Qualche tempo fa stavo ascoltando un’esecuzione del Violinkonzert di Alban Berg (ne riparleremo) quando un commento, ora irreperibile a causa della chiusura del canale Youtube, mi colpisce…”Raffinatezza ed eleganza stilistica”… io in quel momento sono costernato dalla assoluta superficialità (deliberata, a mio avviso) con cui Boulez (direttore) sta massacrando l’estatico episodio della citazione bachiana (siamo nel II movimento, per chi conosce l’opera il punto è di facilissima individuazione [nel video linkato è intorno a 19:50]) e la palese indifferenza dell’estensore del commento al contenuto profondo della pagina mi fa pensare.
In quel punto il corale bachiano Es ist genug inserito da Berg (vera eco dell’“altro mondo” di beatitudine a cui tutti aspiriamo) colmo di dolore ma anche di aspirazione alla pace, è eseguito senza alcuna sensibilità drammaturgica (o con esagerazione sentimentale dalla pur brava solista). È noto che Boulez in queste cose non ci crede e dunque… è “solo” musica…
Questa è dunque l’epoca non solo del “politicamente corretto” ma, in arte, dello “stilisticamente corretto”.
Lo stile ha preso il posto della comprensione, lo schema si è sostituito alla sostanza, il meccanico ha soppiantato l’organico.
C’è ritorno da questa palude? E chi conosce la strada?