Scrivere su un mito intramontabile e vivo come quello di Lupin Terzo è un compito che per fortuna non compete direttamente a questo breve scritto.
Piuttosto esso vorrebbe affrontare quel problema legato alla cosiddetta (dal sottoscritto) “secolarizzazione mediatica”: il fenomeno cioè attraverso il quale rivisitazioni o reinterpretazioni contemporanee faticano a cogliere le idiosincrasie stilistiche e contenutistiche dell’opera d’arte (narrativa, poetica, pittorica…) cui fanno riferimento.
Perché se è vero che l’opera fumettistica del giapponese Monkey Punch ha visto un autorevole e magico interprete nel celebre Miyazaki, è anche vero che ultimamente si è vista in tv una, più che discutibile “avventura italiana” del ladro gentiluomo. Cambi di rotta nella grafica, nelle più intransigenti leggi dell’inconscio (soprattutto nell’ossessione di Lupin per Fujiko, surclassata, pare, da una più scialba “sposa” italiana), una generale deriva negli storyboard, ci spingono a suggerire un, se non necessario, quantomeno consigliabile ritorno alle origini. Siamo infatti convinti che, come recita il motto veneziano “Unde origo inde salus”, spesso, soprattutto per quanto riguarda i miti più celebri, una sbirciatina alla versione originale risulta più che salutare.
Basta infatti dare un’occhiata alla versione italiana delle storie giapponesi uscita nella collana “Mitico” per godere pienamente e con gusto la reale figura di Lupin: linee fluide sgorgate dal pennino acerbo ma brioso di Kazuhiko (nella foto). Tratti scattosi, animaleschi (è lo stesso autore ad aver confermato il parallelismo tra Lupin e una scimmia) suggeriscono una fuga continua, un’arguzia e un’allegria spontanee, sprezzanti. E poi ancora fisionomie grottesche, esagerate: uno stile ben lontano dalla stabilità figurativa delle serie tv. Chi nutre una, anche minima passione per questo bizzarro furfante dovrebbe, e dico dovrebbe, per lo meno provare a leggere uno degli splendidi 26 piccoli volumi usciti negli anni Novanta. Qui si trova l’anima profonda di Lupin, il vero sapore salace e aspro del suo carattere (compreso l’erotismo spinto spesso censurato nelle serie animate!).
E certamente sta qui la conferma del fatto che se i vecchi tratti neri dei primi fumetti sapranno sempre rubarci un sorriso, il Mercato odierno con le sue nuove edizioni e le mal riuscite avventure, non saprà mai truffare Lupin, né tantomeno rubargli qualcosa.