parte di quelli che conosco) dall’anime. Grazie Giovanni!
Mi mancava questa storia della loro nascita. Io sono partito (come la maggior parte di quelli che conosco) dall’anime. Grazie Giovanni!